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L’Aprilia RS 660 è la moto che mancava, e che ci eravamo stancati di aspettare





Aprilia ha saputo stupire tutti con la RS 660. Solo per essere riusciti a mantenere un così assoluto riserbo attorno a questo progetto meritano una lode. Questa potrebbe essere una nuova pietra miliare del motociclismo, andando a rinverdire una fetta di mercato abbandonata da tempo dalle case, quella delle sportive leggere. 
Le sportive leggere ad oggi sono solo due. La Ninja 650 che è più una stradale coi semimanubri che una sportiva vera, infatti è una ER-6f rinominata e dal look più grintoso. E la Paton S1-R, sportiva vera sì ma artigianalissima e che costa 30’000 euro, nonostante monti lo stesso motore della Ninja 650. Eppure è proprio qui che tanti motociclisti vorrebbero buttarsi. Le ‘millone’ sono ormai ingodibili su strada, le Supersport sono prive di voglia sotto i 10’000 giri e soprattutto snaturate: tra le Yamaha R1 ed R6 ci sono appena 9 kg di differenza.

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Albesiano e Biaggi, lì in piedi affianco alla RS 660, l’hanno descritta in breve ma con grande entusiasmo. Per il responsabile di Aprilia Racing questa è una sportiva diversa dalle altre, che mette in secondo piano la potenza pura, mettendo in luce il peso ed il rapporto peso/potenza. Con Albesiano abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola, ma nessuna rivelazione sul quelle che saranno le specifiche tecniche. Bocca cucita ma occhi che hanno detto molto Abbiamo potuto capire che l’obiettivo è stare sotto i 160 kg in ordine di marcia, mentre la potenza dovrebbe attestarsi attorno al centinaio di cavalli.

Per Albesiano, gli ideali da cui ha preso corpo questo progetto sono gli stessi che hanno dato vita alla RS 250. “L’RS 660 è l’erede spirituale della RS 250” è arrivato a dire, e noi siamo pienamente d’accordo con lui. Sì, la leggendaria RS 250 è una bicilindrica a due tempi, non ci piove. Ma smettiamola con certe estremizzazioni ridicole, attorno alla RS 250 hanno preso vita fin troppe leggende metropolitane. Si parla della filosofia che sta alla base dei due progetti, meno peso possibile e potenza a misura d’uomo. Erogata, questa volta, da un motore completamente made in Noale.

Oltretutto pare esserci un connessione non solo con la sola RS 250, ma con tutte le Aprilia di quegli anni. Motociclette che puntavano ad innovare, scoprendo mercati nuovi o reinterpretando quelli classici puntando ad aspetti fino ad allora secondari. La RS 660 sembra quasi un tributo ad Ivano Beggio, scomparso otto mesi fa.

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Per contenere il peso e centralizzare le masse, hanno puntato innanzitutto su un bicilindrico in linea, derivato dal V4 in versione 1078 cc. Questa architettura permette di caricare bene l’avantreno e sviluppare una ciclistica compatta, dall’interasse contenuto ma con un forcellone lungo. Non indignatevi troppo per il fatto che sia in linea e non a V, basta giocare con l’albero motore: un bicilindrico in linea con manovelle a 270° ha lo stesso sound, e la stessa erogazione, di un V-Twin con angolo tra i cilindri di 90°.
Per quanto riguarda il motore colorato d’un rosso molto tamarro, state tranquilli è una caratteristica solamente dell’esemplare esposto ad Eicma.

Nella stessa ottica di contenimento delle masse, il motore è portante con un telaio, a doppia trave in alluminio, realmente ridotto nelle dimensioni ed essenziale. Le due travi partono dal cannotto di sterzo ed abbracciano da sopra il motore, andando ad imperniarsi sopra al cambio. Sempre sulla struttura che contiene il cambio trova spazio il fulcro del forcellone, pure lui in leggero alluminio. Nondimeno, per limitare il peso non ci sono i laveraggi al posteriore: il mono è connesso direttamente al forcellone in maniera particolare, garantendo comunque una buona escursione.

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Si parla tanto ultimamente dell’inutilità delle sportive attuali su strada, stiamo vivendo una nuova corsa alla cavalleria. Pensate per spigolare ad ogni curva, le race replica di oggi  sono troppo per l’uso su strada. Aprilia ha attinto coraggiosamente a piene mani nel proprio passato, progettando la moto che prima o poi qualcun’altro avrebbe provato a fare. Perché una moto così serviva, era necessaria nella dicotomia delle sportive di oggi: o sportivette -all’apparenza- da 48cv o missili da duecento e passa cavalli. In mezzo poco o nulla, con le poche supersport rimaste fin troppo pesanti.
Sportive che puntino sull’handling, anziché su accelerazioni brucianti, non ce ne sono. Molti una moto così la stavano aspettando.

E se a Noale avessero puntato gli occhi pure caldo mercato dei patentati A2? Anche la RS 250 era disponibile depotenziata.
Alla nostra specifica domanda, Albesiano ha sbarrato gli occhi roteando la testa da destra a sinistra. La RS 660 potrebbe avere perlomeno una versione 95 cv, quindi legalmente depotenziabile a 48 cv. Magari affiancata da una versione R o Factory da 105/110 cv con componentistica più leggera. Vi sembrano troppi cavalli per un bicilindrico di questa cubatura? Non necessariamente. Sono circa 160 cv/litro, tanto quando la più recente bicilindrica sportiva da meno di un litro, la Ducati Panigale 959.
Diversificata così in due varianti, questa RS 660 potrebbe farsi agilmente spazio nel mercato. A patto che Aprilia sfrutti l’occasione per aggiornare il proprio sistema di post-vendita, ramificandosi maggiormente.

A Noale hanno saputo pensare una vera sportiva per tutti e per ogni occasione, adatta tanto per imparare quanto per scannare tra i cordoli pennellando le curve. Una sportiva che non ti faccia prendere paga dai motardoni o dalle naked in montagna. Ma quanto costerà? La promessa è di un prezzo concorrenziale, inferiore a quello delle Ninja 636 o YZF-R6, attorno ai 10/11’000 euro.
Infine, facendo un ragionamento più aperto, Aprilia ha posto le fondamenta tecniche per ampliare alla perfezione la gamma. Albesiano stesso ha detto che questo motore darà vita ad altri nuovi modelli. Si parla già del ritorno della Pegaso o Tuareg. Forse ci sarà un’inedita Tuono SL.
Poi chissà.

 

 

 





Tags : Apriliaeicma 2018RS 660
Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.