close




Sono trascorse quasi 24 ore dalla bandiera a scacchi, ma il battito cardiaco non tende ancora a normalizzarsi. Un Instant Classic questo GP, che merita di entrare di diritto tra quelli da ricordare. Vediamo come sono andati i singoli protagonisti.

04-andrea-dovizioso-ita_gp_9898-gallery_full_top_fullscreen

ANDREA DOVIZIOSO, voto: 10+. Sono passati 4 anni e mezzo da quando Andrea esordì in sella alla Desmosedici, ci mise poco ad entrare nel cuore dei Ducatisti soprattutto per l’enorme impegno profuso nella desmocausa. Nei suoi anni in MotoGP Andrea si è sempre più sentito apostrofare come quello che non ci prova, quello che pensa troppo, che fa troppi calcoli ed alla fine si accontenta. Un buon gregario, debole nel corpo a corpo nonostante una staccata micidiale. Ecco, tutti questi preconcetti sono stati spazzati via con questo week end, dove ha dimostrato tutti i crismi dei grandi piloti. La capacità di dettarsi il tempo nelle libere, coscio dei propri punti di forza e limiti. Ha dato tutto senza strafare, dopo aver azzeccato un ottimo 24”0 il venerdì ha passato le FP3 lavorando sodo per comprendere al meglio le gomme, lasciando che fossero gli altri che si scannassero per la Top10. In qualifica ha peccato, per propria ammissione, completando un giro non perfetto e lasciando la Pole a Marquez per 144 millesimi. In gara è stato magistrale, il connubio perfetto tra ragione e cuore. Ha tampinato Marc quando serviva sgrezzare il gruppo, ha approfittato dei suoi errori per portarsi in testa e lo ha attaccato quando serviva bloccarne una possibile fuga, facendo rientrare in gioco per un paio di giri l’incredulo Pedrosa. Ha sfoggiato una guida sublime, scendendo in piega morbido e rialzandosi repentinamente ma con una fluidità sconosciuta prima d’ora alla Ducati, per non stressare troppo la Soft posteriore. Proprio la scelta della gomma di dietro è stata la cosa che ci ha tenuto più in apprensione, con Marc dotato della solida Hard. Un Davide contro Golia dei tempi moderni. Ma nonostante una gara da ricordare, Dovizioso è riuscito a cancellare dalla nostra mente tutta la corsa con un colpo da maestro all’ultima curva. Un gesto che sublima istantaneamente nell’eternità relegando all’oblio il resto della gara. L’ultima curva la si percorre solamente chiudendo il gas e scalando una marcia, passando dalla terza alla seconda, e spazio per passare non ce n’è. In uscita dalla penultima curva Andrea sente che Marquez anticipa l’apertura del gas, s’immagina un audace ultimo tentativo. Quel che ne consegue è un mix letale di freddezza, maestria e coraggio. Imposta la curva più larga del normale, fantasticando già l’incrocio di traiettoria, ma Marc entra come un torpedo ed appena lo vede con la coda dell’occhio pinza, l’anteriore stremato spinge e sobbalza chiedendo pietà. Ma Desmodovi e la Desmosedici sono armai fusi in un unica entità. Marc va lungo, forse sperando maliziosamente di tenere Andrea all’esterno che invece riesce ad aggirarlo da dietro. La Honda si trova così a raspare sul cordolo senza trazione, la Ducati è su un binario. Dovi ha il tempo per un ultimo italico saluto al compagno di viaggio. Non è da tutti battere Marquez nel corpo a corpo. Corri Dovi, corri!

MARC MARQUEZ, voto: 10-. In quell’ultimo velleitario tentativo c’è tutto Marc Marquez. La capacità di immaginarsi il punto di sorpasso dove chiunque altro vede una strettoia, l’entrare in curva con il posteriore che sbandiera, derapare come nulla fosse sul cordolo verniciato di fresco. E tutto questo quando poteva benissimo concedere quei 5 punticini a Dovizioso. Il suo è un week end molto positivo sin dalle libere. Al contrario di Dovizioso, Marc passa un venerdì sugli scudi cercando di capire le gomme -ed il set up rivoluzionato rispetto allo scorso anno- limitandosi ad usare gomme usate per i fatidici minuti conclusivi. Il sabato è portentoso, nelle FP3 annichilisce tutti sia sul passo che nell’all-in finale, confermandosi in qualifica dove riesce a stampare due-giri-due quasi identici al centesimo. In gara parte con pacatezza, col timore di strappare la Hard scelta al posteriore. Riacchiappato e passato Lorenzo inizia a sgranare il gruppo lanciandosi in un duetto solitario con Dovizioso. Alla S veloce formata dalle curve Wuert e 6 è magistrale, riuscendo a completarla al doppio della velocità rispetto a tutti, quasi avesse ancora delle ruote da 16,5”. Ma sente la pressione di Dovizioso e commette due errori, alla Castrol ed alla Remus, che danno ancor più vigore al forlivese e mettono l’ansia da prestazione al #93. Poi all’ultima curva arriva quel gesto intriso di pazzia ed estro, forse per omaggiare Angel, cui motto era “Le gare si vincono all’ultima curva”. Non gli riesce il colpo, resta l’onore delle armi ed il plauso per averci provato. Nei social in molti l’hanno criticato per il rischio preso. Molti di questi leoni però hanno consumato parecchi divani dalla gioia quando, a provare gesti del genere, era un italiano alto e magro cui colore preferito è il giallo. Ross Rosquez.

04-andrea-dovizioso-ita-93-marc-marquez-esp_gp_9635-gallery_full_top_fullscreen

DANI PEDROSA, voto: 8. Passa del’inferno del venerdì e sabato al paradiso il buon Dani. Con calma e senza fretta, si accoda al gruppo sfrutta l’errore di Vinales e l’attacco al limite di Zarco su Rossi per guadagnare 3 posizioni, piazandosi alle spalle delle Ducati senza forzare. Non ne ha per stare coi primi due, ma ne ha per saltare anche Jorge e prendere un buon margine che gli consegna il terzo podio consecutivo. Massimo risultato col minimo sforzo. Ercolino

JORGE LORENZO, voto: 7,5. Parte a fionda come consuetudine, ma questa volta resta coi primi più del solito. Con delle belle entrate di curva in spazzolata dimostra di avere sempre più confidenza con la moto, forse il cambio di posizione di guida varato prima di Brno è quello giusto. Soffre fisicamente nel finale, ma riesce a tenere lontane le Yamaha. Con le M1 era solito provare a fare partenze a fionda per non farsi più riprendere, la strada per farlo anche con la Desmosedici è più lunga del previsto ma Jorge ci mette il massimo impegno, esempio ne è il fatto che il maiorchino continua ad usare il telaio di inizio stagione, mentre Dovizioso utilizza un telaio evoluzione da Assen: Jorge vuole prima di tutto comprendere appieno il mezzo, cucendosi vicendevolmente l’un l’altra. Piano piano l’impegno e la costanza portano i loro frutti. A new dawn

_gp_9309-gallery_full_top_fullscreen

JOHANN ZARCO, voto: 7+. Si mette in luce sin dalle prime libere, svelando un buon passo con qualsiasi mescola. Azzarda la scelta per la gara, con Soft sia davanti che dietro, e la fa fruttare complice il telaio 2016. Si prende il lusso di tirare la staccata “bastarda” a Valentino Rossi e, per la seconda volta questa stagione, di essere il miglior pilota Yamaha al traguardo, con gli Ufficialissimi alle calcagna indispettiti. Fa suo il Best Lap .Petit talent

MAVERICK VINALES (6+) e VALENTINO ROSSI (6). “And the night followed day -the story tellers say-“. Buio pesto in casa Yamaha. Anche se attenuati dal nuovo telaio i problemi sono gli stessi di Jerez e Barcellona, con il telaio che non riesce a caricare nel giusto modo il pneumatico posteriore. Però qui non si sono raggiunti i 50°C sull’asfalto. Il venerdì Maverick sembrava molto a posto, mentre Valentino è parso molto in difficoltà -per problemi fisici si è venuto a sapere in seguito-. Ripresosi, il Dottore sabato si è portato al livello del compagno, convincendo la Yamaha a giocarsi il jolly per la nuova carenatura testata a Brno. In gara i due hanno tenuto senza problemi il ritmo dei primi per il primo terzo di gara, addirittura Rossi era francobollato al codone del Dovi. Poi col drop delle gomme hanno iniziato a guidare sempre più sulle uova, autoescludendosi entrambi con un lungo alla prima curva nel tenatitivo di stare davanti. Col senno di poi, la scelta della Hard al posteriore potrebbe essere la causa della débâcle imprevedibile. Errore frutto anche dell’errato lavoro svolto nelle libereAlla quarta gara il titolo sembrava ormai già avviato verso Iwata, ora è più lontano che mai. Ma la classifica corta lascia qualche speranza. Unica consolazione, il secondo giro più veloce per Valentino. Revs your chassis.

25-maverick-vinales-esp_gp_9791-gallery_full_top_fullscreen

LORIS BAZ, voto: 7. Tanto di cappello all’André the Giant della MotoGP. Con l’obsoleta GP15 chiude a poca distanza da Bautista e si lascia alle spalle il compagno Barbera, anch’egli su GP16, con ampio margine. In un circuito che sulla carta, date la sua stazza, doveva limitarlo tira fuori il proprio miglior risultato stagionale.

MIKA KALLIO, voto: 8. La dura vita del collaudatore. Il gran duello tra Marquez e Dovizioso monopolizza l’attenzione, ed il risultato del buon Mika passa quasi inosservato. Seconda gara stagionale dopo quella del Sachsenring, per il finlandese, qui dove macina chilometri come Pirro al Mugello. Ed il risultato si vede, arrivando decimo ad un soffio da Baz, regalando un’altra Top10 alla casa di Mattighofen ed a RedBull nel GP più atteso, dando una boccata d’ottimismo. Finns do it faster.

36-mika-kallio-motogpdsc_0544-gallery_full_top_fullscreen

CAL CRUTCHLOW, voto: 4. Messo dietro anche da Abraham, è questo a rendere negativamente epica la sua corsa. Terribilmente indietro per tutto il week end nonostante con la stessa identica moto Dani e Marc conquistino il podio.

DANILO PETRUCCI, voto: 5. Si confonde ed alla partenza crede di essere in un raduno clandestino di 15enni col booster, elevandosi in una sonora penna d’altri tempi. Butta così alle ortiche la seconda fila e si ritrova brutalmente ricacciato fuori dalla Top10. Dopo 5 giri è costretto a ritirarsi per noie meccaniche, forse frizione bruciata con l’errata partenza. Top Nardò.





Tags : gp austriamotogppagelleRed Bull Ring
Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.