close
2 RuoteDi serieMotoGPMotoGP PagellePagelleSu pista

MotoGP, ecco le pagelle del Gran Premio del Qatar 2019





Concluso il primo Gran Premio dell’anno, è tempo di voti per i piloti della MotoGP.

lg5_5426-gallery_full_top_fullscreen

Andrea Dovizioso, voto: 10. Tredicesima vittoria in Top Class per il Dovi, tante quante Max Biaggi che però ha raggiunto tale traguardo con un quarto dei GP disputati. Questa MotoGP gommata Michelin sembra fatta su misura per le caratteristiche di un pilota come Andrea, si viaggia a ritmi asfissianti solo nei primi due giri e negli ultimi due, in mezzo ritmo blando ma martellante per preservare le slick. Anche questa volta ha vinto da professore gestendo la corsa per tutti e ventidue le tornate, resistendo agli avversari o spingendo esattamente quando serviva farlo: per evitare che Rins alzasse il ritmo, facendo mangiare le gomme a tutti, e per tagliare il traguardo davanti a tutti. Al penultimo giro ha mancato una cambiata, un errore che poteva costargli caro ma che che è riuscito a trasformare in vantaggio: “così ho potuto vedere che Marc non aveva più gomma dietro” ha ammesso a fine gara. Un professore non smette mai di imparare.

Marc Marquez, voto: 9. Chiude le seconde libere da imperatore, sembra imprendibile pure dopo le terze. Ma quel ritmo e e quella velocità mostrati, col senno di poi, sembrano un bluff per annichilire gli avversari. Tutto quel margine non si è visto in qualifica, tantomeno in gara. Anche questa volta ha mostrato doti di guida eccelse, all’ultima curva ha mostrato un controllo ed una precisione da lasciare a bocca aperta ma non è bastato. Si fa fregate ancora da Dovizioso, puntando nuovamente ad occupare lo spazio rallentando il forlivese. Eppure, con un motore come quello che ha sfornato la Honda quest’anno, fare la curva pulita per uscire forte sarebbe stato probabilmente più redditizio.

01qatar19mgprepsol_joc6194-gallery_full_top_fullscreen

Cal Crutchlow, voto: 8. Su Cal c’è sempre poco da dire. Il britannico è la concretezza fatta pilota, pochi fronzoli e tanta determinazione sono l’essenza del #35. Dopo alcuni patimenti soprattutto fisici nelle libere, ha dato tutto quello che aveva in qualifica e gara cogliendo un nobile podio. Nel 2019 vuole vincere almeno tre gare, staremo a vedere ma sembra sulla strada giusta.

Alex Rins, voto: 8,5. Se la gara non è stata un monotono trenino nella fase centrale, il merito è tutto di Alex: quando passava in testa, il ritmo si alzava provocando selezione nel gruppone di testa. Lo spagnolo al terzo anno di Top Class è ormai un pilota completo, abile nell’attacco quanto nella gestione del mezzo, e la Suzuki è cresciuta con lui. La GSX-RR è la moto perfetta in percorrenza, denotando ottime doti anche in uscita dalle curve grazie anche ad un motore migliorato sensibilmente rispetto allo scorso anno. Il gap motoristico resta ma si è ridotto, pagando ora più per allungo che per potenza. Rins e Suzuki, se continuano di questo passo, potrebbero dettare legge a Jerez tra qualche gara. Alex ha mancato il giro più veloce in gara per 30 millesimi, sarebbe stato un giusto riconoscimento per lo stile che ha messo in campo. Ma c’è stato un pilota che se l’è meritato davvero di più.

Valentino Rossi, voto: 8. Qui varrebbe lo stesso discorso fatto per Dovizioso se non fosse che, un po’ per l’età ed un po’ per la M1, non gli riesce di fare il gatto matto negli ultimi due giri. Il Dottore, qui a Losail, ci ha abituato spesso a qualifiche pessime accompagnate da rimonte notevoli in gara. Quest’anno a rallentarlo inizialmente è stato un marcato -ed unico- graining all’anteriore, patito quando l’asfalto scendeva sotto la soglia dei 20°C. Partendo più avanti non avrebbe certamente potuto battere Dovizioso e/o Marquez, ma molto probabilmente avrebbe centrato nuovamente il podio. Per tutta la gara è stato il fanalino di coda del gruppo di testa, ma mano a mano che questo è andato sfaldandosi lui è rimasto lì come ultimo baluardo dei migliori, passando chi mollava. Gara di sostanza, senza fronzoli, in attesa di tempi migliori: nella leggendaria 10, pure le Suzuki davano via alle Yamaha.

losail-qatar-mgp19-gara

Danilo Petrucci, voto: 6. Dopo un ottimo precampionato, da Danilo ci si aspettava molto ma è andato in calando di sessione in sessione. La scelta di partire con una coppia di Soft non ha pagato nell’economia della corsa, anzi. Porta a casa il risultato minimo, ma può dare di più.

Maverick Viñales, voto: 5. Il passo mostrato nelle libere non era da primo della classe, ma comunque molto interessante. Poi in qualifica ha tirato fuori una prestazione, diventando pura velocità per quindici minuti: un Vinales così non lo si vedeva da tanto tempo. Poi si è spento. Ha sbagliato lo stacco al via e da lì non si è ripreso, venendo sbeffeggiato alla prima curva da tutti quelli a cui era a tiro. Soffre la bagarre della gara, non riesce ad imporsi perdendo lucidità quando non può tenere le linee che vorrebbe, come quando è da solo in pista. Guidare sui problemi non è per nulla il suo forte, ma è solamente un limite a livello psicologico. Ha bisogno di sbloccarsi, e da qualche mese ha deciso di farsi seguired a un mental coach. Questa è stata una scelta saggia, talento ne ha da vendere e sarebbe un gran peccato che si bruciasse.

Joan Mir, voto: 8. Un ottimo debutto, il suo talento era già noto e difficilmente si può considerare la sua qualifica alla pari di Rins. In gara ha corso con maestria, pagando il pegno di non conoscere davvero la resa alla lunga delle gomme. Ha sempre dimostrato di essere un pilota di livello, vantando un folta schiera di detrattori già quando militava in Moto3. Tempo qualche gara, per capire come vanno gestite queste Michelin, e potrebbe duellare alla pari di compagno tosto come Rins.

Francesco Bagnaia, voto: 6. Si è concluso con un ritiro per danno aerodinamico il primo Gran Premio in Top Class del Campione del Mondo Moto2 in carica. Pecco ha perso l’ala destra al via, e la moto era talmente sbilanciata aerodinamicamente da essere divenuta inguidabile, costringendolo ad un pericoloso lungo alla staccata della prima curva. Alcuni parlano, a ragione considerando il problema patito da Lorenzo sempre qui lo scorso anno, di un difetto all’impianto frenante tenuto nascosto da Ducati. La cosa è però poco plausibile: la casa di Borgo Panigale si è sempre mostrata poco propensa a prendersi colpe di altri, fornitori o piloti che fossero. Rispetto a Mir e Quartararo, il nostro Bagnaia ha faticato molto in questo week end, pagando forse lo scotto di una moto, la Ducati, ancora troppo difficile e fisica per essere adatta ad un rookie.

mgp1mirrinsr1-gallery_full_top_fullscreen

Jorge Lorenzo, voto: 6. Con il fisico logorato dalle numerose e recenti cadute, il volo delle FP3 è stato il colpo di grazia. Ha deciso di gareggiare nonostante i dolori e la schiena tutt’altro che in salute. Sufficienza per l’impegno.

Fabio Quartararo, 9. Al di la del risultato, il suo è stato davvero un debutto fantastico. Ha mostrato un buon ritmo sin dalle libere, ed in qualifica ha colto il quinto tempo, girando in 54”9. Il problema al via del giro di schieramento gli ha distrutto la corsa, costringendolo a partire dai box quando gli altri stavano già affrontando la prima curva. Non si è dato per vinto martellando come fosse successo niente, chiudendo a 15″ da Dovizioso nonostante la partenza ad handicap. Se ne torna a casa col giro più veloce della corsa, in 1’55”039 ad un decimo dal record di Lorenzo, ed un ritmo pari a quello dei primi dall’inizio alla fine. Sarebbe potuto essere il miglior pilota Yamaha all’arrivo? Forse, sicuramente sarà la sorpresa del 2019.

Miller: non classificabile. Ah, povero Jack! Avrebbe potuto lottare per il podio, ma perde la sella al primo giro. Senza quel sottile strato di neoprene guidare una moto in pista è quasi impossibile, troppo scivoloso il carbonio per provare anche solamente a sporgere fuori dalla moto in piega. Per quanto comprensibile la sua voglia di liberarsene, quella sua manovra è stata parecchio pericolosa, rimanendo in traiettoria a gas chiuso; l’avesse fatto un altro pilota si sarebbe sollevato un polverone. Si, mi riferisco a Fenati.

fast-lap-losail-mgp19

al0i6050-gallery_full_top_fullscreen





Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.