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Poteva la mia presenza nei box di Honda esimermi dallo scrivere le Rimappate? Certamente no. Potrebbe l’ultima pagella costringermi ad espatriare verso altri lidi? Probabilmente sì. Ma nel dubbio l’ho fatta comunque. Buona lettura.
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ANDREA DOVIZIOSO – 397 KM/H. A fine weekend in fondo al rettilineo, per le velocità fotoniche da lui raggiunte, pare siano apparsi a bordo pista i segnalatori luminosi tipici degli aeroporti, con un marshall che agitava ogni volta delle bandiere per segnalargli che non aveva avuto l’autorizzazione al decollo. Con lo sprone di essere portato di nuovo a mangiare, in caso di pessimo risultato, nel ristorante che lo ha costretto a trascorrere più tempo sul water che non in sella alla GP17, Dovi mette in scena una gara fotonica. Nemmeno lui credeva al fatto di essere riuscito a vincere tenendosi dietro qualcosa di diverso rispetto alla X5 M, e sul podio pare infatti che continuasse a chiedersi se stesse ancora sognando o se invece fosse sveglio. In un modo che solo chi guida una Ducati sa fare. SOGNO O SON DESMO

MAVERICK VIÑALES – 4-1. La Pole Position lo aveva illuso, poi il fatto che la sua Yamaha M1 venga superata dalle Ducati sul dritto persino mentre la trasportano i meccanici a motore spento inizia a fargli venire qualche dubbio in più. Cerca di difendersi come può dalle due GP17, tirando rampini qua e là per agganciarsi ai codoni delle Ducati e farsi trainare, e alla fine riesce a salire sul podio, dal quale scompare però quasi immediatamente. Pare che l’aver tifato Real Madrid la sera prima non lo abbia fatto guardare di buon occhio dai due italiani, dai quali è fuggito con una tale rapidità da meritarsi l’aggiunta di una “S” davanti al cognome per meglio indicare la sua indole alla fuga. SVIÑALES

DANILO PETRUCCI – OCTO. Vederlo sul podio era più improbabile di riuscire a chiudere occhio per più di 35 minuti durante la notte del Mugello, eppure Danilo con cattive intenzioni, blasfemie in dialetto e un motore che gli permette di staccare gli adesivi ad un Eurofighter che volava sul circuito ci riesce. E’ poi stratega sopraffino quando nelle FP3 decide di depistare gli avversari sul suo reale stato di forma, facendo fuori più Ducati in una sessione di Prove Libere di quante Pirro ne sia riuscite a tuonare in una carriera da tester. E’ da questa sua vena distruttiva che pare sia venuto fuori il nuovo soprannome affibbiatogli dal team Pramac, che lo ha paragonato ad un famoso robot del cinema adattando il tutto alla città di provenienza di Danilo. TERNINATOR

VALENTINO ROSSI – 4,6. Visto che gli sembrava troppo facile giocarsi un mondiale a 38 anni contro un nugolo di ragazzini con il coltello tra i denti e le cattive intenzioni nei polsi destri, decide saggiamente di piantarsi mentre fa cross, per poi essere portato in un ospedale che per l’emozione di averlo tenuto dentro ora non ha più la “Croce Rossa” ma la “Croce Rossi”. Illude i tifosi con un gran tempo nelle FP3, ma poi i dolori si fanno sentire e si limita a non pagare il biglietto per assistere da breve distanza al duello per il podio. A fine gara gli chiedono di descrivere in una parola il suo weekend, ma non dev’essersi spiegato granché bene: i giornalisti infatti pensavano si stesse riferendo al tifo del Mugello, mentre lui stava effettivamente spiegando come avesse corso nel fine settimana, visti i danni causati dal cross. SFEGATATO

MARC MARQUEZ – DOVE 6. Dopo la delusione per la gara di Le Mans il #93 era arrivato in Toscana talmente incattivato da riuscire a mettere in monoruota anche il camion che trasportava i motorhome. Una volta sceso in pista però si rende conto di essere alle prese con una gomma anteriore morbida quasi quanto il muro di cinta di Guantanamo ed è costretto a farsi la gara in compagnia della Ducati del Team Aspar di Bautista. A fine gara si dice che il suo team, vista la sua prestazione evanescente e vista la squadra con cui correva il pilota che se lo è tenuto dietro per tutto la gara, lo abbia rinominato con un nuovo soprannome, ispirato ad un famoso fantasmino del monto del cinema. CASPAR

JORGE LORENZO – 34°. Tenta il colpaccio nel weekend trafugando tutta la ciclistica della M1 di Zarco nottetempo per poi piazzarla sotto la sua Ducati fino a domenica mattina, quando il team Tech3 si rende conto dell’accaduto e chiede a Jorge desmontare tutto. Parte benissimo, poi però inizia a lamentarsi con il box di aver trovato dei tratti di pista completamente impossibili da affrontare, che la gente del luogo sembra chiamare “curve”, ed inizia una scalata inarrestabile verso l’indecentesima posizione. A fine gara, a sottolineare quanto sembrasse in difficoltà in ingresso curva, gli uomini del suo box hanno appositamente intonato per lui l’ultima canzone di Fedez e J-Ax, adattandola per l’occasione. “SENZA PIEGARE”

CAL CRUTCHLOW – 7. Il suo weekend termina ancor prima di iniziare quando gli uomini del team lo informano che al Mugello è pieno di Api. Lui pensa all’insetto che l’ha fatto innervosire a Jerez, loro intendevano quelle Piaggio dei campeggianti arrivati per assistere al GP. Ma ormai il danno è fatto e quindi, spaventato, decide di correre il GP nelle retrovie dietro Rabat, sperando che se proprio debba arrivare un insetto colpisca prima Tito di lui. Alla fine viene tirato giù da Pedrosa, e se all’inizio viene mostrato molto nervoso dalle telecamere, nel dopo gara davanti ai microfoni si è dimostrato molto più tranquillo, dicendo che ormai, a quel tipo di cadute, ci è ormai abituato. “CI HO FATTO IL CAL”

DANI PEDROSA – 10. Venerdì sera lo si vede in giro nel paddock munito di una fiamma ossidrica, da usare nel disperato tentativo di mandare in temperature le gomme con la carcassa rigida che lui non riuscirebbe a far funzionare nemmeno se zavorrato con il piombo. In realtà lui in gara voleva superare Cal molto tempo prima, ma ogni volta era stato ricacciato indietro a suon di calci sulle carene, sputazze sulla visiera e schiaffoni sui semimanubri. Alla fine, innervosito, tenta un sorpasso azzardato, cadendo e tirando giù anche il #35. A fine gara, vista la mira avuta nel tirare giù un’altra Honda e visto il cognome del proprietario della suddetta moto, gli è stato dato un nuovo soprannome in onore di LCR Honda, della sua piccola statura e soprattutto della sua prodezza balistica. CECCHINELLO

LIVIO SUPPO – f/32. Memore di Misano 2016 e consapevole delle difficoltà a cui sarebbe andato incontro Dani, il Team Principal di HRC invita di nuovo il sottoscritto tentando di sfruttarne ancora una volta gli influssi positivi. Non appena però accenna a Pedrosa l’accaduto, il #26 pur di non trovarmisi di nuovo in mezzo ai piedi decide di sfatare clamorosamente questa tesi, con Suppo che costringe il malcapitato Silvio a spendere il PIL di Andorra in cornetti e ferri di cavallo prima di ripresentarsi di nuovo di fronte all’Hospitality Honda. Esemplare poi quando decide di paparazzare in 568 modi differenti admin di strane pagine nei momenti in cui, anche per caso, si trovino a passare vicino ad ombrelline. Il successo avuto dalle sue foto è tale che sembra voglia addirittura creare una propria agenzia fotografica, in concorrenza alla quotatissima “Sutton”. SUPPON IMAGES

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow