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Ci sono sogni e sogni, e spesso per realizzarli occorrono tanti soldi. “Pecunia non olet” dicevano i latini. Letteralmente, “Il denaro non ha odore”, ricordando la sua origine dovuta ad una tassa sulle urine e ad un dialogo tra l’Imperatore Vespasiano e suo figlio Tito. In una concezione moderna, e conforme al nostro caso, il suo significato potrebbe adattarsi così: “Il denaro è sempre denaro”. Il denaro serve non solamente come mezzo per vivere, ma anche per realizzare dei propri desideri. E qualcuno, qualche giorno fa, pare proprio essere riuscito nel proprio intento.

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Non sono molte le auto ad essere desiderate all’unanimità. Forse l’unico marchio che mette d’accordo chiunque al mondo è uno ed uno soltanto: la Ferrari. La casa di Maranello ha a sua volta – un po’ come un romanzo classico, partendo dalla definizione di Calvino secondo la quale “Un classico è un libro che viene prima degli altri classici” – dei modelli che vengono prima di altri. Tra questi, quello mitologico, quello degno di comparire nell’Odissea o nell’Eneide, per la quasi totalità degli appassionati è uno: la 250 GTO. In questo Olimpo dorato, c’è però una protagonista particolare, che crea leggende come se si stesse parlando di Achille, Enea o Paride per un Omero. Qui non abbiamo nessun nome, solo un numero di telaio. Più precisamente, il telaio 4153 GT. Che per carità, a molti potrà anche non dire nulla, ma per gli appassionati questo numero simboleggia una delle auto migliori, tranquillamente classificabile nella top 3 delle 250 GTO.

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Quella venduta poche settimane fa possiede infatti svariate caratteristiche che la rendono speciale. Innanzitutto il suo palmarès: quarta a Le Mans nel 1963 tra le mani di Pierre Dumay e Léon Dernier, il Tour de France da vincitrice nel 1964 con dietro al volante Lucien Bianchi e Georges Berger, e poi il Gran Premio d’Angola. Basti pensare che tra il 1964 ed il 1965 partecipò a ben 14 eventi. A seguire, tra il 1965 ed il 1969 corse in Spagna per poi passare tra le mani di vari collezionisti. La vettura, oltre ad avere un curriculum sportivo di livello, sfoggia una particolare livrea, color grigio, unica delle 250 GTO, con le strisce gialle dovute invece al fatto che per i primi anni di vita corse nelle file dei team Ecurie Francorchamps e nell’equipe National Belge. L’ultimo fattore che ha fatto schizzare il prezzo vertiginosamente è che la vettura, nel corso della sua lunga esistenza, non subì mai significativi incidenti in gara, rimanendo praticamente intatta da quando uscì da Maranello.

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Della 250 GTO ve ne abbiamo già parlato, ma è sempre bene ricordare le sue principali caratteristiche. Prodotta dal 1962 al 1964 in 39 esemplari – di cui 36 con motore da 3 litri e 3 con motore da 4 litri – nasce dalla matita dell’allora non ancora “defenestrato” Giotto Bizzarrini e completata da Sergio Scaglietti. Monta un motore progettato da Colombo, capace di erogare 300 Cv – una potenza di 100 Cv/litro – e con 12 cilindri. Un capolavoro sotto ogni aspetto, che ad oggi è immortale. E che, da qualche settimana, ha un nuovo proprietario, che risponde al nome di David MacNeil, CEO di WeatherTech. Al quale, sinceramente, vanno i miei più sentiti auguri per l’ottima scelta.

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Marco Perziani

The author Marco Perziani

Dal 1991 ossessionato dai motori. Vi parlo di nuove uscite, e narro storie. Tutto esclusivamente a base di cilindri, passione, odor di carburante possibilmente sulle note di un V10 aspirato.