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A tu per tu con Andrea Adamo: “Sono pagato per vincere. L’Italia? Quasi una causa persa parlarne”





È stato un incontro intenso e neppure troppo breve, quello che abbiamo avuto con Andrea Adamo durante il Rally di Finlandia. Il Team Director di Hyundai Motorsport, passato alla supervisione della branca sportiva del marchio coreano dopo tre anni trascorsi nel dipartimento Customer Racing della Casa coreana, si è rivelato infatti gentilissimo nel rispondere alle domande che gli abbiamo rivolto nel corso del recente appuntamento scandinavo del mondiale WRC: ecco cosa ci ha raccontato, sulla stagione in corso e non.

© Hyundai Press
© Hyundai Press

FUORI TRAIETTORIA: “Salve signor Adamo, e grazie innanzitutto per la disponibilità. Partiremmo subito con una domanda sul presente e sul recentissimo passato: cosa è cambiato all’interno del team Hyundai da quando è subentrato nella direzione? Come è stato accolto in seno alla squadra coreana?”

ANDREA ADAMO: “Figuratevi, è un piacere. In realtà questa non è una domanda a cui è facile rispondere, anche se lavorando all’interno dell’azienda da più di qualche anno non posso dire di essere caduto dalla luna quando mi è stato affidato il nuovo ruolo. Nel momento in cui in una nuova struttura arriva un nuovo responsabile si è sempre anticipati da molte ‘leggende metropolitane’, che a volte creano qualche preoccupazione di troppo ai collaboratori. Sono perfettamente cosciente di non essere una persona facile ed affabile, ma non me ne curo particolarmente: sono pagato per vincere, non per essere simpatico. Nel complesso direi che comunque, escludendo una prima fase che definirei conoscitiva e che ha coinvolto più gli altri membri del team che non il sottoscritto, non ci sono state particolari problematiche, ed anzi credo che ci sia un ottimo clima all’interno della squadra”

FT: Questo è il suo primo anno da direttore di un team ufficiale nel WRC, e considerando tutti gli altri impegni di Hyundai Motorsport – WTCR ed R5 in primis – questa annata può sicuramente definirsi impegnativa. Quanto è difficile barcamenarsi tra categorie, auto e campionati diversi tra di loro, per una persona che riveste la sua posizione? 

AA: “Onestamente ti dico che le cose vanno piuttosto bene. Nella vita bisogna dare il giusto peso a tutte le cose, e pur avendo sicuramente tante responsabilità credo che da nessuna di esse dipendano le sorti del mondo. Faccio il mio lavoro nella maniera più corretta possibile, cercando di inquadrarlo nel contesto più giusto. Per spiegare questo concetto mi piace sempre citare un modo di dire africano, per cui ‘L’ unico modo per mangiare un elefante è fetta a fetta’. Ovviamente io non faccio tutto in prima persona e anzi, colgo l’occasione per ringraziare i miei collaboratori dato che senza di loro sicuramente quella che a tutti gli effetti è un’azienda non potrebbe andare avanti. Il ‘segreto’ è quello di saper organizzare tutto e tutti nel migliore dei modi, si tratta di vivere le giornate assieme, programmandole e affrontandole con i propri collaboratori. Quando sono arrivato abbiamo riorganizzato la struttura del team con le persone che erano già presenti, inserendo alcuni nuovi membri e cercando di gestire tutti nel modo più sereno possibile, al netto della pressione che abbiamo; Pressione che, ricordiamolo, parlando di competizione non può non esserci, ma che è sicuramente diversa da quella che ad esempio si ha in un ospedale dove si devono salvare vite umane. È una pressione positiva, ed il fatto che nel mio caso si tratti di un lavoro nato da una passione permette di affrontare ogni cosa in un modo ancora diverso”

© Red Bull Content Pool
© Red Bull Content Pool

FT: Il vostro parco piloti nel WRC è probabilmente il più affollato del Mondiale: come riuscite a gestire tutti questi talenti? E tra l’altro, avremmo una curiosità: perché in occasione del Rally di Finlandia la scelta è ricaduta sulla coppia Breen/Nagle?

AA: “Vi giro la domanda: perché non avrebbero dovuto essere loro la nostra scelta? Non ho trovato alternative altrettanto valide a Craig nel mercato piloti attuale, è semplice. Per quanto riguarda gli altri piloti, cerchiamo sempre di schierare quella che per noi è la line-up migliore per ciascun rally”

FT: Ci ha colpito questo rapporto che ha con i piloti, quasi “familiare” nel momento in cui rientrano in parco assistenza…

AA: “Sul familiare mi permetto di correggervi: io non ho una famiglia, ho un’azienda. Quello che faccio è dunque cercare di trasmettere loro la nostra determinazione, ma non mi sento – e non sono – il padre di nessuno. Sono un responsabile, e questo concetto voglio che sia sempre ben chiaro anche a loro”

FT: Gabriele Tarquini – uno dei vostri piloti di punta nel WTCR – in un intervento di qualche giorno fa ha definito pressoché disarmante il panorama motoristico giovanile in Italia, soprattutto per quel che riguarda il fronte piloti. Secondo lei (e rimanendo nell’ambito rallystico), i piloti italiani che stanno cercando di emergere in questi ultimi anni hanno delle possibilità concrete di finire in pianta stabile in un team ufficiale? 

AA: “Onestamente? In un certo senso mi sono stufato di dover parlare dell’Italia: sono italiano di passaporto, non più di residenza. La situazione nel nostro paese non mi interessa neanche più, detto con la più totale onestà, e dunque neppure la seguo troppo. Per quanto riguarda Hyundai Motorsport, il modo in cui siamo stati accolti in passato in Italia non è mai stato particolarmente positivo: a testimonianza di ciò c’è l’ultimo Rally di Alba, evento al quale per partecipare  ci sono stati inizialmente richiesti dei soldi senza capire il successo mediatico, di pubblico e di immagine che un simile evento avrebbe avuto. E dire che sarebbe bastata un po’ di lungimiranza per capirlo…diciamo che considero un po’ una causa persa continuare a parlare dell’Italia”

@ Hyundai Press
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FT: Il Rally di Alba per Lei è sostanzialmente un rally “di casa”. Che significato ha avuto riuscire a portare in una corsa simile un equipaggio del calibro di Loeb/Elena? 

AA: “Al netto di quanto detto poco fa, devo comunque ringraziare gli organizzatori, perché hanno fatto un lavoro incredibile e perché è grazie a loro se siamo andati ad Alba. Essendo originario di quelle zone sapevo le strade che sarebbero state affrontare, e dunque ne conoscevo bene l’utilità in vista del Rally di Germania. Per quanto riguarda il resto, tuttavia, torno a quanto detto poco fa: quando la prima cosa che ti viene chiesta è una ‘tassa di promozione’ mentre altre Federazioni ci fanno ponti d’oro per andare credo ci sia davvero poco altro da aggiungere…

FT: Chiudiamo viaggiando in avanti nel tempo. Considerando che quest’anno al Monza Rally Show sarà assente Valentino Rossi e che la data dell’evento si concilia bene con la conclusione del Mondiale Rally, può dirci se qualcosa bolle in pentola da parte di Hyundai? 

AA: No, nessuna ebollizione: non saremo presenti al Monza Rally Show in maniera ufficiale, l’abbiamo dichiarato pochi giorni fa all’organizzazione dell’evento. 

FT: Grazie mille Sig. Adamo, per le risposte e per il suo tempo. È stato un piacere chiacchierare con lei! 

AA: “Grazie a voi! Ed un saluto ai fan della pagina ed ai lettori di FuoriTraiettoria!” 





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