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Duncan Hamilton, colui che vinse la 24 Ore di Le Mans da ubriaco





“Never drink when you drive” recita a ragione un famoso spot pubblicitario. L‘alcol alla guida è una delle maggiori cause di morti stradali, dunque un elemento assolutamente da ripudiare per il bene nostro e di chi ci circonda. Tuttavia, senza questa nociva combinazione, ora non potremmo raccontarvi una delle pagine più assurde della storia del Motorsport.

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E’ il 1953 e Duncan Hamilton, pilota anglosassone di Formula 1, viene contattato da Jaguar per prendere parte alla leggendaria 24 Ore di Le Mans. Sir Lofty England, direttore sportivo della scuderia di Coventry, aveva notato quel ragazzone barbuto già da tempo e decise dunque di affidargli il bolide da 205 Cavalli che rispondeva al nome di C-Type.

Durante le qualifiche le Jaguar imposero sin da subito il proprio ritmo, con tutte e tre le vetture che infransero il precedente record sul giro. A Mezzanotte, tuttavia, una doccia gelata si riversò sull’equipaggio Hamilton-Rolt: la loro vettura era scesa in pista con lo stesso numero di un’altra C-Type, motivo per il quale i commissari, su pressione del Team Ferrari, squalificarono i due piloti dalla competizione.

Dunacan e Tony Rolt, distrutti dalla notizia, decisero di raggiungere il centro della città per sfogare nell’alcol la propria frustrazione. Quello che non sapevano era che Sir William Lyon, presidente di Jaguar, e lo stesso England erano riusciti a trovare un accordo con ACO che prevedeva il pagamento di una multa in cambio della riammissione della vettura squalificata.

Da questo momento in poi i fatti si mescolano con la leggenda, perdendo i già labili confini tra realtà e fantasia che possono caratterizzare una storia vecchia di 65 anni.
Il racconto più tramandato narra di England che, dopo aver passato tutta la notte a cercare i due piloti, trovò Hamilton e Rolt in un bar alle 10 di mattina del giorno successivo. Del giorno di gara!
“Ci ritrovò con i capelli spettinati e la barba sfatta”, confermò Duncan ad anni di distanza.
Lofty riuscì a riportare precipitosamente i due al Circuito de la Sarthe per far prender loro il via alla gara.

Il primo Stint sulla C-Type venne affidato a Duncan. Il Britannico, tuttavia, era talmente sovrastato dai postumi della serata da costringere i meccanici a fargli bere del caffé ad ogni Pit Stop, con l’intento di fargli passare la sbornia il più velocemente possibile.
I problemi non erano però finiti: dopo numerosi passaggi ai box, Hamilton faticava a tenere in pista la macchina a causa del tremore alle mani dovuto alle ingenti dosi di caffeina ingerite. Al muretto il suo Team dovette dunque ingegnarsi, non trovando soluzione migliore che fargli bere del Brandy per alleviare gli spasmi.

 

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Duncan e Tony si lanciavano così, non solo verso una clamorosa vittoria nella gara Endurance più prestigiosa al mondo, ma anche verso l’abbattimento del record di percorrenza della 24 Ore: nessuno prima di loro era infatti mai riuscito a superare la soglia dei 4000 chilometri. L’equipaggio #18 riuscì a compierne addirittura 4094, facendo registrare una velocità media di 170,3 km/h.

“Non li avrei mai fatti correre da ubriachi -negò in seguito England- avevo già abbastanza problemi con loro quando erano sobri!”
E’ difficile ovviamente screditare le parole del direttore sportivo della scuderia, ma è altrettanto difficile credere che due piloti, devastati dalla notizia di non poter correre, abbiano passato l’intera notte in un bar francese a sorseggiare della Gassosa. Per questo motivo abbiamo deciso di riportarvi la storia con le dovute avvertenze circa la dubbia veridicità, ma dentro di noi, un po’ tutti vogliamo sperare che la Le Mans del 1953 sia stata vinta da due eroi recanti i postumi di una notte passata all’insegna di una grande bevuta.





Tags : 24 ore di le mansduncan hamiltonle mans 1953
Carlo Ferraro

The author Carlo Ferraro

Classe tanta e '96, comincio a seguire la Formula 1 all'età di sette anni. Da lì la passione per le corse non smette di crescere, fino a far diventare il motorsport parte integrante della mia quotidianità. Ad oggi, tramite FuoriTraiettoria, sono accreditato Formula 1 e Formula 2.