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Sebastian Vettel ci ha provato come ha potuto, ma contro questo Lewis Hamilton non è bastato. Se quindi al tedesco va un voto alto, ancora più elevato dev’essere il giudizio dato all’inglese. Dietro di loro buona prestazione di Ricciardo, che si sbarazza dei numeri due delle migliori scuderie di questa stagione, mentre deludono Perez e Magnussen.

© LAT Images
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LEWIS HAMILTON – 10. Non si espone molto durante le FP, ma dal momento in cui il cronometro inizia a contare davvero non sbaglia nulla. Il giro in qualifica è inavvicinabile per chiunque, al via scatta bene e poi per tutta la gara gestisce benissimo la pressione portatagli da Vettel, specialmente quando dopo la SC si ritrova la SF70-H del tedesco equipaggiata con gomme – sulla carta – più performanti delle sue. Sapeva che il GP del Belgio sarebbe stata un’occasione per ricucire un po’ il distacco in classifica, e nonostante l’ottima prova delle Ferrari ha risposto “Presente” senza colpo ferire.

SEBASTIAN VETTEL – 9,5. L’unica sbavatura del suo weekend, per sua stessa ammissione, è l’essere arrivato troppo sotto a Lewis Hamilton a La Source nella ripartenza dalla SC: lì infatti il tedesco, venendo costretto ad alzare un po’ il piede dall’acceleratore, perde in un colpo solo sia l’opportunità di attaccare il #44 addirittura prima dell’Eau Rouge sia quella di prendere le giuste distanze per uscire dalla scia della W08 il più tardi possibile lungo il Kemmel. Tenta due volte il sorpasso su Hamilton, ma sul dritto – e all’esterno – contro l’inglese e la sua W08 c’è davvero poco da fare. E’ però ottimista: la temuta debacle Rossa non è arrivata a SPA, e ora si può guardare a Monza con rinnovata fiducia. Con l’obiettivo, la prossima settimana, di mandare in delirio la marea rossa.

DANIEL RICCIARDO – 8,5. Non importa che macchina tu stia guidando, quante macchine siano affiancate e la tua posizione rispetto alla prossima curva: se Daniel Ricciardo decide che è arrivato il momento di superarti in staccata, lo farà senza pietà e senza che tu possa opporre una reale difesa. Opportunista nel cogliere un altro podio – insperato su una pista come SPA se si è alla guida di una RB -, corre come sempre con costanza, non sbagliando nulla ed assestando la zampata decisiva quando è necessario. Si prende lo sfizio di tenersi dietro, e con merito, una Ferrari ed una Mercedes. E’ in uno stato di forma mostruoso.

KIMI RAIKKONEN – 5,5. Forse è un voto troppo severo, ma portare due Ferrari sul podio oggi non era affatto un’utopia. Il suo weekend parte sotto i migliori auspici, con il rinnovo contrattuale che sembra riconsegnarli serenità alla guida sulla “sua” SPA, ma dal sabato qualcosa va storto: prima uno stranissimo problema lo priva della possibilità di essere efficace in qualifica, poi alla domenica commette quell’errore grossolano che incide, e tanto, sul suo voto finale. Perché ignorare le bandiere gialle, a prescindere da dove fosse la macchina di Verstappen in quel momento, è un errore che ci si aspetterebbe da un esordiente, non da un pilota con 37 primavere alle spalle. E la rimonta finale, che dal 7° posto lo porta al 4°, non è sufficiente a raddrizzare la sua gara.

VALTTERI BOTTAS – 5. Era chiamato a dimostrare che la Mercedes, ordinando al #44 di cedergli il 3° posto in Ungheria, non aveva “sprecato” 3 punti per Hamilton, e invece si fa sovrastare dall’inglese per tutto il weekend. Si qualifica dietro una Ferrari, a quasi mezzo secondo dal compagno di team, e in gara non dà mai la reale impressione di riuscire a tenere il ritmo imposto da Lewis e Sebastian. In più, alla ripartenza dalla SC, non scalda bene le gomme anteriori e arriva lungo alla frenata di Les Combes dopo aver impersonato Ricardo Zonta in mezzo a Ricciardo e Raikkonen, ritrovandosi così dietro ad entrambi. Mentre il suo compagno di squadra, con la stessa macchina, si tiene dietro un agguerritissimo Vettel. Forse in Belgio ha fornito al team di Brackley le prove che servivano loro per decidere di giocarsi il Mondiale con un solo pilota.

NICO HULKENBERG – 8. Dopo delle FP apparentemente difficili, il tedesco della Renault mette in mostra una prestazione delle sue sia in qualifica che in gara. Centra la top ten al sabato, scatta bene al via e dopo un paio di duelli all’arma bianca con Ocon e soprattutto con Fernando Alonso riesce a stabilirsi in settima posizione, tenendo bene anche dopo la ripartenza dalla SC. Continua a portare in cascina punti importantissimi, con una Renault che ormai è presenza stabile nei primi dieci. Anche se a lui, ancora alla ricerca del primo podio in F1, questo ovviamente non basta.

ROMAIN GROSJEAN – 7,5. Anche il francese mette in mostra una bella prestazione, nonostante una Haas che tra i saliscendi delle Ardenne non era sembrata troppo a proprio agio. Sfrutta bene il poco degrado delle sue UltraSoft e cerca di tenere per tutta la gara il passo delle Force India, che gli fanno l’enorme favore di auto-eliminarsi consegnandogli così un buon 8° posto finale. Vedremo se a Monza, con qualche curvone veloce in meno, la VF-17 soffrirà ancora così tanto.

FELIPE MASSA – 7,5. Raddrizza alla grande un weekend che sembrava nato malissimo, con un incidente nei primi minuti della Q1 ad impedirgli sostanzialmente di scendere in pista per tutta la giornata di venerdì. Felipe ci mette una pezza con l’esperienza, e nonostante una qualifica disastrosa come prestazione – ma resa meno tragica dalle penalità altrui – si esibisce in una gara di rimonta concreta, che lo porta fino al 9° posto. Certo è che la sua FW40 sembrava soffrire non poco a SPA, e se una macchina con poco carico aerodinamico fatica anche sui circuiti di alta velocità viene da chiedersi cosa possa accadere in tracciati come Singapore…

ESTEBAN OCON – 8. Il 9° posto finale non rende onore alla sua gara, combattuta sempre con coraggio e con la guida veloce e costante che ormai abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare. Impressionante il modo in cui tenga giù il pedale dell’acceleratore nel primo contatto con Perez lungo la discesa che porta all’Eau Rouge, sfortunato nel dover percorrere un giro a bassissima velocità per via di un danno causato – a mio modesto avviso – da un errore di guida altrui. Vedremo ora come sarà tenuto a comportarsi, assieme a Checo, per rispettare le nuove direttive che saranno imposte dalla Force India a partire dal prossimo GP.

CARLOS SAINZ – 7. Per sua stessa ammissione non si aspettava di portare a casa un punto, e questo dà valore alla prestazione che lo ha portato fino alla decima piazza. Con una strategia alternativa – è il pilota che, con le US della partenza, si ferma più tardi per il primo Pit – non incontra molto traffico davanti a sé e può così impostare un ritmo che si rivelerà poi efficace. Nonostante sia al centro di numerose voci di mercato, ha corso bene e concentrato, dimostrando una maturità che speriamo possa perdurare.

LANCE STROLL – 6. Si becca la sufficienza, anche se finisce fuori dalla zona punti e piuttosto distante dal compagno di squadra, perché anche lui rimonta bene dopo una qualifica da dimenticare. Non sembra però avere la stessa intensità mostrata in Canada o a Baku, forse anche alle prese con una Williams che, come già detto per Massa, non si riesce a capire bene su quale tipologia di circuiti si trovi più a proprio agio.

DANIIL KVYAT – 6. Le innumerevoli posizioni di penalità che gli vengono comminate per la sostituzione del motore lo costringono ad una gara in salita, e con una Toro Rosso su una pista dove il motore conta parecchio non si possono imbastire rimonte da incorniciare. Corre senza infamia e senza lode portando a casa un 13° posto un po’ insipido, ma ad onor del vero lui, nel corso del weekend, di particolari errori non ne ha commessi.

JOLYON PALMER – 6,5. Voto di incoraggiamento, visto che per la prima volta in questo 2017 pur finendo costantemente dietro ad Hulkenberg non accumula distacchi epocali. In qualifica il cambio lo tradisce proprio sul più bello, e come se non bastasse gli causa 5 posizioni di penalità in griglia per via della sua sostituzione. Stava rimontando bene, poi il duello – che lui definisce scorretto – con Alonso gli fa perdere a suo dire due posizioni, che lo avrebbero issato in 11^ posizione. In termini di punti non sarebbe cambiato nulla, ma forse avrebbe fatto morale. Chiude il weekend dicendo di aver trovato, a SPA, un feeling mai avuto con la sua R.S. 17: vedremo a Monza se il Belgio sarà stato una mosca bianca.

STOFFEL VANDOORNE – 6. 35 posizioni di penalità al giovedì, ancora prima di mettere una sola ruota in pista, ed altre 30 al sabato mattina. Il tutto per ritrovarsi comunque tra le mani un’auto che paga da Mercedes e Ferrari almeno 12 km/h di velocità massima e mezzo secondo nel primo settore. Lui ci prova, ma più di questo non può fare. E se gli dessi di meno mi sembrerebbe davvero di sparare sulla Croce Rossa.

KEVIN MAGNUSSEN – 5. Era sul limitare della zona punti, in lotta con Massa, quando alla ripartenza dalla SC arriva con gomme troppo fredde all’ultima chicane, arrivando lunghissimo in staccata e perdendo così contatto con la top ten. Peccato, perché visto dov’è arrivato Grosjean si poteva fare bene.

MARCUS ERICSSON – 6. E’ davanti a Wehrlein in qualifica, non combina guai e vede la bandiera a scacchi. Su una pista di motore, con un’auto equipaggiata da una PU 2016, cosa si può pretendere di più?

SERGIO PEREZ – 3. 2 contatti in 44 giri di gara non sono esattamente pochi in questa F1, soprattutto se in entrambi i casi l’altra auto è quella del tuo compagno di team. Se in occasione del primo incidente si può discutere sul fatto che possa non aver visto l’arrembante Ocon alla sua sinistra, la giustificazione che adduce per giustificarsi del secondo (“La linea ideale era la mia”) sembra più adatta a discolparsi da un’incidente in curva che non da uno in un punto della pista sostanzialmente rettilineo. Rovina la sua gara e quella del compagno di team, e da un pilota della sua esperienza alcune manovre non ce le si aspetterebbe.

FERNANDO ALONSO – 8. Che può fare un uomo solo contro il fato beffardo? Nulla, e l’asturiano è un perfetto esempio di ciò. In qualifica la sua PU Honda decide di togliergli 160 CV durante il suo ultimo tentativo nella Q2, in gara la stessa componente decide di appiedarlo in anticipo – o no?. Il tutto mentre lui si getta con il coltello tra i denti in qualsiasi duello – o triello – che gli capiti a tiro, dopo aver peraltro bruciato una fila e mezza dello schieramento al via con una delle sue solite partenze a fionda. L’unica macchietta sul suo weekend è quella sua difesa su Palmer: effettivamente, Magnussen per una manovra simile era stato penalizzato in Ungheria.

MAX VERSTAPPEN – 8. Anche il suo weekend era positivo, perché era stato costantemente davanti a Ricciardo e quindi al posto dell’australiano, su un podio insperato, ci sarebbe potuto andare lui. Viene invece ancora tradito dalla sua RB13, che lo sta mettendo in condizione di duellare solamente con Alonso nella poco gloriosa classifica dei ritiri all’attivo, e in quello che è sostanzialmente il suo GP di casa è costretto a salutare la compagnia con discreto anticipo. In attesa di tempi migliori.

PASCAL WEHRLEIN – 5. Non tanto per la gara – un problema ad una sospensione lo mette fuori gioco prima del tempo – ma perché per tutto il weekend soffre Ericsson, non esattamente un compagno di team irresistibile.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow