close
4 RuoteFormula 1Su pista

L’incidente di Hubert a Spa è figlio del tempo speso ai simulatori? Non secondo alcuni…





La miccia l’ha accesa Jacques Villeneuve nel post gara del GP del Belgio, quando erano ancora vivide nella mente di tutti le terrificanti immagini del tremendo incidente che è costato la vita ad Anthoine Hubert nel corso del 2° giro di Gara 1 della Formula 2 in quel di Spa-Francorchamps.

© LAT Images / Mercedes AMG F1 Press
© LAT Images / Mercedes AMG F1 Press

“Invece di fare test, i piloti arrivano in pista e guidano come se fossero ancora sul simulatore“, aveva infatti tuonato il campione del mondo di F1 1997. Il figlio d’arte, cercando di trovare delle cause e delle spiegazioni a quanto accaduto in cima al Raidillon, aveva puntato il dito tanto verso le vie di fuga asfaltate quanto verso il tempo (a suo dire sempre crescente) che i protagonisti delle serie minori trascorrono al simulatore. “Simulatori e vie di fuga in asfalto portano i piloti a pensare che sia possibile prendere maggiori rischi, al contrario di quanto accade con la ghiaia o la sabbia” – aveva proseguito Villeneuve – “Tutto ciò crea un falso senso di sicurezza. La via di fuga in quel punto (al Raidillon, ndr) è stata regolarmente allargata negli anni, ma ad un certo punto il muro arriva sempre“.

Frasi che, come era prevedibile, non sono affatto passate inosservate. Nessuna scuderia può infatti ricorrere a test “fisici” per sviluppare la propria monoposto nel corso della stagione, ed è dunque ovvio che si siano sentite tutte indistintamente chiamate in causa da quanto detto da Villeneuve prima e da tanti altri opinionisti poi. L’argomento è stato quindi dibattuto alla prima occasione utile, vale a dire durante le Media Session dei vari piloti che sono andate in scena durante il giovedì del GP d’Italia. A moltissimi protagonisti della Formula 1 è stato infatti chiesto di esprimersi sulla tematica, e non tutti hanno individuato nel sempre crescente utilizzo dei simulatori la causa di quanto accaduto nell’appuntamento del Belgio della Formula 2.

© LAT Images
© LAT Images

“Credo che quello che è accaduto non abbia nulla a che vedere con i simulatori e con il SimRacing – ha infatti dichiarato Lando Norris, velocissimo esempio di una generazione cresciuta tra gli schermi e finita dietro ad un volante – “Magari stava cercando una scusa, una motivazione per spiegare quanto accaduto. La sicurezza sta facendo enormi passi in avanti rispetto a quando correva lui, e non dimentichiamo mai quanto possa essere pericoloso tutto ciò“. “Non usciamo dai box lanciandoci nella mischia e non pensando a simili questioni” – ha continuato il #4 – Riusciamo ancora a renderci perfettamente conto di dove sia il pericolo, in alcune situazioni semplicemente prendi più rischi rispetto ad altre. Quello che è accaduto lo scorso weekend deve essere ancora chiarito, ma sono sicuro del fatto che l’incidente non sia stato causato da qualcuno che ha avuto un comportamento stupido o che abbia deciso di rischiare oltremisura“. “Quello che è successo a Spa è stato frutto di una serie di circostanze sfortunate, e non credo che il SimRacing ed i simulatori abbiano una qualche responsabilità in questo“, ha concluso il classe ’99 della McLaren.

© Xavi Bonilla / DPPI / Alfa Romeo Racing Press
© Xavi Bonilla / DPPI / Alfa Romeo Racing Press

“Se provi a prevedere tutto quello che è successo durante la gara di F2 ti rendi conto che è impossibile farlo, queste sono le classiche situazioni in cui tutto va storto nel momento sbagliato“, dice Kimi Raikkonen, che pur non essendo mai stato un fan dei simulatori crede che quanto accaduto nella via di fuga del Raidillon sia figlio di una concatenazione sfortunata e tragica di eventi e non di una condotta avventata di uno qualsiasi dei piloti della serie. “Queste sono cose che purtroppo succedono, sono la prova che può ancora andare storto più di qualcosa – prosegue Iceman – “Quando tutto si combina nel peggiore dei modi possibili non si può fare nulla, né prima né tantomeno dopo”.

© Steve Etherington / Mercedes AMG F1 Press
© Steve Etherington / Mercedes AMG F1 Press

Ci impiega qualche secondo in più a trovare le parole giuste invece Lewis Hamilton, che nel sabato dell’incidente aveva postato una Stories sul suo profilo Instagram in cui sottolineava quanto coraggio fosse necessario per fare il pilota e quanto, a volte, ciò non venga valorizzato nel giusto modo. “Non credo che quanto accaduto a Spa possa essere collegato al fatto che i ragazzi di oggi trascorrano gran parte della loro carriera guidando sui simulatori” – ha esordito il #44 – “Credo piuttosto sia un fattore relativo alla crescita, e che sia un fattore relativo alla crescita in qualsiasi ambito. Si è sempre un po’ più incoscienti quando si è giovani, mentre alcune cose iniziano a farci paura man mano che l’età aumenta: è una cosa che può capitare anche…sugli sci”. “Il simulatore non ti rende più coraggioso o più pauroso, quindi direi che non sono d’accordo con chi sostiene che la responsabilità dell’incidente sia in qualche modo riferibile a loro“, ha concluso Lewis Hamilton.





Tags : Anthoine Hubertf1formula 1gp belgioGP ItaliaMonzaspa-francorchamps
Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow