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IndyCar, Mark Miles: “Potremmo correre in Australia e in Messico”





La IndyCar progetta di correre in Australia. E non solo. Mark Miles immagina anche un debutto in Messico. Purché sia in grande stile. Senza escludere, chiaramente, altri appuntamenti oltreoceano. L’importante è che il calendario sia funzionale e risponda a una strategia di lungo periodo.

IndyCar, Mark Miles: "Potremmo correre in Australia e in Messico"

«Per me, l’inizio perfetto sarebbe a febbraio». A dirlo è Mark Miles, il Bernie Ecclestone della serie americana. «Una gara o due all’estero, si va a St. Pete e si sta in America finché non incoroniamo un Campione». Una cosa è sicura: «Non finiremo il campionato all’estero». L’amministratore delegato di Hulman & Co. però specifica: «Quando dico “corsa internazionale”, intendo oltreoceano». E l’Oceano in questione è il Pacifico.

Da tempo si sussurra di organizzare un evento in Australia assieme alla Supercars. La sede di questo GP sarebbe la Gold Coast, a Surfers Paradise. Un’opzione di cui si è molto discusso quest’inverno, anche con Sean Seamer, il boss della Supercars. Il problema è che la Supercars fa tappa nella Gold Cost in ottobre. Mentre Miles ha paura della concorrenza della NFL, il campionato di football americano che comincia proprio in quel periodo.

D’altronde la IndyCar fa leva su un punto importante: la Supercars diventerà presto una summer series, che si disputerà solo d’estate. Ma nell’emisfero australe l’estate coincide con il nostro inverno. Il che trasforma febbraio in un mese rovente. I dubbi di Seamer si fondano sul fatto che febbraio è anche un mese piovoso e che il circuito andrebbe montato durante le vacanze di gennaio.

Da parte sua, Miles è poco flessibile. Organizzare una corsa all’estero nel corso dell’anno non lo convince granché. Per questo ha già scartato il Giappone: «Ci sono molti climi che non funzionano a febbraio, e il Giappone è uno di questi». Un’altra opzione è il Brasile. Non è un caso che Brasilia, capitale del paese carioca, era nel calendario 2015. «Un ritorno in Brasile è tra le carte in tavola» ammette Miles. «Quando l’economia sarà di nuovo in sesto, sarà un focus per noi».

Non dimentichiamoci che c’è un altro Paese che attende una visitina dall’IndyCar. Il Messico. «Avere un pilota messicano è importante per loro». Loro sarebbero «della gente in Messico che ne capisce di corse e ne capisce di pubblicità». Con cui Miles ammette di aver parlato per pianificare una corsa oltre il “muro”. Anche qui, il problema è tutto strategico.

Il grande capo della IndyCar ha intenzione di promuovere la categoria in grande stile nella Spagna d’America. L’obiettivo è scongiurare «una prima bella gara e un declino via via che passa il tempo». Il numero uno ha detto di volere «tutto il contrario». L’operazione sembra lunga e forse richiederà parecchi sforzi. Miles ha osservato che bisognerà fare attenzione nei prossimi anni a piazzare bene i diritti televisivi della categoria in Messico. Anche perché bisogna far capire alla gente chi sono i piloti.

Insomma, l’intento è suscitare la domanda di mercato per la IndyCar. E qui un ruolo chiave lo svolge Pato O’Ward, «un grande talento dentro e fuori la pista», che è addirittura il «perno» di queste trattative. Mantenerlo nel Circus a stelle e strisce è importante. «Spero che rimanga» ha detto Miles: non scordiamoci il rocambolesco divorzio del messicano dalla Harding





Tags : IndyCar AustraliaIndyCar MessicoMark MilesPato O'Ward
Marco Di Geronimo

The author Marco Di Geronimo

Nato a Potenza nel 1997, sono appassionato di motori fin da bambino, ma guido soltanto macchinine giocattolo e una Fiat 600 ormai sgangherata. Scrivo da quando ho realizzato che so disegnare solo scarabocchi. Su Fuori Traiettoria mi occupo, ogni tanto, di qualcosa.