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I ruggenti anni ’80: Mercedes 500E





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Avete presente quando nelle scorse settimane abbiamo parlato della Lancia Thema 8.32 e della Bmw M5 E34? Ecco, se avete presente allora vi annuncio che oggi, più che negli anni ’80, il salto lo faremo negli anni ’90. Come nelle migliori serie Tv – ad esempio Breaking Bad, che ha il suo spin-off in Better Call Soul – anche noi faremo il nostro spin-off dei ruggenti anni ’80, sia in questo che nel prossimo episodio del #Tbt. Vetture nate dunque negli anni ’80, ma che videro la loro versione sportiva solamente negli anni ’90, con un comune denominatore: la Porsche.

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Una Mercedes elaborata da Porsche? Sorge spontanea la domanda unita a quel tocco di stupore, no? Ebbene sì. Perché in quei tempi il reparto AMG non era quel che conosciamo oggi, anzi. Non aveva ancora mezzi per incidere su larga scala nel mondo dei motori ed allora, i vertici della casa di Stoccarda, decisero di guardare alla maison che non distava molto da loro, ovvero la Porsche. Si dice convergenza di interessi. La Mercedes non aveva al momento la disponibilità di risorse e personale da impiegare in un progetto del genere, poiché impegnata nella linea di produzione di serie. La Porsche d’altro canto aveva appena dismesso la 959 – se ricordate qualche tempo fa ve ne abbiamo parlato -, e la sua progettazione l’aveva esposta economicamente e finanziariamente non poco. Riutilizzare dunque strutture al momento dismesse sarebbe stato un buon affare per ammortizzare gli investimenti effettuati. Certo, in ultima istanza c’è dire anche che la casa di Zuffenhausen, pur avendo sempre collaborato con Vw, non aveva ancora accordi di esclusività. Ergo la Porsche aveva completa libertà di scelta con chi collaborare.

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Fu così che il progetto, iniziato nel 1989, vide finalmente la luce nel 1991. Il progetto non viene sviluppato in maniera lineare, anzi si basa su una sorta di staffetta. Avvantaggiati dal fatto che le due case distano solamente pochi km l’una dall’altra, la base dell’auto – una 300E w124 – viene inviata dal quartier generale della Mercedes alla Porsche per essere modificata. Qui avviene un “upgrade” sotto diversi profili – il progetto non è di facile realizzazione ma le mani sono quelle giuste. S’inizia dalla carrozzeria, dove vengono modificati i passaruota al fine di ospitare carreggiate allargate e cerchi di maggiori dimensioni, per passar poi ai freni – che vengono notevolmente potenziati – ed infine alle sospensioni posteriori, modificate e rinforzate. Tutto ciò viene fatto per uno scopo: rendere l’auto capace di adattarsi al meglio il propulsore. Sul quale non viene modificato nulla. Viene infatti direttamente sostituito con un 5.0 V8 – già presente sulla SL – capace di sviluppare 326 CV. Una potenza quasi irrisoria, avrà magari pensato qualcuno di voi. Ma io tengo sempre a specificare che i 326 CV che trovate magari su piccole hot-hatch oggi sono leggermente differenti da quelli degli anni ’80: le tecnologie dell’epoca erano pressoché inesistenti e dunque questi cavalli facevano paura, eccome se la facevano. La famosa staffetta lavorativa di cui parlavamo poco più sopra, tuttavia, non era ancora terminata: si deve infatti tornare di nuovo a Stoccarda per la verniciatura e nuovamente a Rossle Bau per la vendita.

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L’auto, con i 326 Cv che erogava, era capace di uno 0-100 km/h in circa 6″, con una velocità massima di 260 km/h. Non sono caratteristiche da poco, considerate che rimane un’auto nata per macinare km – le Mercedes di quel periodo basavano la loro leadership commerciale sul fatto di essere auto affidabilissime e comodissime, non di certo sportive – e, nonostante la mano di Porsche – e di Recaro, per fornire interni sportivi ed avvolgenti in pelle – questa peculiarità rimane predominante anche su questa versione particolarmente cattiva. Per capirci meglio, in autostrada dava soddisfazioni a non finire, ma non era affatto una vettura da misto. Come se non fossero sufficienti il peso e la concezione che era alla base del progetto Mercedes – anche se le modifiche con un assetto molto più basso e rigido hanno dato una buona verve -, a peggiorare la situazione arrivava poi un cambio automatico a 4 marce che faceva provare tutto, fuorché un’indole sportiva.

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Il modello subisce un restyling nel 1993, cambiando poi il nome da 500E a E500 – dato che per la prima volta nel mercato si affaccia la classe E – e nel 1995 terminerà la produzione con circa 10.000 esemplari venduti. Nel frattempo però AMG decide che non può lasciar correre un modello del genere senza metterci mano, becco e chi più ne ha più ne metta. E così nel 1992, a causa forse di un impeto d’orgoglio o qualcosa di simile, il reparto AMG decise di modificare ulteriormente la 500E, creando la E60. Una trasformazione riuscita in due atti: il primo nel 1992, con la sostituzione del motore, che da 5.0 divenne 6.0 – sempre V8 – con i cavalli che aumentano fino a 376 e permettono di coprire lo 0-100 km/h in 5″2; il secondo, oramai a fine produzione quando, non contenti, viene implementata ulteriormente la potenza, portata fino a 399 CV, con assetto, cerchi e scarichi che hanno il tocco ed il marchio AMG. Infine, un’ultima chicca, per chi fosse amante del cinema. Qualora lo foste, infatti, vi sarete resi conto che è lei, la 500E, la Mercedes di Taxxi, il film francese di Luc Besson – dove il regista però è Gèrard Pirès – del 1998, con cui i tedeschi seminano il panico nelle strade francesi.





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Marco Perziani

The author Marco Perziani

Dal 1991 ossessionato dai motori. Vi parlo di nuove uscite, e narro storie. Tutto esclusivamente a base di cilindri, passione, odor di carburante possibilmente sulle note di un V10 aspirato.