close
4 RuoteAuto d'epocaSu strada

“Il sorpasso” con una Lancia Aurelia B24 Spyder





Sono giorni che, mischiando le mie conoscenze automobilistiche e cinematografiche, penso a come concludere questa serie, basata sul connubio tra le auto ed il mondo cinematografico. Il mio cervello si è aggrovigliato a tal punto da non sapere bene cosa cercare. Sono partito da un’icona un po’ bruttina ma tremendamente coesa con il suo personaggio – la Bianchina – passando poi per il simbolo assoluto del mix mix tra auto e cinema – la DB5 – ed infine arrivando la settimana scorsa a descrivere un’auto basata sulla fiction in pieno stile americano – la GT 500 Eleanor. Mancava qualcosa, serviva un quid pluris di emozioni cinematografiche e automobilistiche, qualcosa che fosse indelebile nelle menti delle persone, con magari un Oscar a corredo. Trovata! – Il laureato Dustin Hoffman, storia e film di tutto rilievo con tanto di riconoscimento dell’Academy – poi però alzo lo sguardo e noto sulla mensola del mobile il modellino di una casa automobilistica di cui ancora non ho scritto nulla. Eleganza, storicità, contesto tra auto e storia della pellicola ad hoc, insomma per citare l’emissario di un noto Papa dopo che ebbe ritrovato il vino che tanto piaceva al Santo Padre “EST!EST!EST”. Io però non tratterò di un vino in questo episodio, ma vi racconterò di un’auto speciale: la “Cavallina” o, per meglio dire, la Lancia Aurelia B24 Spyder. Una tra le vetture più belle mai costruite, protagonista della commedia di Dino Risi,Il Sorpasso”.

lancia-aurelia-b24-3

Considerato come il capolavoro del regista appena citato, il film del 1962 ha come protagonisti Bruno Cortona, un quarantenne che vive alla giornata, amante delle belle donne e delle belle auto ed interpretato da Vittorio Gassman,Roberto Mariani, uno studente di legge impersonato da Jean-Louis Trintignant. Un road movie – il primo italiano in materia – basato su un’amicizia nata fortuitamente, che vedrà i due partire dalla calda ed afosa Roma fino ad arrivare in Toscana, a Castiglioncello, in un susseguirsi di peripezie, dialoghi e scontri generazionali che avranno come scenario, guarda caso, la Via Aurelia. Un film che traccia ed incarna il genere di commedia all’italiana, con uno spaccato comico e malinconico al contempo. Non solo nel descrivere la società ma anche nella scelta dell’auto, la Lancia Aurelia B24 Spyder, un’auto che quasi a voler confermare questa indole “mista” del film subirà durante le riprese, nonostante la sua apparente perfezione, un lieve incidente destinato a perdurare lungo tutta la pellicola data l’assenza delle dovute riparazioni.

lancia-aurelia-b24-4

La Lancia Aurelia B24 Spyder è un capolavoro. Non ci sono altri modi per definirla. Nacque per volere del giovane Gianni Lancia con l’idea dell’apertura nei confronti del mercato americano. Che questa Lancia tentasse di strizzare l’occhio agli acquirenti d’oltreoceano lo si capisce da svariati particolari cromati, come paraurti, calandra e modanature: queste ultime, tra l’altro, incorniciano il parabrezza di provenienza della Riva – nota industria motonautica – e richiamano le linee della Chevrolet Corvette del 1953. Il compito di costruire una carrozzeria senza tempo venne affidato, nel 1952, a Pininfarina reo di aver già costruito una spyder per conto dell’americana Nash. Le sue linee troveranno molti sostenitori durante la progettazione, tra cui Aldo Bovarone e Francesco Salomone. “Quando vedi una Aurelia B24 non ti basta guardarla, avresti voglia di toccarla” dirà Franco Martitengo, direttore per vent’anni del Centro Stile Pininfarina. Nel 1954 si intravede per le strade di Torino il primo prototipo derivato direttamente dalla B20, con opportune modifiche a livello di meccanica per poter alloggiare nell’apposito vano il motore – visto il ribassamento del cofano rispetto alla variante coupè -, per realizzare un passo accorciato di 20 cm rispetto della sua genitrice, per posizionare l’abitacolo in posizione centrale rispetto al passo ed infine, per ottenere un allungamento della coda in dimensioni quasi eguali al cofano anteriore. Questa prima versione ricorda spiccatamente la D24 che partecipò e vins,e con alla guida Juan Manuel Fangio, la Carrera Panamericana nel 1953. A fine anno sarà presente solamente un esemplare completo.

lancia-aurelia-b24-5

Dalla preserie alla versione ufficiale il passo è breve, e si arriva al debutto al salone di Bruxelles il 15 gennaio 1955. Rispetto al prototipo sono stati inseriti alcuni accorgimenti, come una coda più pronunciata, paraurti sdoppiati con una forma ad ala che convergono in direzione dello scudo centrale, un abitacolo più curato ed una calandra ridisegnata. Il propulsore adottato in questa prima serie è un 2.5 litri V6 con carburatore a doppio corpo Weber capace di erogare 118 CV – 110 per la versione U.S.A – ed in grado di raggiungere una velocità massima di oltre 180 km/h (174 per la versione destinata al mercato americano). Venne adottata una trazione posteriore ed un cambio a 4 rapporti, il tutto per un peso di circa 1110 kg. Il prezzo? Vicino alle 3 milioni di lire, molto più rispetto alla Giulietta Spider sua diretta concorrente. Una particolarità di questa prima serie che terminerà nel autunno del ’55 sta nel fatto che le versioni Europa abbiano la denominazione “E” incisa sul motore, mentre quelle americane riportano la “A”.

lancia-aurelia-b24-1

Perché termina questa prima serie? A complicare, o meglio sconvolgere i piani Lancia ci sono importanti avvenimenti che segneranno indelebilmente il noto marchio. Oltre ad un bilancio societario messo in crisi dagli importanti investimenti a carattere sportivo e nelle strutture aziendali, anche le vendite inferiori alle aspettative sia delle Appia che della Aurelia sortiranno un effetto negativo. Ma la vera ragione che portò all’interruzione della prima serie fu di carattere umano. 1955, Gran Premio del Principato di Monaco: il già due volte campione del mondo Alberto Ascari, al volante della sua Lancia D50, finisce in mare. Un brutto incidente dal quale il pilota iridato uscirà indenne. Ma si sa, il destino è beffardo, e certe volte manda avvisi che noi non riusciamo a cogliere. Ed infatti, pochi giorni dopo, il pilota italiano, mentre provava a Monza la Ferrari 750 Sport del suo amico Eugenio Castelletti, in una tragica fatalità trova la morte. Gianni Lancia, tramortito e sconvolto per quanto accaduto, decide di abbandonare le corse e di cedere la D50 alla Scuderia Ferrari. E non è tutto. Abbandona infatti il timone della società e si rifugia lontano, in Sud America, lasciando il comando alla madre Adele, costretta di lì a poco a cedere il marchio alla famiglia Pesenti – titolare dell’Italcementi -, che finirà per depennare definitivamente Gianni Lancia dalla società.

lancia-aurelia-b24-6-america

Questo cambio di proprietà ha conseguenze anche sulla produzione, che subirà variazioni non indifferenti. Nel nostro caso specifico, la B24 verrà modificata per essere ancor più orientata verso il mercato americano, con un cambio di denominazione – Aurelia GT 2500 “America” Covertibile – e venendo basata sulla quinta serie della B20 con cambio modificato, motore depotenziato a 110 CV ed un peso che aumenterà fino a 1200kg. Verranno introdotti anche ritocchi estetici, come l’adozione di un parabrezza non più panoramico ma che consentiva l’utilizzo di finestrini discendenti, la comparsa delle maniglie per le portiere e leggere modifiche al cospetto di frontale e posteriore. Nel luglio del 1956 questa versione viene soppiantata dalla terza ed ultima serie della B24 – derivante dalle modifiche estetiche perpetuate con l’avvento della sesta serie della B20 -, sulla quale si notano piccoli accorgimenti sia meccanici che estetici, come ad esempio la potenza che aumenta fino a 112 CV o la scomparsa dell’appellativo “America” dal nomen del modello. La diffusione infatti oltreoceano non andò come previsto – c’erano più di 1000 dollari di differenza in listino rispetto ad una Jaguar e ancor di più rispetto ad una Porsche -, data anche la modesta rete di distribuzione Lancia. La produzione giungerà al termine nel 1958. E si concluse così la storia di una delle spyder più famose nel mondo automobilistico. Un’auto che incarna le linee della dolce vita e del boom economico, un auto senza tempo. Infinitamente elegante e bella, che fa da quadro perfetto alla commedia di Dino Risi, ma con un finale dal gusto e dal sapore amaro, come quello della pellicola.





Tags : AureliaB24 SpyderIl sorpassoLancia
Marco Perziani

The author Marco Perziani

Dal 1991 ossessionato dai motori. Vi parlo di nuove uscite, e narro storie. Tutto esclusivamente a base di cilindri, passione, odor di carburante possibilmente sulle note di un V10 aspirato.