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4 RuoteFormula 1Su pista

Decisione giusta ma regola sbagliata: ecco perché sono assurde le scusanti usate dalla FIA con Hamilton





“Eccetto casi di forza maggiore (accertati come tali dai Commissari), l’attraversamento, in qualsiasi direzione, della linea che separa l’ingresso della Pit Lane dal circuito è proibito”. Così recita l’art. 4 lett. d) del Capitolo IV dell’appendice L del Regolamento Sportivo Internazionale della FIA, quello che, per intenderci, Lewis Hamilton ha infranto nel corso del 52° giro del GP di Germania. 

© Jose Rubio / Sutton Images
© Jose Rubio / Sutton Images

Ripreso nel suo gesto irregolare dalle telecamere di tutto il mondo, il #44 al termine del Gran Premio di Hockenheim è stato convocato in Race Direction dai Commissari. Trattandosi di una regola che nulla dispone circa l’entità o la tipologia di sanzione da irrogare, l’incertezza su quale “pena” il Collegio potesse infliggere a Lewis Hamilton ha regnato sovrana sino a quando, a circa 3 ore di distanza dallo sventolare della bandiera a scacchi, un comunicato ufficiale della FIA ha parlato di una “semplice reprimenda”.

Decisione che, articolo 4 e compagnia cantante alla mano, non è in contrasto con quanto scritto nel Regolamento. La regola in questione infatti, lasciando carta bianca ai Commissari, consente loro di decidere in base al caso concreto quale sia la giusta sanzione da irrogare. A Baku ad esempio – seppure in un contesto differente vista la ben diversa conformazione della Pit Lane del circuito azero, analoga a quella di Interlagos – a Kimi Raikkonen per la stessa infrazione sono stati comminati 5″ di penalità. Evidentemente però, decidendo di non tener conto dei precedenti, i Commissari di Hockenheim hanno ritenuto che il comportamento di Hamilton non fosse passibile di sanzione. Una decisione magari impopolare per molti ed ingiusta per altri, ma una decisione che – torno a ripeterlo – Regolamento alla mano non ha nulla di sbagliato. 

© Jose Rubio / Sutton Images
© Jose Rubio / Sutton Images

Quello che però ha fatto storcere il naso a molti è stato qualcos’altro. Per scagionare Lewis Hamilton, infatti, il Collegio dei Commissari di Hockenheim si è aggrappato ad alcune scusanti che fanno ben comprendere come ci si trovi di fronte ad un’altra assurda norma della FIA, una di quelle che permettono di avere una libertà d’interpretazione clamorosamente esagerata. Rileggendo il comunicato della Federazione notiamo che il #44 sia stato dichiarato innocente perché:

  1. Sia lui che la sua squadra hanno candidamente ammesso l’errore;
  2. C’era incertezza circa la giusta strategia da adottare, ed è stata proprio questa incertezza in seno al team a portare alla sua manovra;
  3. La manovra è stata effettuata in regime di Safety Car;
  4. Nessun pilota è stato messo in pericolo dalla sua manovra. 

E qui capite bene, sin da una rapidissima occhiata, che c’è decisamente più di qualcosa che non va. Proviamo a capire cosa, partendo dalla fondamentale premessa – e dal clamoroso errore – che la regola in esame si limita a stigmatizzare un comportamento irregolare senza evidenziare a priori scusanti o aggravanti.

  1. Abbiamo davvero gettato la croce addosso a Verstappen per due anni semplicemente perché non ammetteva candidamente (avverbio che riporto testualmente dal comunicato) di aver sbagliato e non perché abbia avuto un rateo partenze / pezzi di carbonio volanti da far impallidire chiunque? A questo punto, peraltro, una domanda mi sorge spontanea: se a Kimi Raikkonen ed alla Ferrari fosse venuto in mente, in quel di Siverstone, di ammettere candidamente di aver sbagliato a tamponare Hamilton in Curva 3, cosa sarebbe successo alla penalità di 10″ data al #7? Si sarebbe trasformata in lavori socialmente utili? Avremmo avuto il primo patteggiamento nella storia della F1? E lo stesso dicasi per Sebastian Vettel al Paul Ricard, per Max Verstappen in Cina o per decine e decine di errori commessi nel corso dell’anno. La FIA, sostanzialmente, con questo comunicato ci sta dicendo che ammettere candidamente (di nuovo) di aver commesso un errore potrebbe essere considerato una scusante in caso di violazione del Regolamento. Quindi se si frenasse 150 metri dopo un avversario, gli si perforasse la fiancata spedendolo su Vega e si andasse in Race Direction per ammettere assieme al team di aver sbagliato, si incapperebbe in una reprimenda? Magnifico, buono a sapersi. L’importante però, lo ribadisco, è che si faccia tutto candidamente, altrimenti i secondi di penalità potrebbero addirittura diventare 30″.
  2. C’era incertezza sulla strategia giusta da adottare. Mmmh. E in Toro Rosso allora cosa dovrebbero dire, che al povero Gasly è mancato poco che montassero le chiodate con asfalto appena umido e 25° nell’aria? La situazione credo fosse concitata per tutti visto che nell’arco di 35″ di gara abbiamo visto Vettel diventare nuovo testimonial della DHL, Perez riscoprirsi aratro d’altri tempi, Leclerc trasformarsi in un Beyblade e le Williams fingere problemi tecnici per non dover giustificare i 7 giri di ritardo buscati nonostante la Safety Car. La FIA, di nuovo, ci sta dicendo che per non incappare in delle sanzioni possiamo appigliarci al caos che regna imperante in pista, anche se siamo solamente noi ad infrangere le regole mentre gli altri impazziscono pur di cercare di rispettarle. Sarà mica colpa nostra se non riusciamo a far fronte ad una situazione che gli altri stanno gestendo, no?
  3. Perché si sa, l’attuale Safety Car è un’auto talmente potente da neutralizzare non solo la corsa, ma anche il Regolamento. Una volta scesa in pista la AMG GT-R, infatti, tutto è lecito: una sorte di “Notte del giudizio” su quattro ruote, per intenderci. La FIA, torno a spiegarvi, ci tiene ad informarci che se la VSC permette di non rispettare il delta di prestazioni lungo la corsia dei Box, il prode Maylander – che in quanto non Virtual ha delle peculiarità tutte sue, come il boss di fine livello di un qualsiasi videogioco arcade – consente di fare l’accidenti che si vuole nella Pit Lane. Gente che entra, gente che esce, la si può radere al suolo questa merda di Pit Lane. E dire che nell’articolo 4 e compagnia danzante non trovi posto alcun tipo di riferimento alla velocità degli avversari che sono in pista o al regime di gara – normale o di VSC e SC che sia – in cui si commetta l’infrazione. C’è semplicemente scritto che “è proibito”. Viene da pensare che anche entrare nella Pit Lane in senso contrario a quello di marcia potrebbe non essere una grandissima idea ma sapete, finché c’è Maylander in pista sembra che valga un po’ tutto…
  4. Pure qui, dov’è che sarebbe scritto che l’irregolarità della condotta è in qualche modo correlata alla pericolosità della propria manovra per gli altri? Anche Sainz in fondo ha superato la Sauber mentre era impegnato in una lotta all’ultimo km/h con il motorino dello Steward che si spostava all’interno della via di fuga e lasciando uno spazio di lato sufficiente per far atterrare un 747, eppure i suoi bravi 10″ di penalità mi sembra che li abbia ricevuti in maniera piuttosto celere. La FIA vuole dunque informarci, infine, che per non vederci rifilata una penalità basta che siamo attenti a non causare pericolo agli altri piloti. Di conseguenza, se ad esempio la lunga sequenza di curvoni che compone il primo settore del CoTA noi decidessimo di affrontarla tutta seguendo un’unica linea retta per cercare di guadagnare qualche decimo prezioso, dovremmo solamente fare attenzione a farlo quando nelle nostre vicinanze non c’è nessuno. Libidine.
© Steven Tee / Sutton Images
© Steven Tee / Sutton Images

Estremizzando un po’ i concetti spero di avervi fatto capire come, alla base di una decisione formalmente accettabile e comprensibile presa dalla FIA, ci siano delle motivazioni oggettivamente incomprensibili. L’analisi di ogni singola causa di giustificazione utilizzata ieri per scagionare Hamilton è infatti grado di rivelare molte falle nel percorso decisionale che ha condotto i Commissari ad emettere il loro verdetto, con la Federazione che ora ha creato un pericoloso precedente al quale, c’è da scommetterci, si appiglieranno in molti nel prossimo futuro. Applicare questi nuovi metri di giudizio lì dove i Regolamenti FIA presentano lacune potrebbe voler significare un’arbitrarietà di giudizio inaccettabile per uno sport come la F1, ma d’altro canto non applicarli dopo averli utilizzati per giudicare solamente uno specifico pilota ed una specifica scuderia vorrebbe dire alimentare il fuoco delle polemiche di chi grida sin da ora all’ingiustificato favoritismo. Da che parte deciderà di stare la FIA?





Tags : f1formula 1GP Germaniagp hockenheimlewis hamilton
Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow