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La vittoria inaspettata di Lewis Hamilton, il dramma sportivo di Charles Leclerc, l’errore marchiano di Sebastian Vettel, l’harakiri Renault: di cose, nel corso del GP del Bahrain, ne sono successe decisamente parecchie. Chi sarà stato però il migliore – e chi il peggiore – sull’asfalto illuminato a giorno del circuito di Sakhir?

© Steven Tee / LAT Images / Pirelli Press Area
© Steven Tee / LAT Images / Pirelli Press Area

LEWIS HAMILTON – 8. Parte male, recupera bene, si incarognisce alle spalle delle due Ferrari nonostante la Mercedes non sembri averne come le SF90 e alla fine la sorte lo premia per la sua perseveranza consegnandogli tra le mani una vittoria insperata. Granitico nel piegare la resistenza di Vettel con la rabbiosa manovra che con il senno di poi gli vale il successo in Bahrain, geniale nel minarlo psicologicamente con i complimenti a Leclerc nel dopo gara.

VALTTERI BOTTAS – 6. Si lamenta di un sacchetto di plastica che a suo dire ne avrebbe rovinato la gara, ma la sensazione è che il glaciale finlandese visto due settimane fa in Australia si sia leggermente sciolto al caldo del Bahrain. Scivola indietro da 2° a 4° con eccessiva rapidità, e da quel momento non ha più il passo di Hamilton: conquista il podio – obiettivo minimo sindacale quando si guida una Mercedes in condizioni normali -, ma a differenza del #44 non fa apparentemente nulla per meritarsi questo risultato.

CHARLES LECLERC – 10. MVP del weekend a mani bassissime. Letale in qualifica, maturo in gara quando rimette in piedi un GP complicatosi improvvisamente per via di una partenza poco felice, implacabile nell’avere un passo inarrivabile per chiunque altro. A tradirlo è la SF90, ma un 21enne che alla sua seconda gara in Ferrari annichilisce la concorrenza – in primis quella del compagno di squadra 4 volte Campione del Mondo – non si era mai visto, nella storia della F1.

MAX VERSTAPPEN – 8. La Red Bull non ne ha ancora per stare per tutto il GP con Mercedes e Ferrari, ma l’olandese è arcigno quel tanto che basta per tenere sempre la RB15 a portata di podio. Ostico come poche cose al mondo in fase difensiva, il #33 in Bahrain corre bene gestendo gomme e monoposto in attesa di tempi ancora migliori: sappiamo tutti che, a lui, sfiorare un terzo posto per demeriti altrui non basta affatto.

SEBASTIAN VETTEL – 3. E non venite a parlarmi di accanimento. Dietro a Leclerc in qualifica, parte bene ma poco dopo non riesce né a contenere il ritorno dell’arrembante compagno di squadra né ad imitarne il ritmo, facendosi anzi mettere sotto pressione da un Hamilton alle prese con una W10 non performante come la SF90. L’errore poi è da matita blu, sia perché ricalca un copione già visto sia perché sguarnisce la Ferrari della propria seconda punta nel momento di difficoltà di Leclerc. Deve riprendersi, e deve farlo in fretta: quest’anno, dall’altro lato del Box, non c’è più Raikkonen.

LANDO NORRIS – 9. Approdato in F1 tra lo scetticismo di chi non lo vedeva ancora veloce a sufficienza per fare il grande salto, il giovane britannico sfodera una grandissima prestazione. Prima centra la Q3 nelle qualifiche, dopodiché in gara sfrutta una McLaren finalmente dignitosa per issarsi sino alla 6^ posizione a suon di sorpassi – bellissimo quello messo a segno all’esterno di Gasly – e di giri inanellati su un passo interessante. Forse una delle sorprese più piacevoli di questo inizio 2019.

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KIMI RAIKKONEN – 7,5. Ancora una volta in Q3 con l’Alfa Romeo Racing, ancora una volta ottimo protagonista dell’avvincente lotta di metà classifica. Iceman disputa un buon weekend anche in Bahrain, mettendo in mostra un discreto brio sia sul giro singolo che nel corso dei tanti duelli che lo vedono protagonista. Forse potrebbe fare qualcosina in più in fase difensiva, ma con tutte quelle zone DRS presenti a Sakhir vien quasi da pensare che l’aver subito dei sorpassi facili non sia proprio colpa sua.

PIERRE GASLY – 4. No Pierre, non ci siamo ancora. Sovrastato da Verstappen sia in qualifica che in gara, agguanta qualche punto iridato in più per merito dell’harakiri Renault dopo essere stato costretto a lottare con il coltello tra i denti con la sua ex monoposto. Non fa disastri, non combina guai, ma da un pilota al volante di una Red Bull ci si aspetta ben altro.

ALEXANDER ALBON – 8. L’ultima volta che un pilota thailandese era riuscito a conquistare dei punti iridati nel Mondiale di F1 c’erano ancora le monoposto a sigaro: capite bene dunque perché la gara del giovane rookie della Toro Rosso assuma quasi i contorni dell’impresa. Discreto in qualifica, costante ed ostico nei sorpassi in gara, in Bahrain non ha assolutamente demeritato alla guida di una F1 risultando un osso duro persino per una monoposto più prestazionale come la RB15. Vedremo se e per quanto durerà.

SERGIO PEREZ – 6. Di esperienza, anticipando la prima sosta e ritardando la seconda, si cava d’impaccio dal traffico di centro gruppo e riesce ad impostare la propria gara sul suo ritmo, evitando così di rimanere coinvolto nei tantissimi duelli che animano le posizioni di metà classifica. Il problema è che Checo, pur facendo così, senza il dramma sportivo griffato Renault la zona punti l’avrebbe vista con il binocolo: la Racing Point va, ma non abbastanza.

ANTONIO GIOVINAZZI – 5. Ancora alle spalle di Raikkonen sia in qualifica che in gara, il #99 non riesce a brillare nel corso dei 57 giri del GP del Bahrain. Coinvolto in un incidente di gara con Daniil Kvyat dal quale è fortunato ad uscire senza danni, sostiene di non essere riuscito a conquistare il punto finito tra le mani di Perez per via della neutralizzazione finale. Rispetto a Melbourne c’è sicuramente stato un miglioramento, ma credo che da lui – e viste le prestazioni di Raikkonen – sia lecito aspettarsi anche qualcosina di più.

DANIIL KVYAT – 6,5. Fino al contatto con Giovinazzi il russo non stava disputando un brutto GP: costante, ostico in fase difensiva, con il senno di poi anche stavolta se la sarebbe potuta tranquillamente giocare per un posto in zona punti. Poi il patatrac con l’Alfa Romeo Racing, che non gli danneggia la monoposto bensì direttamente la gara: recuperare tutto quel tempo perso, con la STR15, è francamente troppo per il #26.

KEVIN MAGNUSSEN – 5. Ottimo 6° in qualifica, naufraga malamente in gara scivolando in 13^ posizione senza accusare particolari problemi tecnici. A fine gara dichiara di non avere la minima idea del perché la sua Haas abbia avuto un passo gara così evanescente, e sicuramente in vista di Shanghai spera che le cose cambino: il potenziale messo in mostra a Melbourne raccontava tutt un’altra storia.

LANCE STROLL – 4,5. Alla guida di una Racing Point capace – anche per sfortune altrui – di chiudere nei punti, il giovane canadese rovina tutto sin dai primissimi metri entrando in collisione con Romain Grosjean e venendo così costretto ad una sosta anticipata che altera completamente la sua strategia. In Australia era stato promosso, in Bahrain potremmo definirlo quantomeno rimandato.

GEORGE RUSSELL – 6. Sulla fiducia, come in Australia. La Williams non ne ha per stare con nessun’altra monoposto che non sia la Safety Car, e il povero Russell è costretto ad assumere le sembianze di una chicane mobile per tutta la durata del GP. Quantomeno si toglie anche in Bahrain lo sfizio di essere davanti a Kubica, ma è davvero poca cosa.

ROBERT KUBICA – 5. Sulla fiducia, come in Australia, ma con un voto in meno rispetto a Russell perché sia in qualifica che in gara non riesce a tenergli le ruote davanti. Per il resto, con questa Williams, non c’è molto altro che il polacco possa fare.

NICO HULKENBERG – 8. Stava rimediando ad una qualifica disastrosa con una gara monumentale, dopodiché la PU della sua Renault lo ha piantato in asso quando ormai sembrava fatta. Ed è un vero peccato, considerato che il #27 si stava togliendo anche la soddisfazione di mettersi alle spalle uno come Ricciardo.

DANIEL RICCIARDO – 5,5. No, neanche con il sorridente australiano ci siamo ancora. Ottimo in qualifica, tenta con il suo muretto di allungare all’inverosimile il primo stint in modo tale da sfruttare delle Medium più fresche nella parte finale di gara ma si accorge troppo tardi che l’azzardo strategico non paga. In balìa delle sue gomme viene risucchiato indietro in classifica, fino a quando (dopo aver preso un enorme rischio toccandosi con Hulkenberg) la sua R.S. 19 non si ammutolisce senza preavviso.

CARLOS SAINZ – 7,5. Un gran peccato, c’è poco da girarci intorno. Buona qualifica ed ottimi primi giri, dopodiché incontra sulla sua strada Max Verstappen e la sua gara, sostanzialmente, finisce lì: dopo aver perso un numero inenarrabile di posizioni è costretto ad un Pit anticipato per via del danno subito nel contatto con la RB15, e pur girando su un buon passo la sua MCL34 non ne ha per recuperare fino alle posizioni che contano. Termina ritirato un weekend che sarebbe potuto andare in maniera molto diversa.

ROMAIN GROSJEAN – S.V. Pronti, partenza e boom, viene centrato da Stroll in Curva 2 accusando una foratura nel punto peggiore del circuito e riportando danni che lo costringono di lì a poco al ritiro. E’ la seconda volta che il francese non riesce a vedere la bandiera a scacchi ma, quasi incredibilmente, in entrambi i casi la colpa non è stata sua.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow