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Le forze oscure di Vega (e di Aruba) avevano messo a repentaglio l’incolumità delle Pagelle Rimappate, scomparse tragicamente ed improvvisamente dal sito ieri notte alle 2 mentre le scrivevo. Ma l’Ignoranza non si doma così facilmente. Eccole qui dunque, pronte per allietare nuovamente il vostro martedì. Prendete e leggetene tutti, ancora una volta. 

LEWIS HAMILTON – 89. Che sono le volte in cui ripete che vorrebbe un duello ruota a ruota con Vettel. Si dimostra però scortese quando, appena dopo lo spegnimento dei semafori, saluta la compagnia ed inizia a comportarsi come la Sicilia e la Sardegna. Si isola insomma. A fine gara era soddisfatto, ma i giornalisti hanno notato che fosse un po’ più pallido del solito. Si era pensato ad un uso smodato di una nota sostanza sbiancante, mentre in realtà lo stesso Hamilton ha spiegato che la causa di ciò sia stata il suo dominio da imperatore sulla vettura del tedesco della Ferrari. KHAN DE GINA

SEBASTIAN VETTEL – 8. Per un attimo, quando ha visto un finlandese fare un regalo così grande agli altri mentre guidava qualcosa colorato di rosso, Bastiano ha creduto di trovarsi di fronte a Babbo Natale. Poi, quando si è reso conto che davanti a lui Hamilton stava scappando come se avesse il KKK alle calcagna, decide di fare tesoro di quei film di arti marziali visti per caricarsi prima del GP. Ecco perché, nei sorpassi su Raikkonen e Ricciardo, ci mette talmente tanta cattiveria da trasformarsi in un alter ego irruento di quel Bruce attore cinese, diventando Bruce Camente e gridando talmente forte da spingere i suoi meccanici a riadattare al suo atteggiamento combattivo il titolo di uno di quei film che Bastiano aveva visto. DALLA GINA CON FURORE 

MAX VERSTAPPEN – 8. Poco prima della partenza Horner gli dice “Mi raccomando, prima marcia”. Lui fraintende, capisce che il primo rapporto del cambio è marcito e decide di partire in seconda mandando in autocombustione 8 milioni di frizioni nel mondo. La sua gara comunque è un apostrofo rosa tra le parole “T’affumico”, condita di schiaffi sulle visiere, ginocchiate sugli zigomi e coltellate nel costato. Va detto però che lo si era capito sin dall’inizio che la sua sarebbe stata una gara aggressiva: in griglia infatti l’hanno visto arrivare vestito in una strana tuta imbottito di pelo, gli schinieri, un elmo con le corna e Stroll sottobraccio perché diceva che avrebbe avuto bisogno di Lance nel combattimento. Quando poi l’hanno sentito gridare “Io sono Attila!”, hanno capito che forse il buon Max aveva frainteso la categoria in cui stava correndo. FORMULA UNNO

KIMI RAIKKONEN – 3,14. Voci di corridoi dicono che in Ferrari abbiano dovuto aspettare circa 45 minuti prima che Kimi si decidesse a provare ad inserire nel lettore DVD il disco di quella vecchia commedia italiana intitolata “Il Sorpasso”. Ma che il buon Iceman fosse completamente fuori dal mondo in quel di Shanghai lo si capisce anche da come abbia cercato di far capire ai giornalisti che Ricciardo, per lui, rappresentava un ostacolo insormontabile quasi quanto quel muro divisorio che gli antichi cinesi costruirono per proteggersi dai mongoli. Ma capitelo voi che Raikkonen si riferiva a quello quando, nelle interviste, non faceva altro che imitare prima il verso della mucca e poi quello dell’asino. MUUUU RAGLIA

VALTTERI BOTTAS – 360°. Che non solo rappresenta l’angolo giro che ha disegnato con perizia lasciando sull’asfalto di Shanghai 4 kg e mezzo di Pirelli Soft, ma anche il modello di XBox sul quale si era allenato per riuscire ad eseguire quella piroetta con una maestria degna di Karolina Kostner. A quel punto finisce schifesimo nel gruppo e decide di darsi alla fuga piuttosto che affrontare l’ira del box. Toto Wolff pare infatti che sia talmente infuriato con lui da volerlo non solo licenziare in tronco, ma costringerlo a giurargli che non guiderà mai più un’auto, neppure quella Volkswagen usata parecchi anni fa da quell’esploratore veneziano che finì da quelle parti. MANCO POLO

CARLOS SAINZ – 69. Una gara eccelsa. In partenza sembra un disco da hockey per quanto slitta, ma poi sale in cattedra e decide di farci vedere come non si rientra da un testacoda, cercando di fondersi assieme alla barriera di gomme piuttosto che fare una manvora in più. La sua prestazione è comunque ottima, anche se qualche critica gli è arrivata per essere stato sorpreso, attorniato da donne dell’etnia locale in atteggiamenti equivoci, mentre cenava nel Motorhome della Toro Rosso. Lui si è giustificato dicendo però che la colpa fosse del cuoco, al quale aveva chiesto degli spaghetti con quei piccoli molluschi prima che fraintedesse completamente e chiamasse una compagnia di appuntamenti. PASTA CON LE MONGOLE

SERGIO PEREZ – CALIBRO 45. Il mercato, dalle sue parti, è in crisi. Voci sempre più insistenti parlano infatti di un nuovo cartello, questa volta di provenienza canadese. E così Sergio non ci pensa due volte: pronti, partenza, esplosione atomica. Ara Stroll con talmente tanta veemenza da spedire la Williams nella stratosfera e il giovane canadese direttamente su Marte, vista la conoscenza che grazie al suo sponsor Lance ha con quella famiglia locale, i Martini. In Force India comunque pare siano rimasti talmente impressionati dalla sua precisione balistica da modificare leggermente il suo soprannome, adattandolo all’occasione. CHECHINO

FERNANDO ALONSO – 7. Sembra che ormai sia diventato talmente bravo nelle partenze che persino i voli charter su cui si imbarca negli aeroporti riescano a guadagnare almeno 10 posizioni sugli ordini di partenza delle torri di controllo. Lanciando dei chiodi qua e là, respingendo con minacce di fornitura Honda chiunque gli si avvicini, resiste egregiamente. Poi però subisce il sorpasso di Sainz, uno che fino a pochi giri prima ballava il Khan Khan con le gomme delle barriere, e la pazienza finisce. Tira infatti un porcone talmente violento da disintegrare il semiasse della sua McLaren, che si pianta in pista pochissimi metri dopo costringendolo a tornare ai box con l’andatura felice e spensierata tipica di quei morti viventi protagonisti di quella serie TV che si svolge nella sede della scuderia. THE WOKING DEAD

ANTONIO GIOVINAZZI – 360.000. Che sono, a occhio e croce, gli € che è costata alla Sauber la sua trasferta cinese. Ha talmente tanta paura ora di quelle condizioni miste asciutto-bagnato che quando in squadra gli hanno chiesto se poteva gentilmente portare fuori dal Motorhome il secchio dell’umido pare si sia alzato urlando e sia scappato via. La causa dei suoi incidenti, comunque, pare sia stato un fraintendimento linguistico con il suo manager, che nel fargli capire la città in cui si correva sembra che non abbia scandito benissimo tutte le consonanti. E il nostro buon Antonio, di conseguenza, ha azzoppato due C36 solo per sentirsi più a proprio agio in quella città in cui credeva di essere. SHANCAI

LANCE STROLL – 30. Per una volta che era riuscito a non demolecolarizzare nulla – a parte un bambino nella folla al quale Stroll invece che dare il 5 ha tirato una castagna così forte da rimandarlo indietro nel tempo fino all’incubatrice -, si ritrova centrato da quella Toro Rosa che ha tra le mani Sergio Perez. Dopo l’incidente i giornalisti lo hanno descritto come “Molto calmo”, ma la verità è che probabilmente non hanno capito che quella frase rivolta a Perez nel corso di ogni giro non era esattamente un modo per indicare le origini asiatiche della mamma del messicano. “FIGLIO DI BUTHAN”
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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow