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MV Agusta è davvero un’altra cosa? Siamo andati a Schiranna per scoprirlo





Spesso si sente dire che le MV Agusta sono motacce, stupendi cancelli che faticano a star assieme e con motori pronti a lasciarti a piedi da un momento all’altro. Che te la vendono in offerta 3×2, così che con la terza puoi aggiustare le altre due. Altrettanto spesso si sentono possessori entusiasti delle moto prodotte a Schiranna, sia munite del moderno tre cilindri che del più storico 4-in-linea a valvole radiali, che non hanno di che lamentarsi sulla tenuta meccanica. Anzi, spesso raggiungono pure dei chilometraggi interessanti. Per molti le MV Agusta sono anche oggetti d’arte, degne addirittura di venir esposte al MoMA di New York.
Dove sta la verità? MV è davvero un’altra cosa? Per scoprirlo siamo andati a Schiranna, dove tutte le MV Agusta vengono prodotte.

Il piazzale da dove escono tutte le MV Agusta prodotte si trova letteralmente in riva al lago, un panorama stupendo che fa pari coi tanti premi vinti dalle creazioni che sono state concepite tra qui ed il CRC di San Marino. Lo stabilimento di Schiranna ha sede nella storica fabbrica della Cagiva, il cui nome iconico addobbato dall’elefantino sovrasta ancora ingresso esterno, e che prima ancora apparteneva alla Aermacchi. Per accedere alla fabbrica vera e propria, che sorge sul lido del Lago di Varese è necessario passare per un salottino dove un centinaio di foto raccontano la storia ed i successi di MV Agusta e Cagiva. In questo contesto spicca la più nota citazione di Claudio Castiglioni, che nero su bianco pare mettere in guardia chiunque stia per entrare.

Le moto sono oggetti che fanno sognare.
Hanno colori e suoni diversi, hanno forme che rivelano l’ispirazione di chi le ha concepite.
A volte queste creazioni sono autentici oggetti d’arte motoristica,
che trasformano il progettista in artista.

Oltre alle varie Marzocchi, Brembo e Marchesini per la componentistica più specialistica, MV Agusta si affida ad aziende esterne ma del territorio sia per far realizzare i singoli tubolari, che vengono saldati e rifiniti internamente per realizzare i famosi telai a traliccio misti a piastre in alluminio, che per i basamenti e le testate del motore. Queste componenti dell’unità motrice arrivano grezze e vengono lavorate artigianalmente nella fabbrica di Schiranna con delle lavorazioni non automatizzate. I singoli basamenti e le singole testate vengono lavorati e portati a tolleranza da tecnici specializzati, anche attraverso macchine utensili, ed infine verificati a campione prima di poter essere immessi nella catena di montaggio.


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L’assemblaggio è diviso in tre fasi, e tutto parte dal cambio. I cambi di tutte le MV Agusta sono assemblati a mano, da due tecnici specializzati che poi passano i manufatti alla linea di assemblaggio dell’unità propulsiva. Si passa quindi all’assemblaggio del motore dove sono impiegati una dozzina di tecnici, che unendo i cambi ai basamenti danno vita ad una nuova linea. Al termine di queste fasi ogni motore, dopo essere stato dotato delle componenti elettriche, viene acceso e verificato al banco e solo se l’esito è positivo viene installato nel telaio, per passare alla terza fase.

Se i risultati sono positivi, agli assiemi motore-telaio vengono quindi aggiunte le sovrastrutture e la ciclistica. Un’altra dozzina di tecnici viene impiegata in questa terza linea, al termine della quale vi è un nuovo controllo, molto più invasivo del precedente. Vengono verificati i circuiti di raffreddamento e lubrificazione di ogni moto assemblata, così come l’impianto elettrico e quello frenante. Una volta passato questo secondo controllo le moto passano in sala prove, dove vengono verificati i consumi, le emissioni ed i dati di potenza e coppia alla ruota al banco, simulando un giro in moto di circa 30 minuti. In tutto le MV Agusta escono dalla fabbrica di Schiranna con tre avviamenti volti a verificare l’efficienza dei motori, che infine risultano pre-rodati grazie anche al lavoro di fino svolto dai tecnici che hanno rifinito le componenti all’inizio. Da notare come le moto per il reparto Corse vengano prelevate dalla produzione standard, indice di una elevata cura da parte della Casa per ogni singola moto prodotta.

Le motociclette vengono quindi sottoposte una ad una alla verifica qualitativa finale, svolta da un tecnico che armato di chiave dinamometrica e calibro verifica che tutto sia come da progetto evitando che qualcosa sia stato lasciato al caso. Da qui le moto vengono parcheggiate nell’hangar, una volta verniciatura dell’Aermacchi, dove prendono le strade più disparate. Così si conclude il processo produttivo delle MV, semplice ma mai banale e che permetterebbe la realizzazione di 8000 moto all’anno pur mantenendo una elevata cura artigianale, anche se la volontà è quella di tenersi attorno alle 5000 unità. Da segnalare che, con l’introduzione delle versioni Euro IV, tutte le MV Agusta vengono offerte con 36 mesi di garanzia e 3 anni di manutenzione programmata inclusi nel prezzo.

Ora è necessario rispondere alla domanda iniziale e sì, MV Agusta è davvero un’altra cosa. L’artigianato italiano è un unicum a livello mondiale, ed agli occhi dello straniero è una delle nostre massime espressioni artistiche. MV Agusta non si limita a fabbricare le motociclette, le produce in serie con una cura tale da sublimare a quintessenza dell’arte artigianale italiana. La bellezza delle moto pensate e realizzate a Schiranna non è un fattore primario, ma è figlia dell’unione tra ricerca tecnologica e funzionalità. Questi sono i precetti alla base dell’operato di Massimo Tamburini, che ha trovato terreno fertile nella passione viscerale di Claudio Castiglioni, sui quali si sono poste le basi per la rinascita di questo marchio storico a metà anni 90, dopo il risanamento di Ducati e Morini. Tutt’oggi a Schiranna si lavora seguendo questa filosofia alla quale si è affiancata, su spinta del nuovo amministratore delegato Timur Sardarov, una nuova missione aziendale, quella di introdurre nelle settore motociclistico il concetto del lusso.





Tags : MV Agusta
Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.