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Domenica 22 settembre ad Aragon Marc Marquez ha tagliato un bel traguardo, quello dei primi 200 Gran Premi disputati nel Motomondiale. Un traguardo, festeggiato dominando, che ci può far tirare le prime somme di una carriera che già lo proietta verso il ristretto circolo delle leggende, del motociclismo e del motorsport in generale.

Ad oggi Marc vanta 78 vittorie, pari al 39% dei Gran Premi disputati, con 129 podi (65%) e 69 giri veloci in gara (34,5%). La specialità di Cervera è il giro secco, e Marc in questi primi 200 GP ha conquistato 89 pole position (44,5%). Viene naturale buttare l’occhio anche ai primi 200 Gran Premi di Valentino Rossi, che raggiunse questo traguardo il 22 giugno 2008 a Donington Park. Tanto Marc quanto Vale hanno raggiunto questo traguardo nel corso della stagione dell’ottavo titolo, con sette già in bacheca.

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A risultati in gara il Dottore sovrasta sensibilmente el Cabroncito con 91 vittorie (45,5%, +6,5%), 144 podi (72%, +7%) e 74 giri veloci in gara (37%, +2,5). Solo nel numero di Pole Position il pilota di Tavullia prende paga, al duecentesimo GP ne contava ‘appena’ 51 (25,5%, -19%). I numeri sorridono a Rossi mentre Marquez ha dalla sua l’età, tre anni più giovane di quel Rossi. Ogni tanto fermarsi a guardare i numeri è interessante, anche se sono sempre troppo freddi perché scarichi delle emozioni.

Per ricordare quelle, fa comodo segnarsi le date importanti ed il 23 settembre ne è una: 12 anni fa cadeva di domenica, il circo del Motomondiale aveva fatto tappa a Motegi e Casey Stoner conquistò il suo primo titolo iridato. Il Canguro regalò a Ducati il primo e per ora unico titolo nel Motomondiale.
Stoner è uno di quei piloti che dimostra quanto sia fuorviante basarsi solo sui numeri
, perché anche ponderandoli questi non bastano a descrivere il talento e le gesta di un pilota. In tutta sincerità, le prime due stagioni della MotoGP 800 sono quelle a cui ripenso con più affetto. Perché la rivalità tra Casey e Valentino era totale ma integrale, legata solo alle moto. Inesistente lontano dai circuiti.

Una guerra di stili e filosofie. La potenza pura fuori dalle curve della rossa di Borgo Panigale contro il controllo totale nelle curve della blu di Iwata, le derapate di Stoner contro le staccate di Rossi. Lo sconosciuto che arriva e vince da una parte, la superstar che si mette in discussione per tornare a vincere dall’altra. C’è pure il plot twist di Rossi, che pretende di passare alle Bridgestone ma attenzione, non su specifiche dedicate alla Yamaha. Rossi pretese le stesse gomme usate dalla Ducati, dalla costruzione marmorea rispetto alle molto più leggere e flessibili Michelin, che rimasero al debuttante Lorenzo.
Nel biennio 2007/2008 si è davvero condensato tutto quello che il motorsport ha da offrire, sia sul lato umano che sul lato puramente tecnico.

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Nel 2008 debuttava nel Motomondiale Marc Marquez, alla guida di una KTM 125 FRR. Proprio in quel 22 giugno 2008 a Donington Park coglieva il primo dei 129 podi raggiunti finora. Guarda te il caso, alle volte.
Oggi Marc è stratosferico, al momento il miglior pilota per velocità e gestione della corsa. Come se non bastasse sa pure sfruttare i propri errori per migliorarsi, un alieno. Così superiore da far sembrare scarsi gli avversari potendo giocare con loro. Ma guai a farlo arrabbiare, sennò prende e dà tutto rifilando un secondo al giro agli avversari. Proprio come quel Rossi degli anni duemila. Uguali.

Entrambi hanno riscritto le regole d’ingaggio nel Motomondiale, sbeffeggiato la generazione di piloti che avrebbe dovuto precederli. I loro avversari hanno accusato il proprio mezzo per le sconfitte, incrinando i rapporti interni ai vari team. Vale e Marc hanno imposto la propria guida e tratto vantaggio, costringendo gli avversari a percorrere una strada che non era loro. Il Dottore ha pure saputo evolversi quand’è stato il momento e sicuramente Marc sarà altrettanto abile. Perché sono fatti della stessa stoffa, quella del vincente, con il filo del talento a tenere tutto assieme. 

Ora Marc e Vale stanno provando una convivenza difficile, a tratti logorante per loro ed irritante per noi. Molto probabilmente, se Rossi si fosse ritirato prima dell’avvento di Marc, si lancerebbero attestati di stima reciproci e sinceri ad ogni occasione. Com’è stato tra lo stesso Valentino e Mick Doohan. Invece il destino li ha voluti nella stessa griglia di partenza. Il Dottore, senza lo smalto e la voglia di rischiare di un tempo, si vede annichilire più di quanto lui stesso facesse coi propri rivali. Eppure continua ad essere il più amato, il più seguito. Questo un po’ snerva Marc, che anche vincendo più dello spilungone da Tavullia non potrà riempire di rosso e nero tutte le tribune finché questi corre.

È naturale pensare che questo Marquez sia il migliore di sempre, ma è un errore. Com’è stato dieci anni fa con Rossi. Tra quindici anni, forse dieci oppure venti, ci sarà un’altro pilota capace di vincere guidando come nessun’altro, due spanne sopra gli avversari per talento e determinazione. Nel frattempo possiamo goderci questa coesistenza, unica, tra i due migliori piloti di due epoche davvero diverse.

Il rammarico è che sarebbero dovuti essere tre, se qualcuno non avesse voluto mollar tutto per andare a pesca.

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Tags : 200 GPmarc marquezmotogpvalentino rossi
Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.