Dopo essere arrivato sulle rive del Mar Caspio sospinto da un’ondata d’entusiasmo dovuta a un feeling con l’auto a suo dire sempre crescente, Lewis Hamilton ha visto naufragare senza appello le speranze di cogliere un buon risultato nelle qualifiche del Gran Premio dell’Azerbaijan: il #44, che recrimina qualcosa per un Q2 eseguito in maniera non perfetta, si è ritrovato escluso dalla lotta per la pole position ben prima di quanto sperasse alla vigilia.

Fa quasi impressione, ora che è stato emesso il verdetto dalle qualifiche del GP dell’Azerbaijan, leggere le dichiarazioni rilasciate da Lewis Hamilton alla vigilia e al termine della prima giornata del fine settimana di Baku. Il #44 infatti, reduce da una uscita monzese non particolarmente esaltante ma neppure drammaticamente difficile, tanto nelle interviste pre weekend quanto nelle dichiarazioni post venerdì aveva lasciato trapelare un entusiasmo piuttosto tangibile.
“Sarebbe bello lottare per il podio” – diceva infatti Hamilton il 18 settembre – “Sento che a livello di feeling abbiamo fatto dei progressi nelle ultime gare e sono abbastanza ottimista per Baku. Stiamo crescendo costantemente e, man mano che trascorro più tempo con il team, ho sensazioni sempre più vicine a quelle che desidero dalla macchina.” E ancora, il 19 settembre dopo avere conquistato la vetta della classifica nelle FP2: “È stato molto positivo avere una seconda sessione così solida, probabilmente la mia migliore FP2 dell’anno finora, che dimostra i progressi che stiamo facendo. Ci sono ancora alcuni aspetti su cui possiamo migliorare per domani, ma credo che stiamo andando nella giusta direzione”. Sono trascorse rispettivamente 48 ore e 24 ore dalle due dichiarazioni appena riportate, eppure – classifica delle qualifiche di Baku alla mano – sembra che di tempo ne sia passato molto di più.
L’1’42”183 con cui Lewis Hamilton ha concluso la propria sessione – venendo escluso già nel corso del Q2 in virtù della 12ª posizione – racconta infatti una storia parecchio diversa. 928 millesimi di ritardo dalla migliore prestazione della manche sono tanti, troppi per non stridere in maniera netta con le aspettative e le speranze che l’inglese e la Scuderia Ferrari nutrivano per il sabato azero. Tuttavia, nonostante il cronometro sia stato piuttosto inclemente nei suoi confronti, il #44 davanti ai microfoni di Sky Sport ha sostenuto di avere comunque trovato degli aspetti positivi in questo sabato amarissimo.
“Credo che la nostra esecuzione avrebbe potuto essere migliore nel Q2” – ha esordito Lewis Hamilton – “Sicuramente c’è qualcosa di cui dobbiamo prendere nota per cercare di migliorare ancora. Credo che tutti nella top ten in quel momento avessero a disposizione tre set di Medium, mentre io ne avevo solamente due. Si vedeva che la mescola media era la più veloce, ma io purtroppo non ne avevo a sufficienza”. Così come accaduto in altre occasioni in questo 2025, anche durante le qualifiche del GP dell’Azerbaijan si è infatti riproposto sul giro secco il dilemma tra la Medium C5 – la mescola morbida della passata stagione – e la nuova Soft C6. Non tutti i piloti hanno siglato la propria migliore prestazione utilizzando il compound più soffice del lotto, con la Pirelli dalla banda gialla che anzi è stata sfruttata da Andrea Kimi Antonelli e Carlos Sainz nel loro tentativo in Q3 a dimostrazione di un’efficacia nel time attack rimasta immutata a 12 mesi di distanza.
Nel confronto con Max Verstappen, che proprio con la Medium C5 ha messo a segno l’1’41”255 che gli è valso la miglior prestazione nel Q2, Lewis Hamilton ha perso terreno in modo importante ovunque ci fosse bisogno di precisione in inserimento e di trazione in uscita. Il #44 ha accumulato un ritardo di 326 millesimi nel primo settore e di addirittura 618 millesimi nel secondo parziale, riuscendo a guadagnare la miseria di 16 millesimi solo e soltanto in quel terzo settore che di curve sostanzialmente non ne ha. Oltre a una scelta forse non ottimale della mescola, a complicare ulteriormente la situazione del #44 è stato anche un primo tentativo rovinato da una bandiera gialla. Bandiera gialla che, come nelle migliori storie, ha costretto Hamilton non solo a sciupare – per di più a pieno carico – il picco di aderenza offerto dalla mescola Soft, ma anche a rinunciare a un cambio di strategia in corsa. L’inglese, nel bailamme di una qualifica caratterizzata da ben sei bandiere rosse, avendo infatti verosimilmente bisogno anche di un rapido refuelling con ogni probabilità non sarebbe riuscito a rientrare ai box, montare le desiderate Medium, mandarle in temperatura e chiudere un giro veloce prima che la bandiera a scacchi venisse esposta, e si è quindi ritrovato a dover disputare l’intero Q2 su un unico set di Soft. Absolute cinema, come dicono quelli che ne sanno.

“Mi sentivo comunque veloce sulle Soft: avrei voluto provare a fare un altro giro, ma non avevo più carburante a sufficienza” – ha infatti proseguito Hamilton, che del cambio di strategia in corsa ne ha pure parlato con il muretto e che comunque difficilmente sarebbe riuscito a migliorarsi con delle Soft così usate – “Vedo comunque degli aspetti positivi in questo weekend: sono molto dispiaciuto perché avrei voluto regalare un bel risultato ai ragazzi che sono qui e a quelli che lavorano in fabbrica. Credevo che avrei potuto puntare alle prime tre posizioni o addirittura alla pole position per le buone sensazioni che mi trasmetteva la macchina, ma non è andata così”. A condizione che la Scuderia Ferrari ritrovi se stessa tra questa notte e le 13:00 di domani, l’inglese ha a disposizione l’intera domenica pomeriggio per sperare di cogliere un risultato appagante: il Baku City Circuit in più di un’occasione ha regalato gare caotiche vinte da piloti che scattavano ben lontani dalle posizioni di testa, e dunque non tutto è ancora perduto. Dopotutto i conti, come diceva quel tale, si fanno solo alla fine.


