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Moderazione. Tanto in un senso, quanto in un altro. La parola d’ordine, in domeniche come quella che sta per tramontare, dovrebbe essere questa. Moderazione. Nei commenti, nei giudizi, nelle accuse e nelle difese. Condita, all’occorrenza, da un pizzico di obiettività.

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© Scuderia Ferrari Press Office

Le faccine da pagliaccio sono facili da trovare, rapide da inviare e innocue per chi le manda. Un gesto veloce sulla tastiera, ripetuto tante volte quante si crede valga la pena ribadire il concetto, spedito sul web all’indirizzo non si sa neppure bene di chi. Moderazione. Perché è vero, è difficile se non impossibile trovare una spiegazione a quanto successo all’Hungaroring oggi, ma è altrettanto vero che dal divano molte cose riescono più facili. Risolvere i problemi economici di un Paese, azzeccare la formazione di una squadra o segnare un rigore decisivo, escogitare la giusta strategia in una gara sembrano sempre giochi da ragazzi quando si è lontani da quella pressione che, a volte, distorce la visione delle cose. Moderazione. L’errore c’è stato. Lo dicono i tempi, lo dice la classifica e lo dice persino chi quelle gomme le produce e le conosce come le proprie tasche. Negarlo, quando un pilota passa sul traguardo 6° dopo essere stato in testa a una gara asciutta e priva di Safety Car, sarebbe impossibile. Impossibile sarebbe però, quasi allo stesso modo, negare anche che la Ferrari nella domenica ungherese abbia funzionato come sarebbe stato lecito aspettarsi. Le F1-75 hanno faticato a portarsi davanti a Russell, a resistere agli attacchi delle Red Bull, a respingere la rincorsa di Hamilton e a recuperare su Perez. Momenti, mescole e condizioni differenti hanno raccontato, con voci diverse, la stessa poco esaltante storia. Moderazione e obiettività. La confusione – e tanta – sul fronte strategie, è andata di pari passo con certezze tecniche che le nuvole ungheresi hanno coperto esattamente come hanno fatto con il sole di Budapest. Il dominio che il venerdì aveva in qualche modo preannunciato, oggi, sarebbe stato difficile da replicare. Non estremizzare gli effetti – indubbiamente negativi – della strategia, dunque, è giusto. 

D’altro canto, difendere oggi a spada tratta l’operato del muretto Ferrari – fallibile perché composto da esseri umani esattamente come tutti gli altri – usando come pretesto il ritmo claudicante della F1-75 parrebbe eccessivo. Moderazione. Sainz e Leclerc sono stati in testa, tra i primi, sul podio, per larghe parti del GP. Vederli concludere al 4° e al 6° posto – dopo essere peraltro partiti dalla 2^ e 3^ casella dello schieramento – è indice evidente del fatto che qualcosa, anche dalle parti del muretto box, non abbia funzionato come avrebbe dovuto. Coprire la strategia di Verstappen optando per gomme che la stessa Pirelli aveva indicato come non particolarmente performanti è parso strano, e la sosta aggiuntiva a cui è stato chiamato Leclerc per montare pneumatici Soft e smarcare quelle gomme Hard che così in difficoltà lo stavano mettendo ha avuto il sapore della beffa. Moderazione. Accusare di semplicismo chi, in maniera civile, solleva delle perplessità lecite sulle scelte strategiche del muretto Ferrari – interrogandosi anche solo per capire quanto successo – non è così diverso dal premere ripetutamente certe emoji sulla tastiera. È giusto domandarsi perché a Maranello non abbiano deciso di smarcare le Soft all’inizio o per un breve stint centrale; perché non abbiano cercato di allungare quanto più possibile la vita delle Medium montate da Leclerc dopo la prima sosta (ritardata proprio per questo motivo); perché abbiano deciso di sottovalutare i segnali che Pirelli prima e Alpine poi avevano mandato e stavano mandando. Moderazione e obiettività. Le Ferrari F1-75 forse non avrebbero comunque vinto il Gran Premio dato il loro ritmo non irresistibile, ma ipotizzare – o puntare a – un podio con almeno uno dei due piloti non sembrava impresa impossibile. Non pensare che il secondo o il terzo gradino del podio siano effettivamente sfuggiti per via di scelte apparentemente incomprensibili del muretto, dunque, è altrettanto giusto.

Moderazione e obiettività quindi, anche nelle domeniche più convulse. Nell’attesa che le nuvole ungheresi passino portando con sé anche quelle, ben più nere, che per tutto il mese di agosto aleggeranno sulle teste degli uomini Ferrari.





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow