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Helmut Marko non ha tutti i torti: la Formula E deve cambiare





«La Formula E è solo una scusa dell’industria automobilistica per distrarre dal DieselGate». Queste le parole – durissime – che Helmut Marko ha pronunciato all’indirizzo della serie elettrica. E nella sua dichiarazione, rilasciata a Motorsport.com, il consulente Red Bull tocca molti punti dolenti della categoria verde. E su alcune cose “ci azzecca” in pieno.

©Mark Thompson/Getty Images/Red Bull Content Pool
©Mark Thompson/Getty Images/Red Bull Content Pool

Helmut Marko, super-consulente della Red Bull Racing, non le manda a dire. Gli ePrix non sono un investimento produttivo per la Casa dei Bibitari. Potranno esserci tutti i sussurri che vogliamo sull’ingresso della Ferrari nella categoria. Di certo non ne vedremo di simili per la scuderia anglo-austriaca. Che esclude senza se e senza ma un debutto nella formula al litio.

«Chiedete alla vostra fidanzata se preferisce andare a vedere una gara a Spa o a New York. Questo è il concetto su cui si basa la Formula E per attirare le persone». Non ha tutti i torti l’ex pilota e decano del Red Bull Junior Team. Anche in passato abbiamo lamentato quanto le corse elettriche contino moltissimo sull’attrattività del “contorno”, svalutando l’elemento racing.

«Noi siamo puristi dell’automobilismo» ribadisce Marko. Ed è questa l’argomentazione che meglio si può usare per smontare la serie elettrica. La categoria si basa tutta sull’elemento cool, alternativo rispetto alle corse tradizionali. Una scelta che può anche starci: ma che non convince del tutto la platea degli appassionati.

Le innumerevoli trovate con cui l’organizzazione condisce i suoi eventi non emozionano più di tanto. Anzi, spesso innescano reazioni virulente da parte degli appassionati storici. Che hanno respinto (forse esagerando) il concept di FanBoost e di Attack Mode. Addirittura molti tifosi del motore a scoppio bollano la Formula E come un mero teatrino.

©Audi Communications Motorsport / Malte Christians
©Audi Communications Motorsport / Malte Christians

Ma una fan-base ormai esiste. La FE attrae qualcuno e (complice il frequente rinnovo delle date in calendario) riesce a vendere i biglietti dei suoi ePrix. In più sta ricevendo una crescente attenzione mediatica, complici anche gli ingressi di innumerevoli Costruttori in veste ufficiale. Tra gli altri ricordiamo Audi, Nissan, Mercedes, Porsche, BMW, DS…

Forse sono i deteriorati rapporti con Audi ad aver spinto Marko a spendere parole tanto pesanti. Di certo però non ha tutti i torti quando presagisce che il giocattolo elettrico si romperà. La bilancia costi/benefici è destinata a pendere verso i primi. A meno che non ci si inventi una strategia perfetta per monetizzare un incasso assai superiore.

«All’inizio i costi della Formula E erano di otto milioni all’anno e ora sono arrivati a più di venti. Quando arriveranno marchi come Porsche e Mercedes saranno destinati a salire ulteriormente». All’aumento delle spese non è corrisposto un aumento delle entrate. «Ma non c’è quasi nessun introito generato dalla televisione». E con tutte queste Case ufficiali in gara, «quando i costi arriveranno a 40 o 50 milioni all’anno [perché saranno entrati molti marchi, ndr], almeno un Costruttore arriverà quinto o sesto. Quando succederà questo, l’euforia scenderà molto rapidamente».

©Audi Communications Motorsport / Malte Christians
©Audi Communications Motorsport / Malte Christians

E in effetti non è inverosimile immaginare le difficoltà delle squadre corse a giustificare grandi investimenti e minimi ritorni dei programmi elettrici, se i risultati (e la gloria) non arriveranno.

«Le monoposto poi sono come delle F3 con batterie da 400kg» conclude Marko. «Sono vetture molto lente, attraenti solo per questi circuiti stretti e sinuosi». Ma insomma, ci sarà un pregio? «A livello di marketing. Perché si corre nelle città».

Togliete lo scenario e gli espedienti, sembra suggerire Marko, e cosa rimane alla Formula E? In effetti, poco. Bisognerà trovare il modo di renderla un prodotto competitivo. Se i prezzi saliranno, il manager ha ragione: la categoria non riuscirà a stare sul mercato. O perlomeno, a trattenere i Costruttori. Ma non è detto che la strada che ha imboccato sia sbagliata. Perché la FE basa tutto il suo successo sulla sua diversità, rispetto alla F1.

E dopotutto, la bordata sul DieselGate, lascia pensare che Marko pensasse poco alla serie verde. E molto di più al naufragato rapporto tra il Volkswagen-Audi Group e la sua Red Bull.





Tags : Dieselgatehelmut markoMarko FE
Marco Di Geronimo

The author Marco Di Geronimo

Nato a Potenza nel 1997, sono appassionato di motori fin da bambino, ma guido soltanto macchinine giocattolo e una Fiat 600 ormai sgangherata. Scrivo da quando ho realizzato che so disegnare solo scarabocchi. Su Fuori Traiettoria mi occupo, ogni tanto, di qualcosa.