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John Wyer: il genio silenzioso dietro gli storici successi di Aston Martin, Ford e Porsche a Le Mans





La storia di John Wyer, storica figura di riferimento e autore dei successi di Aston Martin, Ford e Porsche alla 24 ore di Le Mans.

John Wyer
© Bryan Snelson

Nel mondo del motorsport, i riflettori sono spesso puntati su piloti e costruttori, ma alcune delle menti più influenti operano dietro le quinte. John Wyer è una di queste figure leggendarie. Ingegnere, manager e stratega, Wyer ha contribuito a scrivere alcune delle pagine più gloriose delle corse endurance, legando il suo nome a tre marchi mitici: Aston Martin, Ford e Porsche. La sua carriera, che attraversa oltre due decenni, è una storia di innovazione, visione e successi.

Dalle origini alla vittoria con Aston Martin

Nato nel 1909 in Inghilterra, John Wyer inizia la sua carriera nel settore automobilistico come tecnico e ingegnere. Dopo varie esperienze, entra in Aston Martin nel secondo dopoguerra, dove nel giro di pochi anni diventa team manager della squadra corse ufficiale.

Sotto la sua guida, Aston Martin vive il suo momento d’oro. Nel 1959, Wyer conduce il team a un doppio trionfo: la vittoria alla 24 Ore di Le Mans con la leggendaria DBR1, guidata da Carroll Shelby e Roy Salvadori, e la conquista del Campionato del Mondo Sport Prototipi. Questi risultati proiettarono Aston Martin nell’olimpo del motorsport e affermarono Wyer come uno dei manager più competenti e rispettati del settore.

La svolta americana: Ford GT40

Negli anni ’60, la scena delle corse endurance si anima con un nuovo attore deciso a dominare: Ford. Dopo la famosa rottura tra Henry Ford II ed Enzo Ferrari, l’obiettivo della casa dell’Ovale Blu diventa chiaro: vincere Le Mans e battere Ferrari sul suo terreno.

Nel 1963, Wyer viene incaricato di dirigere il neonato reparto Ford Advanced Vehicles (FAV) in Inghilterra, con l’intento di sviluppare un’auto competitiva per Le Mans. Nasce così la Ford GT40. Ma le prime versioni si rivelano instabili, inaffidabili e poco competitive, e Ford decide quindi di affidare il programma sportivo a Carroll Shelby negli Stati Uniti, mentre Wyer fonda la propria struttura, la JW Automotive Engineering (JWAE).

Con il supporto della Gulf Oil, Wyer prosegue lo sviluppo della GT40. È in questo periodo che nasce la leggendaria livrea azzurra e arancione Gulf, destinata a diventare una delle più iconiche della storia delle corse. Nel 1968 e 1969, le Ford GT40 gestite da Wyer vincono la 24 Ore di Le Mans, dimostrando il valore del suo approccio metodico, pragmatico e visionario.

John Wyer
© paPisc

L’era Porsche: la 917 e il dominio Gulf

Nel 1970 Porsche decide di affidare alla JWAE il programma sportivo della Porsche 917, un prototipo potentissimo ma ancora acerbo. La versione originale del 1969, infatti, soffriva di gravi problemi di instabilità aerodinamica, che al netto di un’incredibile velocità in rettilineo, accusava problemi alle alte velocità, tanto da mettere in difficoltà anche i piloti più esperti.

Wyer e il suo team lavorano a stretto contatto con Porsche per sviluppare una nuova configurazione della vettura: nasce così la 917K (“Kurzheck”, coda corta), una versione con maggiore deportanza e stabilità. Le modifiche si rivelano vincenti. La 917 Gulf domina il Campionato del Mondo Marche e vince Le Mans nel 1970 e 1971. Grazie alla gestione di Wyer, Porsche riesce finalmente a conquistare la corsa più prestigiosa del mondo. I collaudatori di questa vettura furono su tutti Bryan Redman e Jo Siffert.

Durante questo periodo, la combinazione Porsche–Wyer–Gulf diventa sinonimo di eccellenza. Piloti come Pedro Rodríguez, Jo Siffert, Jackie Oliver e Brian Redman portano la 917 ai vertici, mentre la livrea Gulf diventa un’icona anche fuori dalle piste, comparendo nel 1971 nel celebre film Le Mans con Steve McQueen. Tutt’oggi continua ad essere usata, e tutto questo grazie a lui.

John Wyer
© Brian Snelson

Una vita dietro le quinte

A differenza di altri manager più mediatici, Wyer lavorava lontano dai riflettori, con uno stile silenzioso ma estremamente efficace. Sebbene non fosse un progettista in senso stretto, aveva un’enorme influenza sulle decisioni tecniche, spesso guidando lo sviluppo aerodinamico e meccanico dei prototipi su cui lavorava. Il suo focus era più incentrato sulla capacità d’analisi e sulla gestione del team, a cui applicava un approccio ingegneristico e da stratega. È stato uno dei pochi a poter dire di aver vinto a Le Mans con tre case diverse, entrando a pieno titolo nella storia di questa corsa!





Tags : Aston Martinfordjohn wyerLe Mansporche
Marco Gabriele Nesi

The author Marco Gabriele Nesi