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Pand(a)emia: quarant’anni d’amore





Pand(a)-è-mia. Con questo termine – derivante dalla fusione tra i termini greci “pan” e “demos” – s’intende tutto il popolo: spesso utilizzato con riferimento alla diffusione di un virus, è un lemma che indica un’epidemia che colpisce intere aree geografiche fino ad espandersi in tutto il mondo. Ed è la Panda il “virus” automobilistico che ha investito milioni e milioni di italiani, intere famiglie e generazioni e generazioni, fino a diventare quasi uno status quo. Amata, odiata, venerata, utilizzata. La storia della Panda racconta un paese intero, l’Italia, per decenni e decenni. Quanti di noi hanno iniziato a guidare con una Panda? Quante volte siamo saliti su una di esse? La Fiat Panda per molti è stata casa, è stato amore.

29 febbraio 1980. Una data che per molti non significa niente. Eppure nell’universo automobilistico, in quello strano e funesto anno bisestile stava per nascere un nuovo concetto di auto, un’evoluzione di quanto già fatto da 500 e 600 prima. Già, il 1980. Quell’anno che, all’alba dell’indomani di quel 29 febbraio stava per conoscere il primo grande scandalo sportivo, il famoso Totonero. Quel 1980 che si rivelerà un anno complicato per l’Italia sotto il profilo sociale, segnando con l’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto la fine degli anni di piombo. All’epoca c’è un’Italia che cambia, che vuole essere dinamica e vuole essere al passo delle sue concorrenti mondiali. Ed è questa la filosofia che investe anche la Fiat, che quel 29 Febbraio 1980 porta alla presentazione presso il Quirinale – davanti al Presidente della Repubblica Sandro Pertini – la nuova nata della Casa del Lingotto: la Fiat Panda.

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Il famoso progetto 141 nasce da un’idea ben precisa: contrastare l’egemonia francese nel campo delle utilitarie. Alla Fiat serve una vettura che contrasti la Renault 4 e la Citroen Diane senza intaccare la fascia di mercato della 126 e della 127 – caratteristica quest’ultima che farà venir meno le 5 porte – e così, sin dalla seconda metà degli anni ’70, insieme a Giorgetto Giugiaro partono le prime bozze ed i primi prototipi. Uno, quello denominato progetto zero, arriva fino in Fiat. La denominazione crea qualche problema ed allora prende il nome di progetto 141. Siamo sul finire del decennio ’70 e, complici le mobilitazioni degli operai e l’avvicendamento alla guida della Fiat, il progetto viene posticipato fino appunto al 1980. Al Salone di Ginevra la critica accoglie sin da subito positivamente la neonata Fiat Panda e da lì ai quattro anni successivi gli esemplari prodotti saranno addirittura più di 1 milione.

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Ma cos’è la Fiat Panda? E’ un’utilitaria a tre porte dalle rivoluzionarie forme e dai piccoli accorgimenti, come le maniglie interne alla portiera per risparmiare tutto il possibile: risparmio, praticità ed economicità sono alla base di questo progetto. Tra i segni rivoluzionari all’epoca ci sono il cruscotto dall’unico pezzo inferiore capace di garantire infiniti porta oggetti ed i sedili reclinabili in diverse posizioni fino a poter creare un vero e proprio letto. E’ un concetto rivoluzionario per quei tempi. Così come rivoluzionarie sono le forme dei vetri piatti – sempre per una questione economica. La vettura è una 3 porte con dimensioni contenute: lunghezza di 3,38 m, larghezza di 1,46 m, altezza di 1,45 m ed un peso contenuto che si attesta sui 700 kg. Eredita, agli albori di una carriera durata ben 23 anni, i motori da 652 cc da 30 CV raffreddato ad aria montato sulla 126 e il 903 cc quattro cilindri raffreddato a liquido da 45 CV, montato sulla 127 e sulla Ritmo. I modelli vengono denominati 30 e 45 – denominazione che riprende il numero dei cavalli erogati – ed hanno una velocità massima di rispettivamente 115 e 130 km/h. La Panda spopola sin da subito tra i giovani e tra le famiglie, che fanno della sua essenzialità una virtù imprescindibile.

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Gli anni passano, e via via alla Fiat Panda vengono aggiunti allestimenti – come la Super -, vengono aggiunte le cinque marce e, soprattutto, a bordo della vetturetta del Lingotto compare la vera novità: la trazione 4×4, che farà la sua comparsa nel 1983. Grazie all’ausilio dell’austriaca Steyr-Puch viene inserito un sistema di trazione integrale – unito a frizione, cambio e albero motore – da installare direttamente sulla vettura, con il modello 4×4 che viene quindi dotato di una scocca rinforzata. Il cambio montato è un cinque marce: è la prima – con un rapporto corto – a funzionare sostanzialmente da ridotta, con il cambio che concretamente ha quindi 5 marce. La versione integrale della Fiat Panda monta un motore leggermente più grande – un 4 cilindri da 965 cc con una potenza di 48 CV -, e vanta prestazioni off-road impareggiabili grazie alla trazione integrale inseribile manualmente tramite apposita leva. Infatti, grazie al peso contenuto di soli 740 kg, agilità e maneggevolezza la fanno da padrone sulla compatta del Lingotto, con la trazione integrale che regala una presa incredibile su qualsiasi terreno. La Panda 4×4 rimane ancora oggi una vettura ricercata ed apprezzata e, a ragione, chi ce l’ha se la tiene ben stretta. Di questa versione si ricordano in particolare l’allestimento Sisley (che si riconosce subito per via della vernice verde metallizzata), ed alcuni accessori come l’inclinometro, il tetto apribile, le barre sul tetto e i caratteristici cerchi bianchi hanno contribuito a renderla una delle varianti più apprezzate e ricercate.

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Passa qualche anno. E’ il 1990, e sul mercato la Fiat dimostra di essere anni luce avanti rispetto alla concorrenza presentando la Elettra: la Panda in versione elettrica, un’innovazione incredibile rispetto a quel periodo. Era dotata di un motore elettrico con delle batterie a piombo – sostituite poi nel corso degli anni da quelle a nickel cadmio – che le permettevano di coprire lo 0-100 km/h in…mai. La Elettra aveva infatti una velocità massima di 70 km/h ed un’autonomia dichiarata di 100 km che, nella realtà, diventavano drasticamente quasi la metà. Qualora non abbiate mai sentito parlare della versione Elettra – e non ne aveste mai neppure vista una in giro -, c’è da dire che il prezzo di 26 milioni di lire dell’epoca ebbe sicuramente un impatto negativo sui volumi di vendita dell’auto, già contratti dall’utilizzo di una tecnologia ancora rudimentale e poco affidabile. Le poche Panda Elettra vendute sono state appannaggio di società nel campo energetico, per scopi più pubblicitari che di reale utilizzo. La prima serie della Fiat Panda vedrà ulteriori innovazioni e restyling – con il modello 141A – fino al 2003, momento in cui è stata sostituita dal nuovo modello. Ad oggi la Panda è giunta alla sua terza generazione, con l’ultimo avvicendamento avvenuto nel 2013.

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Il fascino regalato dalla prima serie, tuttavia, resta unico. La Fiat Panda è esempio di mobilità e duttilità a basso costo che nessun’altra vettura dagli anni ’80 in poi è riuscita ad eguagliare. Non è stata una semplice vettura, ma uno stile di vita, una compagna fidata, un piccolo grande amore. Un’auto per religiosi proprietari capaci di montare sul cruscotto il santino di Padre Pio, per inguaribili lavoratori stakanovisti o per amanti della montagna. La Panda è un pezzo non solo di storia, ma uno spaccato di società ed un membro fidato di tante famiglie italiani che, durante i tanti anni di onorata carriera, ha accompagnato genitori prima, figli dopo e nipoti infine.

Buon compleanno Fiat Panda.





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Marco Perziani

The author Marco Perziani

Dal 1991 ossessionato dai motori. Vi parlo di nuove uscite, e narro storie. Tutto esclusivamente a base di cilindri, passione, odor di carburante possibilmente sulle note di un V10 aspirato.