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Analisi tecnica: Renault, i segreti ed i punti di forza della R.S.20





La Renault si è rivelata una vera e propria sorpresa soprattutto verso la fine del 2020. Con una R.S.20 che ha avuto una buonissima capacità nell’essere sviluppata dai tecnici di Enstone, il team transalpino ha concluso la propria stagione cogliendo sì ancora una volta il quinto posto nei costruttori, ma raggiungendo questo risultato dopo aver ottenuto il doppio dei punti raccolti dalle due R.S.19. Vediamo insieme i segreti di questa monoposto migliorata così tanto.

Una delle scuderie che hanno fatto maggiori progressi non solo dal punto di vista dell’evoluzione nell’arco della stagione, ma anche rispetto alla annata precedente. La neonata Alpine nasce sulle ceneri di una Renault che, pur mantenendo la proprietà del team, lascia nelle mani del proprio marchio azzurro una vettura dalla prospettiva di sviluppo veramente promettente.

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La Renault R.S.20 durante i test di Barcellona, con l’atipica livrea interamente nera.

McLaren ha fatto scuola nella crescita, ma anche i francesi hanno portato sulla loro monoposto delle solide basi, evolvendo poi la monoposto nella giusta direzione di sviluppo. Ecco quindi tutti i segreti principali della R.S.20:

Il muso

Stretto e affusolato. Vicinissimo al concetto Mercedes-Racing Point come concezione, ma con qualche idea in più molto buona.

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Il muso stretto è affiancato dai due classici baffi di scuola Mercedes, ma più prolungati in avanti. In pochi avranno notato che in realtà nascondono dei condotti che  fanno addirittura passare il flusso nella scocca.

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I particolari canali creati a partire dal muso che introducono il flusso nella scocca.

Questa è stata una soluzione che anche altri team hanno adottato, ma non come Renault. I flussi vengono incanalati sotto la scocca, per poi sfociare in zona bargeboard.

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Come però vedrete in questa foto, dal gran premio di Spagna il layout di questi soffiaggi è cambiato: sono diventati di dimensioni maggiori, segno che l’idea sviluppata da Renault stava dando i risultati sperati, tanto da aumentarne anche la portata.

Le sospensioni

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Comparison tra la R.S.19 nei test di Barcellona, e R.S.20 , anch’essa durante gli stessi test.

Uno dei particolari su cui si è lavorato di più durante l’inverno scorso ad Enstone sono state le sospensioni anteriori. La Renault presenta il sistema ormai adottato dalla maggior parte della griglia, sul quale Mercedes fa scuola dal 2017: Pushrod on Upright ed il bracket, utile ad alzare la quota del triangolo sospensivo, per disturbare meno il flusso diretto alla zona delle pance. Questo sistema era presente in maniera analoga anche sulla R.S.19, ma molto meno sviluppato.

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I triangoli superiori sono stati messi sullo stesso piano, mentre l’anno scorso erano leggermente disassati. In tal modo, i flussi vengono meno disturbati in un’area in cui la ricerca dei team è spasmodica. Ne beneficiano i bargeboard e il sistema di raffreddamento, sicuramente. Il terzo elemento è inoltre diventato idraulico, mentre l’anno passato era a molla, di tipo meccanico.

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La meccanica dell’anteriore è stata sempre un punto di forza di Renault durante questa stagione. La R.S.20 ha ben compensato una leggera mancanza di carico rispetto ai rivali con una buonissima parte meccanica. Anche questa buona base cinematica ha consentito una maggiore crescita al team anglo-francese, che ha potuto così concentrarsi sull’aerodinamica: un aspetto fondamentale, specialmente in un’annata come questa, dato che lo sviluppo aerodinamico è una delle poche cose rimaste libere (musetto escluso, dato che è sviluppabile a gettoni per via della crash impact structure).

I cestelli dei freni con un design chiaramente ispirato a Mercedes nei convogliatori di flusso, riquadrati in giallo.
I cestelli dei freni con un design chiaramente ispirato a Mercedes nei convogliatori di flusso, riquadrati in giallo. Si intravede anche lo sviluppo dei deviatori nella parte inferiore.

Carrozzeria centrale e sistema di raffreddamento PU

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La differenza del passo tra la monoposto 2019 e la 2020.

Uno sviluppo continuo tra una gara e l’altra per i bargeboard, che hanno spesso e volentieri cambiato configurazione nella prima parte di stagione per poi trovare la specifica ideale: buona parte dei merito dei risultati ottenuti da Renault nella seconda parte di stagione vanno ai buonissimi aggiornamenti portati. Passo accorciato e cura “dimagrante” per le pance della vettura transalpina. Si è svolto un lavoro egregio nella riduzione delle dimensioni della scatola del cambio, ma soprattutto sul sistema di raffreddamento della power unit costruita a Viry-Chatillon, iniziato già qualche stagione fa.

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Nel 2017 Hulkenberg montava già dei sensori sul casco, oltre a quelli nell’airscope, chiamati tubi di Pitot, utili a verificare in quel momento gli effetti dell’halo.

I motori Renault hanno sempre richiesto molta aria fin dai primi anni di PU. Nel 2015 ad esempio, montavano addirittura dei radiatori con configurazione a “V”, che giravano attorno al perimetro del serbatoio della benzina.

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Power Unit Renault nel 2015 con l’insolita configurazione dello scambiatore aria/acqua.

Per la stagione 2020, è stato fatto un’enorme passo in avanti. Sono state aperte delle feritoie ai lati dell’abitacolo, simili a quelle usate da Ferrari nel 2019, oltre allo sviluppo dello strano airscope molto “verticale” che sia McLaren che Renault hanno adottato per il loro sistema di raffreddamento. Ciò nonostante c’è sempre stata qualche sofferenza nei GP con temperature alte, ma principalmente per via del degrado gomma.

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Confronto tra le due scuderie motorizzate Renault nella zona airscope.

 

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Disegno di Craigh Scarborough sul nuovo sistema di rafreddamento Renault. Via @ScarbsTech.

Da qualche anno i radiatori ERS e l’intercooler sono stati montati sulle pance, come per Ferrari. Questo consente un bilanciamento più ideale grazie ad un baricentro più basso, ma rende difficile la diminuzione degli ingombri. Per ovviare a questo problema, i condotti di raffreddamento ora passano all’interno della scocca: Renault in questo caso fa scuola, ed è un’idea destinata ad essere percorsa anche da altri team. L’airscope è comunque rimasto di dimensioni piuttosto ingombranti.

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Differenza nel profilo delle fiancate tra la Renault 2019 e la 2020.

Il propulsore è stato anch’esso un grande passo in avanti. Ha consentito a Renault non solo di scavalcare Ferrari, ma anche Honda come cavalleria a disposizione. Ora i francesi possono diventare competitivi anche su questo lato, dopo anni passati a rincorrere. Purtroppo per loro però, non avranno più nessun team cliente a partire da quest’anno, con McLaren che passerà a Mercedes-AMG, ma la loro competitività – se mantenuta – potrebbe aprire le possibilità anche a un ritorno del figliol prodigo Red Bull.

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Winglet montato alla base dell’halo

Il posteriore

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Il posteriore non ha subito grossi stravolgimenti rispetto alla vettura progenitrice. Le sospensioni sono state leggermente affinate nel profilo e rese il più possibile parallele al fondo, per aumentare il rendimento dell’estrattore.

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Si è andato a cercare molto più effetto downwash, diminuendo anche le dimensioni del “megafono” posteriore. In alcuni GP con temperature alte però, Renault non ha voluto rinunciare a portare una vettura con un posteriore comunque molto aperto negli sfoghi d’aria.

I lavori al diffusore, dalla monoposto per il GP d'Australia, a quella per il GP di Turchia.
I lavori al diffusore, dalla monoposto per il GP d’Australia, a quella per il GP di Turchia. Da notare anche il cambio d’asse del fulcro dell’asta che collega cambio e diffusore.

Ecco quindi quali sono stati i punti di forza su cui Renault ha costruito la propria stagione 2020, in cui ha potuto cogliere ben 3 podi (terzo team con più podi a pari merito con Ferrari e Racing Point e alle spalle di Mercedes e Red Bull), e su cui Alpine potrà contare per la stagione 2021.

Ringrazio @NicolasF1i per le preziose foto, che hanno contribuito ad arricchire i concetti espressi in questo articolo.





Tags : Analisi Tecnicaf1formula 1renaultrenault rs20RS20
Christian Falavena

The author Christian Falavena

Classe '99, appassionato di tutto ciò che va forte e fa rumore, introdotto alla passione per le 4 ruote dal padre. Seguo il mondiale di Formula Uno dal 2007, leggo e scrivo di tecnica dal 2017. Musicista a tempo perso e già perito meccatronico industriale, ora aspirante ingegnere meccanico presso l'Università degli Studi di Ferrara, in cui sono Team Leader nel programma Formula Student.