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Michel Vaillant a Macao tra inseguimenti e giovani rampanti





Una giovane pilota è coinvolta in un incidente spaventoso a Macao ma per fortuna non subisce tragiche conseguenze. No, non è Sophia Floersch e questo non è un articolo in ritardo di un annetto. È un frammento di Macao, il numero #7 della nuova serie di Michel Vaillant. Perché è tempo di dare un’occhiata a uno dei nuovi episodi del fumetto franco-belga. Senza rovinarsi la sorpresa.

"Macao", Dupuis, Nona Arte
“Macao”, Dupuis, Nona Arte

Il nuovo albo di Michel Vaillant ruota attorno all’omonimo GP di Formula 3. La Vaillante ha intenzione di tornare in F1. Ma il percorso è in salita e bisogna addestrare la nuova seconda pilota di Michel, Elsa Tainmont, che è ancora a digiuno di monoposto. E così ecco iscritte due F3 alla Fia F3 World Cup, con l’obiettivo di centrare un buon risultato. Mentre i motori tornano a ringhiare però si consumano due colpi di scena. Un confronto aspro tra i cugini Patrick e Jean-Michel, e un tradimento che riapre i giochi nella battaglia legale per la riconquista della Vaillante

Macao è uscito a gennaio di quest’anno. Un po’ in ritardo, è vero. Forse ne è causa Marc Bourgne, l’ormai ex disegnatore della nuova serie di Michel Vaillant. La matita francese ha abbandonato il progetto (per contrasti con Philippe Graton): al suo posto c’è Benjamin Benéteau, che si è occupato a lungo degli scenari e delle automobili negli albi passati. E dopo qualche mese di attesa la serie si è subito rimessa in pari: in Francia è già uscito il nuovo numero, intitolato 13 Jours (in Italia si attende la traduzione di Nona Arte).

Il cambio della guardia alle matite è la novità più evidente del nuovo albo. Benéteau cerca di rispettare lo stile che ha contraddistinto la nuova edizione di Michel Vaillant. Le linee dinamiche che accompagnano i gesti dei personaggi sono poche (ma non del tutto assenti). E in diversi casi i personaggi continuano a parlare a bocca chiusa.

"Macao", Dupuis, Nona Arte
“Macao”, Dupuis, Nona Arte

Bisogna anche abituarsi al nuovo volto che Benéteau dà ai personaggi di casa Graton. Michel è più giovanile che negli albi precedenti e assomiglia alla vecchia scuola Graton, anche se è evidente un’oscillazione tra il Vaillant di Bourgne (terza vignetta, p.1; p.9) e quello originale (penultima, p.38; terzultima, p.47; terza, p.50; penultima, p.54). Serve ancora un po’ di tempo per la nascita del Vaillant di Benéteau. Ma sappiamo aspettare. D’altronde anche altri personaggi hanno bisogno di qualche correzione (Patrick e Jean-Michel su tutti).

I disegni restano gradevoli. Si susseguono piccoli ma suggestivi scorci degli esterni (il carcere a sud di Parigi, la guglia della cattedrale di Notre Dame, gli skyline di Macao, le vedute del tracciato). Benéteau è molto efficace nel sottolineare il traffico asfissiante sulla pista di Macao: lo testimoniano le pagine traboccante di macchine da corsa (p.28, 40), collegate da un lungo inseguimento scandito da griglie piene di dialoghi e vignette. Il lettore sente l’ansia traspirare dalle tante informazioni nelle vignette minuscole (p.e. il messaggio a Michel nella quartultima di p.34), separate da illustrazioni più ampie che provano a esasperare il ritmo. Anche gli sceneggiatori tentano di acuire l’incertezza del lettore con un pendolo continuo tra il circuito e l’inseguimento. E l’azione si scalda in contemporanea sulla pista e per le vie di Macao. Conscio del carico di ogni vignetta, Benéteau prova ad alleggerire tagliando i contorni qua e là (p. 45, 47, 49, 51). Poi nelle ultime pagine la griglia si meno opprimente e c’è lo spazio per una pagina quasi muta ma commovente, in cui poche azioni tratteggiano l’incontro tanto atteso tra Michel e il padre Henri.

"Macao", Dupuis, Nona Arte
“Macao”, Dupuis, Nona Arte

In realtà Macao pare più un albo di passaggio. Forse il vizio della nuova serie è che succede sempre troppo e troppo in fretta. Il #7 è un numero orfano di quelle grandi tavole in cui si regalano spettacolari voli d’uccello al lettore. Ma in generale è il pathos a non essere all’altezza delle aspettative. Graton jr e Lapière, gli sceneggiatori della nuova stagione, erano stati capaci di crearne molto di più in Collasso. Tutta la sequenza dell’inseguimento in Macao invece appare ridondante. È una citazione a Racing Show, il numero #46 della vecchia stagione uscito nel 1985. Eppure le strade di Bruxelles scaldano di più di quelle dell’ex colonia portoghese.

Altre scelte narrative si possono contestare. La sotto-trama di Steve Warson candidato non serve a granché… (e fra l’altro le elezioni in America si tengono il martedì e non la domenica). Anche lo scontro tra Patrick e Jean-Michel poteva avere tutt’altro peso all’interno della vicenda, e invece sembra un po’ trascurato. D’accordo, i perché stavolta sono tanti e forse dobbiamo accontentarci della risposta che ne sapremo di più in futuro. Resta efficace la regia silenziosa, tipica dei primi numeri. Si sente la mancanza delle didascalie di Jean Graton, ma sopperiscono le telecronache e i consigli di Michel ai giovani piloti (p. 22).

"Macao", Dupuis, Nona Arte
“Macao”, Dupuis, Nona Arte

Ma un po’ d’amaro in bocca resta. Soprattutto perché aver messo tanta carne a cuocere ha probabilmente spezzato l’identità di alcune tavole. L’ultima comincia con una vignetta contenuta nella penultima. A sua volta la penultima comincia con l’ultima vignetta della terzultima. Non si vuole criticare per criticare: dopotutto il numero deve essere cresciuto in un momento difficile. Il debito col futuro però è alto.

Anche stavolta fa un buon lavoro Christian Lerolle, colorista della nuova fase di Michel Vaillant. Molto belle le tavole iniziali, che scurisce gradualmente dal bianco del carcere al nero della notte con Jean-Pierre, fino all’esplosione di rosso di pagina 6 e al drastico cambio di luce notte/giorno di pagina 7. La griglia e l’ambientazione impongono il dominio dei colori scuri. Quando Lerolle è libero di attingere alla tavolozza, è però capace di regalarci vere e proprie boccate d’ossigeno (come lo scorcio della Cattedrale San Paolo, bel gioco di squadra tra sceneggiatori, disegnatore e colorista). Indovinato anche il contraltare a pagina 42 tra il bianco-blu e il verde intenso della F3 di Alex Shearer (pilota immaginario che con ogni evenienza sarà l’antagonista del nuovo corso). In quest’albo Lerolle ha preferito evidenziare i momenti più intensi in giallo anziché in rosso come in Collasso: una scelta azzeccata (pp. 44, 45, 49), considerato che Michel indossa la sua polo rossa.

"Macao", Dupuis, Nona Arte
“Macao”, Dupuis, Nona Arte

A Macao tanti cameo: a cominciare da Sacha Fenestraz. Il giovane pilota francese è il compagno di squadra di Elsa Tainmont sulle strade dell’ex colonia portoghese, alla guida della Vaillante n.11. Oltre a lui troviamo citati Callum Ilott e Lando Norris, e parecchi altri giovani piloti nella classifica di pagina 24 (tra i quali spicca pure Mick Schumacher in 9^ posizione). Compaiono pure Teddy Yip Junior, figlio dello storico manager del Theodore Racing (come segnala Gianfranco Castellana, da anni traduttore e curatore delle edizioni italiane di Michel Vaillant e suo fan numero uno nel Belpaese, come testimoniano le sue Pagine dei Fan Italiani). Per tacere del fatto che Steve Warson dà battaglia nientemeno che a Ted Cruz, il navigato senatore texano che sfidò Trump alle primarie del 2016, in una sorta di replica del duello all’ultimo voto che a novembre scorso l’oppose a Beto O’Rourke.

Insomma, non vogliamo stroncare Macao, che resta un bel numero. Ci si aspettava un po’ di più. E a maggior ragione ci si aspetta di più da 13 Jours, in cui finalmente, dopo anni e anni di attesa, Michel Vaillant ritorna in Formula 1. Ma attenzione, signore e signori. Alla guida di una Renault! E al fianco di Daniel Ricciardo… Nel frattempo potete comprare Macao cliccando QUI (oppure in lingua originale QUI oppure QUI).





Tags : FenestrazMacaoMichel VaillantSacha FenestrazVaillant
Marco Di Geronimo

The author Marco Di Geronimo

Nato a Potenza nel 1997, sono appassionato di motori fin da bambino, ma guido soltanto macchinine giocattolo e una Fiat 600 ormai sgangherata. Scrivo da quando ho realizzato che so disegnare solo scarabocchi. Su Fuori Traiettoria mi occupo, ogni tanto, di qualcosa.