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Quelli del GP del Brasile 2019 sono stati 71 giri intensi. Ha vinto Max Verstappen, al termine di un weekend trascorso nelle vesti di dominatore incontrastato, davanti ad uno straordinario Pierre Gasly e ad un altrettanto straordinario Carlos Sainz, andato a completare quello che ora è il podio con l’età media più bassa nella storia della Formula 1. Saranno stati dunque solamente solo loro tre a stupire tra i cordoli di Interlagos? Oppure qualcuno dei loro colleghi è riuscito ad avvicinare la loro prestazione?

© Mark Thompson / Getty Images / Red Bull Content Pool
© Mark Thompson / Getty Images / Red Bull Content Pool

MAX VERSTAPPEN – 10. Indomabile. Velocissimo per tutto il weekend, non sbaglia nulla neanche quando si ritrova incolpevolmente – vero Williams? – a dover inseguire e regola uno come Hamilton con una prova di forza impressionante. In giornate simili fermarlo è impresa quasi impossibile.

PIERRE GASLY – 10 E LODE. Rabbia, tenacia, voglia di riscatto e talento: nel 2° posto del #10 c’è tutto. Veloce sin dal venerdì, non commette neppure un errore e si fa trovare pronto nel momento decisivo, centrando un podio dal sapore dolcissimo. Nell’Inferno sportivo in cui lo aveva gettato Marko avrebbe potuto bruciarsi, e invece lui ne è uscito senza neppure una scottatura. Bravissimo.

CARLOS SAINZ – 10 E LODE. Scatta ultimo, chiude 3°. 4 parole che riassumono un numero imprecisato di sorpassi – ardimentoso quello in Curva 1 su Perez -, una gara corsa su ritmi eccezionali e, in sostanza, una prestazione monumentale del #55 della McLaren, al suo primo podio in F1. SMOOOOOOTH OPERATOR.

KIMI RAIKKONEN – 8,5. Nulla da eccepire sul fatto che stavolta anche Kimi meriti un voto molto alto, vero? Finalmente la C38 torna viva tra le mani del #7, ed Iceman su una pista che evoca ricordi molto piacevoli risponde presente senza esitazione. Battagliero e costante, il finlandese sfiora addirittura il podio sfoderando una prestazione d’altri tempi dopo un periodo mooooooolto difficile.

ANTONIO GIOVINAZZI – 8,5. Sì, stesso voto di Raikkonen perché il #99 partiva ben dietro al compagno di team e gli arriva invece proprio alle spalle. Anche Antonio mette in mostra un’ottima prestazione, tenendosi sempre alla larga dal caos, non commettendo errori e portando con merito la seconda delle C38 in zona punti. Cosa gli si può chiedere di più?

DANIEL RICCIARDO – 6. Media matematica tra il “4” che si becca per la prima parte di gara e l'”8″ che invece porta a casa nella seconda. Il suo è forse un voto un po’ troppo severo alla luce della bella rimonta che imbastisce dalle retrovie dopo la penalità, ma sulle spalle del sorridente #3 stavolta pesa l’aver rovinato la gara di un Magnussen che forse sentiva profumo di top ten.

LEWIS HAMILTON – 6. Il concetto alla base del voto è lo stesso di Ricciardo, con la differenza che l’aggressività del #44 e la sua voglia di provarci sempre, comunque e dovunque – nonostante il 6° titolo già in saccoccia ed una Mercedes non al livello delle Red Bull – per me meriterebbero un 9 tondo tondo. L’entrata su Albon però è un errore non da lui, commesso a pochissimi km dal termine e che priva il #23 di un podio che avrebbe meritato, e questo influisce non poco sulla sua valutazione.

LANDO NORRIS – 7. Il #4 non commette alcun errore, mette in mostra un buon ritmo ed è bravo nel lasciare sempre il giusto spazio tra i suoi pneumatici e quelli altrui nei duelli di cui si rende protagonista. Non corre male, ma sconta il pesante confronto con la prestazione di Sainz. Che in partenza era decisamente distante da lui e che però, seppur da solo e in ritardo, alla fine sale sul podio.

SERGIO PEREZ – 7,5. 15° in qualifica con una Racing Point parsa piuttosto in difficoltà tra i cordoli di Interlagos, “Checo” – come suo solito – raddrizza il proprio weekend chiudendo 9° una gara positiva. Recrimina un po’ per la mancanza di velocità di punta che non gli consente di combattere come vorrebbe sul dritto, ma in cuor suo sa bene di poter essere soddisfatto dell’esito del GP.

DANIIL KVYAT – 5. Esce distrutto dallo scontro diretto con Gasly, e nonostante una Toro Rosso velocissima non riesce a brillare né in qualifica né tantomeno in gara. Scattato 16°, perde troppo tempo nel traffico e solamente una buona seconda ripartenza dalla SC gli consente di guadagnare quelle 3 posizioni che gli valgono un punto. Non commette errori particolari, ma vedendo dov’è finito il suo compagno di squadra viene da pensare che si sarebbe potuto fare di meglio.

KEVIN MAGNUSSEN – 7,5. Il danese, questa volta, del suo ce lo stava mettendo. Veloce quel tanto che bastava per giocarsi la zona punti, riesce ad imbastire una buona rimonta dopo essere stato incolpevolmente mandato in testacoda da Ricciardo: l’impresa parrebbe anche riuscire, ma la seconda SC lo consegna in pasto al gruppo e a quel punto le gomme della sua Haas non ne hanno più per permettergli di difendersi. Peccato.

GEORGE RUSSELL – 8. Il #63, chiudendo a sole due posizioni di distanza dalla top ten e con alle spalle una Haas, una Red Bull ed il compagno di team, potrebbe quasi dirsi soddisfatto del weekend, visto e considerato che è alle prese con la solita Williams. Fosse riuscito a fare di più si sarebbe dovuto gridare al miracolo.

ROMAIN GROSJEAN – 7,5. Ad Interlagos neppure il #8 stava disputando una brutta gara. Costantemente in zona punti grazie ad un discreto passo, il francese recrimina per l’ingresso della prima SC – che ricompatta il gruppo mentre aveva gomme più usate – e per una manovra di Sainz, reo secondo lui di spingerlo largo (e di fargli così perdere posizioni fondamentali) alla seconda ripartenza. Peccato anche per lui, perché la Haas in Brasile pareva inspiegabilmente funzionare bene.

ALEXANDER ALBON – 9,5. Non azzardo un 10 perché probabilmente, in termini di velocità pura, il confronto con Verstappen è ancora stravinto dal #33, ma non si può negare che Albon in Brasile abbia sfoderato una prestazione eccezionale. Costante, abile nel gestire le gomme e bravissimo nelle fasi di ripartenza da SC, vede sfumare per colpe altrui un podio che pareva ormai conquistato.

NICO HULKENBERG – 4. La prestazione brasiliana del #27 è totalmente incolore, e lo dimostra il fatto che, pur non accusando problemi e con ben tre ritiri davanti a lui, tagli il traguardo perdendo una posizione rispetto alla sua casella di partenza. Motivazione esaurita? Parrebbe quasi comprensibile, dopotutto.

ROBERT KUBICA – 5. Questa volta il confronto con Russell è più pesante del solito, e dunque il polacco – protagonista anche di un incidente piuttosto violento nelle FP2 – non raggiunge la sufficienza. In lotta (e sconfitto) solamente con Russell, va in crisi con le Pirelli Hard e non riesce più a far funzionare la FW42 come vorrebbe.

SEBASTIAN VETTEL – 3. Non incisivo come ce lo si aspetterebbe nel difendersi da Hamilton ed Albon, non dà mai l’idea di poter lottare per la vittoria a bordo di una Ferrari che sembra aver compiuto dei passi indietro rispetto alle uscite del recente passato. Nell’incidente che mette fuori gioco entrambe le SF90 ha probabilmente maggiori responsabilità, e si ritrova così ad incassare il secondo 0 consecutivo dopo una breve parte di stagione in ripresa. Che stiano tornando i fantasmi che abbiamo imparato a conoscere fin troppo bene?

CHARLES LECLERC – 5. I due voti di differenza tra lui ed il #5 dipendono quasi totalmente da ciò che il monegasco fa vedere dal giro 1 al giro 65, quelli durante i quali mette in mostra una buona rimonta che – complici le SC – dalla 14^ posizione lo aveva riportato a ridosso del podio con gomme Soft nuove da poter sfruttare nelle fasi finali. Nell’incidente, a mio modesto avviso, una percentuale di responsabilità l’ha anche il monegasco, neppure in Brasile così angelico come in molti hanno tentato di descriverlo.

Ah sì, mi riservo il diritto di commentare quanto accaduto tra Vettel e Leclerc in un articolo in cui cercherò di spiegarvi meglio perché, secondo me, tutti in Casa Ferrari sono responsabili per quanto successo ad Interlagos.

LANCE STROLL – 6. Sulla fiducia, perché stavolta il canadese non commette errori particolari ed anzi riesce a rimanere quasi a contatto con la zona punti finché, per pura sfortuna, alcuni detriti delle Ferrari non danneggiano irrimediabilmente la sua Racing Point costringendolo ad un ritiro anticipato.

VALTTERI BOTTAS – 6,5. Mai veloce come Hamilton nel corso del weekend, in gara non dà mai l’impressione di poter assestare quella zampata che possa consentirgli di giocarsi qualcosa d’importante. Particolarmente guardingo e – troppo – timido quando, con gomme nuove, perde tempo alle spalle di Leclerc, chiude ritirato per via di un problema al motore un GP un po’ incolore.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow