close




Puntuale e doloroso come sempre, anche in Messico è arrivato il non-più-clamoroso ritiro per problema tecnico di Daniel Ricciardo. Ma questa volta brucia più che mai. Brucia tanto per lui quanto per noi, suoi fan. Brucia perché al Sabato aveva conquistato una Pole straordinaria, brucia perché era secondo in classifica, brucia perché spezza il cuore vedere una personalità sempre solare e brillante trattenere a stento le lacrime nelle interviste post-gara.

Fa male a tutti gli appassionati di questo sport vederlo preda di una comprensibile frustrazione, vederlo abbandonato a se stesso all’interno del team e vederlo maltrattato da Helmut Marko. Ma come è possibile che un pilota unisca così tanto ogni tipo di appassionato senza mai incontrare i tanto famigerati “haters”?

Getty Images /Red Bull Content Pool
Getty Images /Red Bull Content Pool

Qualcuno potrebbe imputare il tutto alla pista: Daniel è un ottimo pilota, aggressivo ma pulito e che -soprattutto- non rientra nella lotta per il titolo, non potendo di conseguenza inimicarsi i tifosi dei rivali.
Questa analisi è sicuramente corretta, ma indubbiamente sottovaluta l’enorme influenza lasciata dalla personalità del #3.

Avevo già notato -come era facile- che Dani Ric avesse una presa sui fan totalmente diversa rispetto ai suoi colleghi, ma ho aperto veramente gli occhi sull’argomento solamente durante le ultime tornate del Gran Premio di Monaco 2018.
L’australiano, nonostante i problemi alla Power Unit Renault, stava portando a termine in prima posizione una gara non particolarmente entusiasmante. Ma il mio “spazio privato” della domenica pomeriggio, rappresentato dal salotto di casa mia, è stato inaspettatamente violato da tre “estranei”.
Tre figure si sono all’improvviso interposte tra me, spaparanzato sul divano, e il televisore.
Questi profanatori altri non erano che i miei genitori e mia sorella.

Pur non essendo assidui fan della Formula 1 (anzi, pur non essendone minimamente fan nel caso di mia sorella) l’imminente vittoria di Ricciardo li aveva incollati allo schermo.
E non erano intenzionati a levare le tende! Fino a quando il pilota Red Bull non è sceso dal podio mi dovevo barcamenare per trovare uno spiraglio che mi permettesse di vedere la TV.
Vedere l’entusiasmo sui loro volti per la vittoria del Danielone mi ha sbattuto in faccia l’impatto che l’Australiano ha sulle persone.

Mentre nel salotto riecheggiavano dei sonori “Che bravo, sono proprio contenta per lui”, “Ma ora beve dalla scarpa vero?” e “Ha appena spruzzato lo champagne sulla principessa!”, io cominciavo a identificare gli elementi del suo carattere che lo rendono così carismatico.

Ricciardo in Germania

Daniel è un pilota simpatico e alla mano con i giornalisti, gentile e disponibile con i tifosi e scherzoso ma rispettoso con gli altri piloti. E’ un pilota che non ha difficoltà a prendersi poco sul serio -ricordo in primis la gara in kart con Felipinho Massa- ma al contempo riesce a trovare il limite che non lo faccia mettere in ridicolo e che impedisca agli altri di mancargli di rispetto.E’ una persona che difficilmente supera il limite con gli scherzi ma che, quando lo fa, lo oltrepassa con una buona fede disarmante, tale da costringere tutti a perdonarlo e, anzi, ad amarlo ancora di più.
Pensate, ad esempio, se fosse stato Hamilton o Verstappen a disegnare un “membro maschile” sulla cartolina di Vettel. Sarebbe successo il finimondo.
Al contrario, la foto che ritrae Ricciardo con un enorme e sincero sorriso stampato in faccia mentre regge orgoglioso la sua opera d’arte, è riuscita a strappare una sonora risata anche ai fan più “permalosi”.

Daniel è un pilota che riesce a mettere a proprio agio chiunque interagisca con lui perché non si pone in alcun modo su un piano superiore all’interlocutore.
Anzi, con qualche battuta ed un sempre presente sorriso sulle labbra riesce a creare una specie di atmosfera di familiarità, come se ci si conoscesse da una vita.
Ma come fa un ragazzo così disponibile ad evitare che la sua bontà gli si ritorca contro? Semplicemente è riuscito a creare un rispetto nei suoi confronti che nessuno ha il coraggio di violare.
E come ha fatto a creare questo rispetto? Non indossando una maschera; non passando sopra alle varie ingiustizie ma comunque sempre senza legarsi al dito determinati episodi o rivangando il passato.

Getty Images/Red Bull Content Pool
Getty Images/Red Bull Content Pool

Raikkonen, Bottas, Grosjean, Verstappen, la Red Bull stessa sono stati tutti vittime del suo dito medio in seguito ad episodi che hanno danneggiato l’Honey Badger, ma nel giro di poco tempo tutto torna alla normalità.

Anche i tre giorni di isolamento che Ricciardo si è preso dopo aver perso il GP di Monaco del 2016 per colpa del team hanno dimostrato la sua forte e intransigente personalità quando si tratta di ingiustizie, per non parlare dell’urlo di frustrazione in Giappone o del pugno al muro che ha tirato quest’anno dopo la gara di Austin.
Ma una volta sbollita la rabbia, una volta che la controparte dimostra di aver compreso il proprio errore, Daniel non te lo fa più pesare.

Renault pertanto non ha trovato nel #3 solo un egregio pilota, ma anche una manna dal cielo anche per le proprie economie in ottica di marketing. Perché Ricciardo è in grado di costruire dei One-Man-Show rimanendo umile (ma comunque sicuro di sé) e con i piedi per terra, facendo innamorare di sé anche persone estranee al mondo delle corse.
Per lo stesso motivo Daniel rappresenta un bene prezioso anche per la Formula 1 nella sua totalità che, senza fare nulla, ha trovato in lui una figura in grado di far presa su chiunque e di far parlare molto di sé, ma sempre in maniera positiva.

Un carisma del genere non si può riscontrare in nessun altro “VIP”, tantomeno all’interno del Circus.

Non è dunque difficile capire perché le parole e le lacrime trattenute a stento dal #3 durante le interviste di Domenica abbiano colpito nel profondo ognuno di noi. Ed è giunto quindi il momento di un appello doveroso nonostante verosimilmente non arriverà mai a destinazione: Daniel, presentati più affamato che mai a Interlagos e Yas Marina perché, anche se Marko non ti merita, gli appassionati e la Formula 1 in generale hanno un enorme bisogno di te.





Tags : daniel ricciardof1formula 1
Carlo Ferraro

The author Carlo Ferraro

Classe tanta e '96, comincio a seguire la Formula 1 all'età di sette anni. Da lì la passione per le corse non smette di crescere, fino a far diventare il motorsport parte integrante della mia quotidianità. Ad oggi, tramite FuoriTraiettoria, sono accreditato Formula 1 e Formula 2.