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Vasseur, la Ferrari e il silenzio che nessuno vuole concedere a entrambi





Frederic Vasseur, alla fine, è stato costretto a esporsi. Alla vigilia di una trasferta che secondo alcuni potrebbe rivelarsi già crocevia dell’intero 2023 della Scuderia Ferrari, il Team Principal della Rossa ha dovuto fare chiarezza. Voci di un potere mutilato, ipotesi di fughe immotivate dalla GES, indiscrezioni di meeting tra pilota – Leclerc – e proprietà: affidando le proprie parole alla testata francese AutoHebdo, l’ingegnere francese ha tentato di calmare acque improvvisamente diventate ancora più tumultuose del solito.

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© Scuderia Ferrari Press Office

“Avrei quasi la tentazione di sorridere se queste voci non avessero alcun impatto sul nostro gruppo di lavoro – ha esordito Vasseur rispondendo alla domanda postagli da Jean-Michel Desnoues, il giornalista che lo ha intervistato, in merito al presunto maggior potere attribuito a Mattia Binotto“Personalmente non ho alcun tipo di problema, so quali sono gli obiettivi che voglio realizzare e ce la farò. Sono in contatto quotidianamente sia con John Elkann che con Benedetto Vigna, e so cosa si aspettano da me. Ho a disposizione dei mezzi e un potere decisionale che non ho mai avuto altrove: è questa la realtà dei fatti”.

“Mi è difficile comprendere come sia possibile che la squadra diventi un obiettivo da colpire dopo una sola gara” – ha proseguito il Team Principal della Ferrari facendo riferimento a una delirante psicosi collettiva che neppure l’impazienza, cifra sempre più caratterizzante tifosi e stampa, riesce a giustificare – “Sappiamo cosa non abbia funzionato in Bahrain, ma non c’è niente che non possa migliorare. La correlazione tra i dati raccolti in pista e quelli accumulati al simulatore è buona, siamo allineati. Dopo i test del Bahrain abbiamo parlato con entrambi i piloti in presenza di John e Benedetto (Elkan e Vigna, ndr), e ripeteremo il tutto anche dopo Imola: sono appuntamenti già programmati”. 

Le dimissioni di David Sanchez? È un qualcosa di inevitabile – ha poi aggiunto Vasseur parlando dell’addio dato alla Scuderia Ferrari da parte dell’ormai ex Head of Vehicle Concept – “Ci sono persone che erano molto vicine a Mattia (Binotto, ndr) e che ora preferiscono andarsene, e ce ne sono altre che possono per un attimo avere temuto per il loro futuro. È una cosa che non mi preoccupa”.

A preoccupare, forse, dovrebbe essere infatti l’incomprensibile atteggiamento che la maggior parte della stampa italiana ha di recente assunto nei confronti della Ferrari. Passata con una tranquillità disarmante dagli insensati e ripetitivi proclami di vittoria invernali alla indecente caccia alle streghe ormai tipica di quasi tutte le primavere, la stragrande maggioranza degli operatori del settore sembra ostinarsi a non voler considerare gli effetti dirompenti degli importanti cambiamenti al vertice subiti dalla Ferrari stessa dal GP di Abu Dhabi a oggi.

Sorvolando volutamente su qualsiasi considerazione circa la sensatezza o meno della scelta compiuta da entrambe le parti coinvolte, era inevitabile che la partenza di Mattia Binotto avesse un peso specifico assolutamente rilevante nell’economia dell’immediato futuro di Maranello. L’ingegnere emiliano, com’è comprensibile, aveva infatti tentato di plasmare la GES sulla base di preferenze, impressioni e considerazioni personali effettuate a livello tanto umano quanto tecnico. Binotto, personalità peraltro notoriamente accentratrice, abbandonando i lidi Ferrari ha fatto sì che venisse a mancare il nucleo che teneva in orbita una serie di ruoli e persone che ora, probabilmente e in modo quasi fisiologico, non riuscendo a ristabilire un simile equilibrio con Vasseur preferiscono migrare in altre direzioni. Non solo: tenendo infatti bene a mente la caratura tecnica dell’ingegnere emiliano – nel 2019 difeso a spada tratta nei confronti della FIA per la questione Power Unit e ora improvvisamente reo di avere creato un motore irregolare per il quale Ferrari è stata punita nelle due stagioni successive – è plausibile che la Ferrari SF-23 abbia, per colpe non sue, perso del tempo in una fase importante del proprio sviluppo. Privato improvvisamente di uno dei suoi più importanti supervisori, il progetto 675 che ha dato vita all’attuale monoposto di Leclerc e Sainz potrebbe ora avere bisogno di un periodo di comprensione ulteriore che alle sue avversarie (nate sotto il segno di una maggiore continuità) potrebbe non essere necessario. 

Il predicare calma è però considerato parente stretto del pessimismo e, conseguentemente, non rende alla stessa maniera dell’entusiasmo quando si tratta di sfoderare il titolo sensazionalistico. Poco importa che non si sappia nulla delle prestazioni altrui o che non si conosca la versione della F1-75 confrontata al simulatore con la SF-23, niente conta il fatto che parrebbe quantomeno affrettato definire una vettura nata per vincere dopo una manciata di km di shakedown, mai sorge il dubbio che far rimbalzare ovunque dichiarazioni avventate di un CEO che parla di un potenziale velocistico mai visto prima possa aumentare aspettative – e dunque pressione – su una squadra che sta vivendo una vera e propria rivoluzione mentre si prepara a vedersela con l’erede di una delle monoposto più vincenti nella storia della Formula 1: nulla di tutto ciò viene soppesato o ponderato, in ossequio a una fretta che resta ugualmente inspiegabile tanto che si tratti di celebrare quanto che si debba denigrare.

Dalle voci di defezioni imminenti a quelle di un pilota scontento, dalle ipotesi di un conflitto intestino tra Vigna e Vasseur alle teorie del complotto sul consapevole sabotaggio della SF-23 da parte degli uomini di Binotto, sulle pagine e sugli schermi si sta leggendo di tutto in questi giorni convulsi. Un grande rumore di fondo, in grado di disturbare, di alterare la percezione di persone che crediamo vivere all’interno di una bolla che mai viene raggiunta da ciò che diciamo, da quello che scriviamo. Servirebbe calma, dunque. Per ancora pochi giorni, poche settimane, in attesa che la stagione 2023 mostri definitivamente le proprie carte dando un senso – positivo o negativo che sia – al Mondiale della Ferrari. Poi, e solo poi, sarà semmai il momento di tirare le somme, tracciare un bilancio, fare valutazioni. Fino a quel momento sarebbe bene che il vociare strepitante, il brusio fastidioso, si plachi: di confusione, a Maranello, potrebbero averne già abbastanza.





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow