Domenica 23 agosto prenderà il via la 104^ edizione della 500 miglia d’Indianapolis, la corsa più prestigiosa d’America. Questo weekend vi abbiamo raccontato le qualificazioni, conclusesi con l’incoronazione di Marco Andretti a poleman 2020. Nell’attesa che le IndyCar riprendano a sfrecciare sull’asfalto più blasonato della serie a stelle e strisce, vi diamo un veloce recap di quanto sta per svolgersi al di là dell’Atlantico.
Abbiamo aspettato tre mesi, ma ce l’abbiamo fatta. La 500 miglia di Indianapolis sta finalmente per aver luogo. Doveva svolgersi il 24 maggio scorso, e invece è successo quello che è successo e abbiamo dovuto aspettare. Adesso l’attesa è finita: i piloti della IndyCar Series si ritroveranno sulla brickyard domenica prossima, il 23 agosto e alle 20.30 arriverà la bandiera verde.
Come sempre l’arena di lotta è l’Indianapolis Motor Speedway, l’ovale lungo d’Indianapolis costruito nel lontano 1909. Il catino ha forma rettangolare e si compone di quattro curve a sinistra, tutte inclinate per consentire di raggiungere e mantenere elevatissime velocità di percorrenza. Il banking delle curve ammonta a 9°12’. Ogni piega misura un quarto di miglio (circa quattrocento metri) e unisce un rettilineo ‘corto’ a un rettilineo ‘lungo’ (misurano rispettivamente 0,125 e 0,625 miglia). Il giro in totale ammonta perfettamente a 2,5 miglia, cioè 4,023 km. Per raggiungere quota 500 (cioè 804,672 km) servono quindi ben 200 tornate.
Non è un caso che Michael Andretti abbia definito così la Indy 500: «La più corta delle gare endurance e la più lunga delle gare sprint». Non è infrequente che la gara superi le tre ore di corsa, anche se negli ultimi anni siamo riusciti a evitarlo spesso. Per esempio, giusto l’anno scorso Simon Pagenaud ha vinto in 2h50’39”2797. Tuttavia il record di percorrenza appartiene a Tony Kanaan, che nel 2013 ha vinto la 500 miglia più corta di sempre in appena… 2h40’03”4181 (alla velocità media di 301,644 chilometri orari). Si tratta di una media più alta di ben 50 km/h rispetto al GP di F1 più veloce di sempre (il GP d’Italia 2003 vinto da Michael Schumacher alla velocità media di 247,586 km/h).
Resiste il record sul giro secco di Arie Luyendyk, registrato nel lontano 1996. Il record ufficiale l’ha registrato nelle qualifiche del 12 maggio, girando in 0’37”895 (382 km/h)… ma due giorni prima, nelle prove libere, aveva bloccato il crono su 0’37”616 (addirittura 385 km/h). Curiosamente la pole position di quell’anno fu assegnata Tony Stewart: ai tempi la pole era assegnata il primo giorno delle prove e non l’ultimo. Capitava spesso che i piloti nelle posizioni di rincalzo si qualificassero con giri più veloci del poleman. E così accadde a Luyendyk, costretto a riqualificarsi nel secondo giorno a causa di una verifica tecnica andata male… Scattò 21°. Quanto al giro più veloce in gara, appartiene al ‘nostro’ Eddie Cheever, che lo fece segnare (sempre nel 1996) alla velocità media di circa 379 km/h, fermando le lancette sullo 0’38”119.
Passiamo invece alle cose serie: e cioè al latte preferito dai piloti. Per chi non lo sapesse, il primo a tagliare il traguardo festeggia bevendo latte. La bottiglia arriva – letteralmente sotto scorta! – dopo essere stata raffreddata e viene consegnata al vincitore non appena raggiunge la Victory Lane. La American Dairy Association, al grido di #WinnersDrinkMilk, si occupa della faccenda da molti decenni e ogni anno chiede ai piloti quale tipo di latte preferisca bere. Tre le opzioni: intero, scremato, parzialmente scremato. Vi alleghiamo le preferenze dei 33 piloti ammessi: 24 optano per l’intero (intenditori!), 8 per il parzialmente scremato e 1 per il fat-free. L’ADA annota, forse sollecitata da Hinchcliffe e Carpenter che lo domandano, che se verranno postati abbastanza video di persone che bevono il tradizionale latte burroso americano, potrebbe aggiungerlo alle scelte nel 2021. A consegnare la bottiglia sarà Jill Houin, della Homstead Dairy LLC.
Quanto al campionato IndyCar, abbiamo raggiunto Indianapolis dopo sei corse. La classifica piloti arride a Scott Dixon, che ne ha vinte tre e ha incassato un quarto podio. Il neozelandese guida la graduatoria a quota 244 punti, contro i soli 195 (+49) nel ruolino di Simon Pagenaud e i 191 (+53) di Josef Newgarden. Bella performance, finora, di Pato O’Ward che si trova in 4^ posizione a quota 162. Quanto al versante costruttori (o meglio motoristi), finora Honda batte Chevy 495-457. La gara di Indianapolis sarà uno snodo importante perché attribuisce doppio punteggio (100 punti a vittoria contro i normali 50). Chi guida un giro in testa incassa 1 punto, e chi ne guiderà di più invece ne guadagnerà 2. I primi nove in griglia hanno ricevuto da 9 a 1 punto.
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L’ultima sessione di prove libere (il Carb Day) si terrà venerdì 21 agosto, a partire dalle ore 17.00. Come vi dicevamo a inizio articolo, la gara invece prenderà le mosse domenica 23 agosto, a partire dalle ore 20.30. La diretta TV sarà assicurata in Italia dalla pay-tv DAZN. Ai clienti Sky ricordiamo che è possibile attivare DAZN sul proprio abbonamento Sky con “addirittura” due euro di sconto (vi rimandiamo alla pagina d’assistenza Sky).
Dopo aver guadagnato la pole position, Marco Andretti si è preso pure le Prove Libere 6 della corsa americana. In questo caso le macchine hanno preferito andare più tardi, in previsione della gara. Il #98 ha chiuso davanti a tutti con un tempo di 0’40”1567 e 27 giri. I motori Chevrolet si sono un po’ riscattati, piazzando 4 alfieri in Top 10 – primo dei quali è Helio Castroneves, con ben 101 giri all’attivo. Maratoneti di giornata ex aequo Pato O’Ward e Fernando Alonso, entrambi con 115 giri in saccoccia. Lo spagnolo ha chiuso le PL6 in 11^ posizione.
La 500 miglia di Indianapolis scatta dopo una partenza lanciata di due giri, percorsi dietro la pace car (che quest’anno è una Chevrolet Corvette C8, pilotata da Mark Reuss, il presidente della General Motors). Le monoposto partiranno allineate in undici file da tre macchine, per raggiungere il totale tradizionale di 33 vetture al via. Quanto alla griglia di partenza, vi alleghiamo lo schema riassuntivo di Wikipedia. Cinque i rookie al via (VeeKay e Palou in Top 9, seguono nelle posizioni di rincalzo O’Ward, Askew e Kellett), mentre sono otto i precedenti vincitori che proveranno a bissare (o far meglio ancora). Nessuna donna al via, neanche Pippa Mann, l’unica esponente del gentil sesso a correre nel catino dell’Indiana l’anno passato.
Il record di vittorie appartiene ex aequo a AJ Foyt, Al Unser sr. e Rick Mears, ciascuno a quota 4 successi. Tra i piloti in attività è Helio Castroneves il più titolato, con tre successi sull’ovale dell’Indiana (2001, 2002, 2009), sempre a caccia del poker. Tutti gli altri sono a quota 1 (Dixon, Kanaan, Hunter-Reay, Rossi, Sato, Power, Pagenaud). Le vittorie dalla pole sono state 21 su 104 edizioni; ne seguono 11 e 12 in partenza dalla 2^ e 3^ piazza. (Per chi se lo sta chiedendo: no, nessuno ha vinto dalla 26^ posizione: il risultato migliore è stato il 3° posto nel 1956 e nel 1960. Ma nulla è perduto: c’è chi ha vinto partendo 27° o 28°).
Dopo un ultimo report sull’andamento del Carb Day, Fuori Traiettoria vi fornirà l’articolo di cronaca e commento della gara domenica sera cui seguiranno le pagelle di tutti i protagonisti, se possibile, già nella giornata di martedì 25 agosto.