close
4 RuoteSu pista

W Series: l’odissea di Irina Sidorkova per correre negli Stati Uniti





La burocrazia, si sa, è una brutta bestia. Quando si è nati in Russia e si deve andare negli Stati Uniti però le cose si complicano ulteriormente. Un esempio è il caso di Irina Sidorkova, pilota della W Series classe 2003, che per ottenere il permesso di correre a Austin il 23 e 24 ottobre è stata costretta a contattare le ambasciate statunitensi in diversi continentiCon scarsi risultati

sidorkova
Jamie Chadwick (GBR), Irina Sidorkova (RUS), e Emma Kimilainen (FIN) sul podio © W Series

Irina Sidorkova occupa attualmente il settimo posto in classifica nel campionato di W Series nonostante abbia saltato la gara in Belgio a seguito della positività al Coronavirus. La pilota della W Series Academy però potrebbe essere costretta a rinunciare anche alle ultime due gare in calendario in programma il 23 e 24 ottobre. Per entrare negli Stati Uniti infatti è necessario un visto. Per un’atleta che partecipa ad eventi sportivi in giro per il mondo non dovrebbe essere un problema, ma la vita è un pendolo che oscilla tra l’insoddisfazione e il disappunto e a volte le cose diventano più complicate del previsto.

Sidorkova aveva un visto triennale per entrare negli Stati Uniti che però è scaduto nel 2019. Il rinnovo, che avrebbe dovuto essere una formalità, si è trasformato in una vera e propria odissea, complice la pandemia che ha rallentato le procedure burocratiche e la chiusura dell’ambasciata statunitense in Russia. Sidorkova, già in possesso del visto britannico e di quello europeo, racconta di aver provato a prendere un appuntamento in diverse ambasciate USA collocate in Paesi differenti, tra i quali Olanda, Polonia, Gran Bretagna e Kazakistan, ma di aver ottenuto solo due colloqui: a marzo 2022 in Gran Bretagna o a fine 2022 in Kazakistan. Gli altri Stati concedevano appuntamenti solo ai cittadini della nazionalità del Paese ospitante l’ambasciata o per visti d’immigrazione.

sidorkova
Irina Sidorkova (RUS) | © W-Series

La vicenda sembrava avviarsi verso il lieto fine dopo che Sidorkova era riuscita ad ottenere un appuntamento presso l’ambasciata statunitense in Oman, tuttavia così non è stato. Tramite un post Instagram poi cancellato l’atleta russa ha comunicato l’amaro epilogo: “Sono un’atleta russa e sono orgogliosa di esserlo. La mia stagione è finita. NON gareggerò negli Stati Uniti. Visto negato! Durante il colloquio avevo tutti gli inviti [degli organizzatori della gara ad Austin e della W Series n.d.r.], ma l’unica domanda che mi è stata fatta è stata perché abbia speso così tanto tempo nel Regno Unito.
Sidorkova prosegue raccontando il resto del dialogo avvenuto in ambasciata: “Ho fatto delle gare. Sono un’atleta professionista sotto contratto con l’organizzazione britannica W Series. “Strano” mi è stato risposto e mi è stato negato il visto con la nota: “Ci dispiace informarla che lei non ha i requisiti per un visto per non migranti verso gli Stati Uniti ai sensi della Sezione 214 (b) dell’Atto di Immigrazione e Nazionalità. Un rifiuto ai sensi della Sezione 214 (b) significa che lei non ha mostrato legami familiari, sociali o economici sufficientemente forti da assicurare che la sua visita negli USA sia temporanea”.

Irina Sidorkova conclude criticando, giustamente, l’operato statunitense: “Sicuramente! Sogno di andare negli Stati Uniti per una gara e poi perdermi nei giardini americani per lavare piatti e pavimenti per un paio d’anni rincorrendo il sogno americano. Mi chiedo come il Dipartimento di Stato, che ha dato a me e agli altri piloti della W-Series un NIE (eccezione di interesse nazionale), commenti la cosa”.
Al momento non ci è dato sapere se l’atleta russa riuscirà ad ottenere un altro colloquio né il motivo per il quale il comunicato sia stato cancellato ma, con il tempo che passa, le sue chance per andare a correre negli Stati Uniti nel weekend del 24 ottobre si riducono sempre di più.

sidorkova
© Drew Gibson / W-Series




Tags : omansidorkovausaw series
Fabio Catalano

The author Fabio Catalano

Appassionato di motorsport e dinosauri, motivo per cui provo a inserire riferimenti a questi ultimi negli articoli di Formula 1. D’altronde se lo fa AO Racing posso farlo anche io