Rivali in pista e nel mercato, Ferrari e Porsche condividono lo stesso animale simbolo, ossia un cavallo nero che fende l’aria con le zampe anteriori. Ciò che molti non sanno è che la cosa molto probabilmente non è casuale: la genesi dei due stemmi è da ricercare nello stesso motivo, e risale alla Prima Guerra Mondiale e alla Città di Stoccarda.

La storia di come la Ferrari ha adottato il cavallino rampante come simbolo è abbastanza nota: nel 1923 il giovane Enzo Ferrari vinse al volante di un’Alfa Romeo RL Targa Florio il Circuito del Savio, gara automobilistica su strada corsa nel ravennate. In quell’occasione incontrò la contessa Paolina de Biancoli, madre dell’aviatore e eroe della Prima Guerra Mondiale Francesco Baracca, caduto in battaglia; la contessa gli donò lo stemma che il figlio portava sulla carlinga sinistra dell’aereo, un cavallino rampante di colore nero appunto, dicendogli “Ferrari, metta questo simbolo sulle proprie auto, vedrà che le porterà fortuna”.
All’epoca Ferrari era un semplice pilota, e la sua scuderia era ancora lontana da venire. Quando nel 1929 nacque la Scuderia Ferrari, squadra corse dell’Alfa Romeo, per un paio di anni non adottò un marchio personale ulteriore al Quadrifoglio dell’Alfa; la prima apparizione del Cavallino Rampante risale alla 24 ore di Spa del 1932, e portò davvero fortuna, perché la squadra ottenne una doppietta con gli equipaggi Brivio-Siena e D’Ippolito-Taruffi. Da allora il cavallino rampante è rimasto il simbolo della Ferrari, venendo posto su un fondo giallo, colore simbolo della città di Modena. Negli anni ha subito una sola modifica, nel 1945, quando Eligio Girosa lo ridisegnò modificandone la coda, ma di fatto è rimasto praticamente lo stesso, fino a diventare il marchio più influente al mondo secondo Brand Finance.

Ma cosa c’entra la Porsche? Per trovare il collegamento bisogna tornare a Baracca. Il perché l’asso dei cieli italiano avesse scelto come stemma personale un cavallino nero non è del tutto chiaro. Una delle teorie più accreditate vuole che il pilota romagnolo abbia deciso di adottare lo stemma del quinto aeroplano sconfitto in combattimento, (forse) un Aviatik tedesco: all’epoca si veniva infatti considerati “assi” solo dopo il quinto aereo abbattuto, e probabilmente in segno di rispetto nei confronti del suo avversario Baracca decise di adottare il simbolo adottato da questo aereo, guidato da un aviatore di Stoccarda (Baracca era solito dire “Io miro al mezzo, non all’uomo”). Il cavallino fu messo sul lato sinistro, dove ogni pilota poneva il proprio stemma personale, mentre sul lato destro c’era il grifone, simbolo della sua squadriglia.
Il simbolo della città di Stoccarda è infatti un cavallo nero che fende l’aria con le zampe, tanto che il nome tedesco della città, Stuttgard, deriva da “stutengarten”, ossia “recinto delle giumente” (quindi tecnicamente sarebbe una cavallina rampante). Lo stesso simbolo verrà poi scelto nel 1953 da Ferdinand Anton Porsche (figlio del fondatore del costruttore tedesco) come marchio della sua casa automobilistica, mentre come sfondo venne scelto lo stemma della regione del Württemberg, dove si trova Stoccarda. Ironicamente, anche lo stemma della città di Stoccarda vede il cavallino su sfondo giallo.

A dir la verità questa è sola una delle ipotesi accreditate dagli storici. Secondo un’altra il cavallino di Baracca non avrebbe niente a che vedere con quello di Stoccarda, ma deriverebbe dal fatto che prima di approdare alla 91° Squadriglia faceva parte del 2° Reggimento Cavalleria “Piemonte Reale”: lo stemma di questo reggimento era in realtà di colore rosso, e il nero deriverebbe dal lutto successivo alla morte di Baracca. È però decisamente più romantica l’idea che due tra le case automobilistiche più famose del pianeta, che per anni hanno lottato sui circuiti di tutto il mondo e nei mercati, condividano in maniera indiretta la genesi dei propri loghi. E sinceramente, ci piace credere che sia così.