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“Ogni favola ha un inizio e una fine”, così Marco Melandri annuncia il suo ritiro





In una conferenza stampa convocata oggi a Milano, Marco Melandri annuncia il suo ritiro dalle corse.

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È inutile girarci attorno, è sempre un giorno triste quando un pilota annuncia il proprio ritiro. È triste per i propri tifosi, ma anche per lo schieramento degli avversarsi che comunque vedono andare via qualcuno che ha dato filo da torcere al proprio beniamino. Se poi ad appendere il casco al chiodo è un pilota italiano che scende in pista da oltre vent’anni, beh inutile dire che faccia un po’ effetto.

Ad annunciare il suo ritiro oggi, in una conferenza stampa convocata a Milano per “parlare del suo futuro” è Marco Melandri, che concluderà la sua carriera agonistica ad ottobre in Qatar, ultima tappa del Campionato Superbike nel quale compete dal 2011. 

Una carriera fra alti e bassi, a tratti amara anche a causa del suo carattere un po’ particolare, che, nonostante le voci di un possibile ritiro, sembrava poter andare avanti ancora qualche anno nel team Yamaha GRT, soprattutto dopo che i test di Misano parevano aver riportato pilota ed intera squadra sulla buona via, così come aveva dichiarato lo stesso Melandri sotto il podio di Jerez. Invece alla vigilia dei 37 anni, la stanchezza pare aver preso il sopravvento e, in uno sport in cui la passione deve essere più forte dei pensieri, quando qualcosa si rompe devi per forza di cose dire basta; e, a quanto pare, Marco la sua decisione l’ha presa in pista, letteralmente, fra le curve di Misano: “Durante la gara mi sono fatto tante domande e non ci si dovrebbe fare domande durante una gara”. Un pensiero che frullava per la testa fin da inizio stagione, dal round thailandese, che è diventato un tarlo in Italia e una certezza a Donington: “Voglio divertirmi, non salire in moto solo perché lo devo fare. Quando ti accorgi che qualcosa si è rotto devi prenderne atto e accettare che alcune decisioni devono essere prese. Ripartire sempre da zero mi ha consumato, ho già corso più di quanto potessi immaginare!”

Vittorie e sconfitte, gioie e delusioni, un Mondiale, quello del 2002 con l’Aprilia in 250. Nella storia agonistica di Melandri se ne trovano di ogni, ma chi meglio di lui può fare un resoconto finale in poche parole?

I momenti migliori della mia carriera sono la prima gara in griglia a Suzuka nel 1998, ero un bimbo, poi il titolo vinto nel 2002 e la prima vittoria in MotoGP in Turchia. Non posso dimenticare gli anni in Aprilia, sono stati il passaggio dall’essere un ragazzino all’essere un uomo. Il primo salto in MotoGP lo feci grazie a Brivio, che scelse un giovane di 19 anni. Tre anni che non posso dimenticare sono anche quelli da Fausto Gresini, ci divertivamo davvero tanto. L’anno in Kawasaki fu un anno particolare, ma molto bello, tutti erano consapevoli delle difficoltà, ma avevano tanto entusiamo, mi ha insegnato moltissime cose. Poi ho capito che non c’era spazio per me in MotoGP e ringrazio Yamaha per avermi dato la possibilità di saltare in Superbike. Il 2012, nonostante l’amaro finale, è stato un anno bellissimo, in poco tempo andavamo già tutti d’accordo, italiani e tedeschi. In Aprilia non è stato un periodo facile, ma comunque è stato bello, si impara sempre. Dopo la pausa sono tornato in Yamaha, lì dove ho iniziato in Superbike finirò anche. Si può dire che non ci siamo mai annoiati!”

Tra le tante delusioni, una in particolare ha segnato la sua carriera:

“Il momento più brutto è stato alla fine del 2012, in BWM, quando eravamo in testa al campionato ed eravamo arrivati in Germani tutti motivati a fare bene, ma il sabato pomeriggio arrivò il presidente a darci il benservito. È stato l’unico momento in cui veramente ho accusato mentalmente. Questo ambiente mi ha deluso spesso, ma il tempo cura tutti i mali e le delusioni spesso ti aiutano a capire.”

E come ogni storia che arriva al capolinea, bisogna tirare le somme e guardarsi indietro per vedere quel che si è fatto e quel che si è raccolto. Nonostante tutto, Marco si sente di aver vissuto una favola e quando sai che il lieto fine non arriverà è bene cambiare qualcosa e viversi il seguito più tranquillamente.

“Vivevo in un quartiere di case popolari, andavo al bar a vedere le gare e sognavo di diventare un pilota, far parte di quella cerchia ristretta. Ho avuto la possibilità di poterlo fare ad alti livelli ed ho vissuto una favola. Ma come in tutte le favole deve esserci un inizio, ma anche una fine. Non apprezzo più quello che faccio, quello che mi aveva fatto sognare. Non riesco a pensare di ripartire il prossimo anno ancora, ogni giorno a lottare davanti alle difficoltà che si presenterebbero”

Per il futuro Marco cerca qualcosa di diverso che gli faccia ritrovare la voglia e la curiosità di scendere in pista, forse un esperimento in MotoE, magari nel Team Gresini; oppure un posto da collaudatore per mettere a disposizione la sua esperienza ed aiutare una squadra ad analizzare dati e spianare la strada a qualche giovane talento, come Federico Caricasulo.

A Marco Melandri va l’augurio di un buon finale di stagione, finalmente libero da pressioni e pensieri, affinché in queste ultime gare rimaste possa ritrovare la gioia e il divertimento che gli fecero sognare una carriera sulle due ruote. Ma va anche l’augurio per un sereno “pensionamento”, sperando che la sua esperienza possa essere davvero d’aiuto a qualche piccolo Melandri con il suo stesso sogno nel cassetto.

 





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Maria Grazia Spinelli

The author Maria Grazia Spinelli

Classe 1994, molisana. Da piccola vedevo mio padre seguire la Formula 1 e mi chiedevo cosa lo appassionasse così tanto, poi ho avuto un colpo di fulmine con le due ruote in un pomeriggio d'estate ed ho capito. Qui vi racconto la MotoGP e il Mondiale Superbike.