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De Jarno Saarinen. Buon compleanno Finlandese Volante





Se molti quarantenni di oggi si chiamano Jarno, il più noto è il nostro Trulli, il merito è tutto suo. 72 anni fa esatti nasceva a Turku, in Finlandia, Jarno Saarinen. Un pilota fuori dal comune per talento, genuinità e visione delle cose. Un avanguardista in grado, nel poco tempo avuto a propria disposizione, di svecchiare il mondo delle due ruote. E che faceva il pilota per hobby, sognando di progettare moto da corsa.
Allora oggi voglio spiegarvi, in 5 punti, perché Saarinen era così speciale.

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1. GINOCCHIO A TERRA, CHIAPPE DI FUORI
Fino ai primi anni settanta, lo stile imperante era quello classico dei pionieri, con il corpo bello saldo e centrato sulla moto: ginocchia e gomiti stavano incollati al serbatoio, il sedere immobile sulla sella. Solo qualche ardito nei primi anni sessanta provò a cercare il contatto con l’asfalto. Lo facevano con la punta dello stivale tenendo il piede a papera, venendo criticati dai puristi dello stile che ritenevano tale manovra brutta da vedere. Iniziò a farlo pure Hailwood e tutti cambiarono idea. In quel periodo però ci fu un carneade che avrebbe rivoluzionato il modo di guidare le motociclette, senza saperlo. Era John Cooper. Un pilota dagli scarsi risultati, un mestrierante dei semimanubri appassionato della velocità, che si divideva tra il Mondiale e le corse su strada, ma che per primo decise di scollare le ginocchia dal serbatoio per accarezzare l’asfalto. Dati gli scarsi risultati nessuno se lo filò. Tranne Saarinen. Il finlandese anzi evolse questo stile, decidendo di scollare pure il sedere dalla sella. Jarno si sporgeva fuori dalla moto in curva, così il ginocchio cooperino non era più solo un modo per sentire l’asfalto, ma era uno stile tutto nuovo che permetteva portare maggior inerzia all’interno della curva. Tutto ciò unito a semi manubri molto spioventi. A pari velocità, Jarno poteva piegare meno la moto. A pari piega, poteva andare più veloce. Il problema stava nel fatto che Saarinen era dannatamente più veloce degli altri. In molti lo criticarono per questo stile scomposto e troppo pericoloso, ma tempo qualche gara e tutti copiarono il finlandese piegante, sporgendosi in curva. Non necessariamente però strusciando il ginocchio. Questo stile fu ulteriormente evoluto due anni dopo da Kenny Roberts, che trasformò il ginocchio in un vero e proprio perno, un terzo punto d’appoggio con la conseguente necessità di utilizzare le saponette. Lo stesso Giacomo Agostini, ormai a fine carriera, dovette abbandonare il ‘piede paperino’ per vincere gli ultimi 4 titoli iridati.Due dei quali proprio sulle Yamaha due tempi sviluppate dal compianto Saarinen, che andò a sostituire dopo la rottura con MV ed i tragici fatti di Monza ’73.

“La gamba di fuori può essere esteticamente brutta. Ma così facendo, soprattutto sul veloce, si ottiene anche un effetto aerodinamico: l’aria che spinge sulla coscia aiuta ad inclinare la moto.” Giacomo Agostini

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2. IL PILOTA INGEGNERE
Molti piloti oggi possono vantare una fantastica sensibilità di guida, unita ad una sufficiente conoscenza tecnica del mezzo. Doti che permettono loro di affiancare il lavoro dei tecnici e degli ingegneri nello sviluppo della moto. Jarno era un pilota estremamente sensibile, forse anche più di Agostini, ed a questo univa una spiccata passione per la meccanica, che ha coltivato al punto da laurearsi, il 30 aprile 1970, in Ingegneria meccanica, affiancando i libri alle corse ed al lavoro. Orfano di padre, e maggiore di tre fratelli, decide di portare avanti da solo l’azienda di pompe funebri familiare. Si avvia alle corse nel 1963 proprio con il diretto concorrente in ambito lavorativo: Teuvo Länsivuori, cui padre gestisce un’altra impresa funebre di Turku. I due sono coetanei, nati addirittura a poche ore di distanza. Iniziano a gareggiare nello speedway su ghiaccio, e molto particolare è il modo in cui arrivano alle gare: raggiungevano i campi di gara caricando le moto sull’unico mezzo di trasporto a loro disposizione, il carro funebre. Dopo due anni, Jarno vince il titolo nazionale appassionandosi quindi alla Velocità su asfalto. Sfrutta la vasta conoscenza tecnica per trasformare la priopria Puch-Tunturi 250 GS da fuoristrada, con cui ha vinto sul ghiaccio, in una GP. Il lavoro lo fa tutto da solo: modifica il telaio, appronta il disegno delle sovrastrutture in leggero lamierino ed elabora il motore. Partecipa ai campionati nazionali, e nonostante un mezzo sulla carta improponibile i risultati arrivano. Dopo aver vinto due titoli finlandesi, decide di tentare il salto nelle Motomondiale. Sempre con una scuderia oltre modo artigianale, acquistando delle vecchie Yamaha clienti ed elaborandole personalmente, con l’aiuto della fida moglie Soili.

“Le corse sono un hobby per me, io voglio diventare ingegnere e progettare motori per motociclette.”

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3. ITALIA AGRODOLCE
Due volte Jarno ha sfiorato il supporto diretto con case tricolori. La sua fama di pilota ingegnere, unita agli ottimi risultati, porta il suo nome sulla bocca di tutti i pezzi grossi delle case motociclistiche. Lo cercano per primi dal Reparto Corse Moto Guzzi. Lino Tonti desiderava ultimare con lui lo sviluppo della V7, con annessa partecipazione al Bol D’Or ed al campionato endurance. Saarinen sarebbe diventato il volto di Moto Guzzi per il ritorno alle competizioni, dopo il gran ritiro del 1957. Viene realizzato anche un positivo test a Modena, il pilota ed i tecnici sono entusiasti del risultato ma i vertici della Casa mettono il veto sull’affare. Il finlandese è un pilota ormai affermato, anche se senza titoli, e temevano che un suo successo offuscasse i meriti del mezzo meccanico.
L’anno successivo è Alejandro De Tomaso, patron di Benelli, a farsi avanti. Mentre Jarno è in lotta, da privato, per i titoli in 250 e 350 la Benelli sta ultimando lo sviluppo delle nuove quadricilindriche 350 e 500, svezzate inizialmente da Pasolini. Saarinen non solo ha l’opportunità di provarle, ma pure di correrci. L’occasione è la gara di Pesaro, non valevole per il mondiale. Vince in 250 con la fida compagna Yamaha, mentre in 350 e 500 con Benelli piega Agostini e la MV, duo imbattuto da un lustro su quel tracciato. Sembra tutto fatto, ma nuovamente salta tutto: De Tomaso tituba, ed alla porta bussa Yamaha. Ad Iwata lo vogliono come pilota ufficiale per il successivo biennio, per ultimare lo sviluppo delle due tempi di grossa cilindrata. L’offerta della casa giapponese è perfetta per Jarno e Soili che hanno ormai deciso il ritiro dalle competizioni alla fine della stagione 1974, per dedicarsi alla famiglia e alla progettazione motoristica, andando a supportare l’amico Länsivuori, anchegli arrivato al Motomondiale, e l’altro connazionale Martti Pesonen. Ed è il giusto riconoscimento per il titolo iridato messo in bacheca da privato, dopo appena 3 anni interi nel Circus.

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4. AMORE, PASSAMI LA CHIAVE INGLESE
Jarno e la dolce Soili di fatto sono gli unici componenti del team, 
fino a tutto il 1972, annata che lo vede laurearsi Campione del Mondo come pilota e come team manager in 250. Lei fa da cuoca, infermiera, cronometrista, aiuto meccanico e manager mentre Jarno, oltre a fare il pilota, sviluppava ed elaborava i mezzi, e faceva l’autista. Una coppia sincera e spontanea, che sembrava estranea a quel mondo. Agostini aveva reso il motociclismo uno sport mondano, avevano fatto la loro apparizione gli sponsor e con loro i soldi. Ma la coppia finlandese continuò nella massima semplicità. Fino al 1970 Jarno e Soili arrivavano alle gare con il carro funebre, adattato a camper di fortuna, poi facendosi prendere dai soldi sostituì il carro funebre con un pulmino VolksWagen. Usato. Più confortevole e consono, ma ancora lontanissimo dalle suite dove alloggiavano molti piloti. Per il 1971 Arwidson, l’importatore ufficiale di Yamaha finlandese, decise di affidargli delle Yamaha semi ufficiali, complici i primi podi conseguiti l’anno precedente con una moto artigianalissima. Nonostante ciò Jarno non smette, e non lo farà neppure da pilota ufficiale Yamaha, di intervenire in prima persona sulle moto che poi guiderà in corsa, con la moglie sempre al proprio fianco. Ed arrivano così le prime vittorie.

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5. SEMPRE PRIMO, SEMPRE UMANO
Jarno Saarinen è stato il primo pilota a vincere all’esordio in 500/MotoGP. Solo Max Biaggi è riuscito ad eguagliarlo nel 1998, anche se il finlandese riuscì a vincere pure la seconda gara. Jarno è poi stato il primo pilota non statunitense a vincere la 200 miglia di Daytona, nella gara che fu un esordio per lui con le Yamaha ufficiali. Gareggiò con una 350, contro le 500 di tutti gli avversari, e dominò la corsa chiudendo con quasi un minuto di vantaggio. Il suo testimone fu raccolto da Giacomo Agostini l’anno successivo.
A caratterizzare il Finlandese Volante furono soprattutto la sua umanità e la sua gentilezza verso tutti. A testimonianza dello spessore dell’uomo è rimasto famoso un episodio. Durante il GP del Belgio del ’71 a Spa Francorchamps, Pesonen cade e perde i sensi. Viene prontamente soccorso e caricato in ambulanza, mentre viene trasportato al più vicino ospedale i soccorritori vedono che un folle li sta inseguendo, con una moto da corsa sulla strada provinciale: è Saarinen che vuole conoscere le condizioni dell’amico, dicendosi pronto a donare il sangue se necessario. Pesonen nel frattempo si era ripreso e lo rassicura con un gesto della mano. Solo allora Jarno risale sulla sua Yamaha riuscendo a tornare in pista e a concludere la gara, anche se ormai ogni risultato era compromesso.
Da ricordare la prima vittoria iridata: 18 luglio 1971. A Brno, sotto un violento temporale, Jarno vince la corsa delle 350. Di quel momento ci è rimasta una tenerissima fotografia in cui Soili abbraccia Jarno sulla moto ancora col casco e la tuta grondante d’acqua.

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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.