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Augusto Fernandez: a tu per tu col Rookie solitario della MotoGP





Augusto Fernandez, in forza al team GASGAS Tech3, è l’unico rookie in questa stagione della MotoGP. Abbiamo avuto piacere di parlare con lui lo scorso anno a Misano ci raccontò il suo modo di interpretare i week end di gara, mentre ancora rincorreva il sogno del titolo in Moto2. Fu piacevole parlare con lui al punto da aver voglia di incontrarlo nuovamente. Così ci siamo fatti gentilmente aprire le porte dell’hospitality del team francese per incontrare nuovamente Augusto in occasione del GP d’Italia 2023 al Mugello.

Fuori Traiettoria: Come va Augusto? Come sta andando questo tuo approccio alla MotoGP?
Augusto Fernandez:
Bene, sta andando bene e ne sono contento. Sto migliorando piano piano, con costanza, e sono sempre più vicino al primo dopo ogni gara. Forse nella Sprint, e in qualifica, ancora abbiamo tanto da migliorare. Però nella gara abbiamo fatto un bel passo avanti e mi sono avvicinato tanto ai primi e ai compagni della KTM, che sono un po’ il mio benchmark. Vengo da Le Mans dove ho fatto benissimo e siamo sempre più vicini al traguardo.

© GASGAS Factory Racing Tech3

FT: Cos’hai provato salendo per la prima volta su una MotoGP?
AF: La prima volta a Valencia è stata incredibile, per potenza del motore e dei freni che più o meno te lo aspetti. Mi han colpito molto le gomme, di queste Michelin, venendo dalle Dunlop, ho sentito subito di potermi fidare. Arrivando dalla Moto2, dove ci sono delle gomme che permettono di meno diciamo, provando queste che ci sono in MotoGP è stato tutto bellissimo. Poi ci sono un sacco di bottoni su una MotoGP, da usare, e ancora adesso il giovedì mi metto a studiare.

FT: Questo passaggio obbligato da Dunlop a Michelin ti ha giovato?
AF:
Il cambio è stato difficile soprattutto per la guida, per il modo in cui fare le curve. Non mi trovo ancora bene al 100% con tutte le opzioni che ci offre Michelin, specialmente all’anteriore. Ci sono tre diverse gomme ad ogni week end ed è difficile trovare quella giusta. A Le Mans per la prima volta ho capito quale delle tre faceva per me, mentre nelle gare precedenti ho più seguito Jack e Brad (Miller e Binder ndr) che impostato io una direzione.

FT: Da una moto classica come quelle previste in Moto2, sei passato ad avere ali e abbassatori che si sprecano quasi in MotoGP. Ti ha fatto un po’ impressione guidare una moto così diversa da qualunqeu altra?
AF: Sì sì. Tanto. La prima volta che ho fatto delle comparazioni aerodinamiche ho capito davvero come funziona tutto. Non solo in rettilineo ma soprattutto in frenata e curva: possiamo frenare cento metri dopo e buttarla dentro senza paura. Anche avere un’ala dietro il sedere, che dà più grip, ti fa cambiare il modo di guidare. Tutto un altro mondo.

FT: E con tutte queste implementazioni, ormai le MotoGP hanno gli stessi punti di frenata della Moto2.
AF:
Sì vicinissimi, in tanti punti freno dove frenavo in Moto2 arrivando però il doppio più veloce.

FT: Prima ci hai nominato Le Mans con piacere. Ti aspettavi di ottenere un così bel risultato così presto?
AF: No, fare quarto a tipo sei secondi dal primo, Bez, non me l’aspettavo così presto in campionato. Nelle gare precedenti eravamo tra i 15” ed i 20”. Ma in Francia ero fiducioso di fare un bel passo avanti. Nel test di Jerez avevo provato alcune variazioni che mi hanno fatto guidare più comodo, più consapevole di me e della moto. E poi Le Mans è una che non solo adoro, ma dove so essere molto veloce. Puntavo ad una Top10 tranquilla, non mi aspettavo proprio di fare quarto. È stato bello.

FT: Le Mans sembra una pista speciale, se guardo allo scorso anno è da lì hai iniziato la tua rincorsa al titolo Moto2 per esempio. Può essere l’inizio di qualcosa anche quest’anno, in MotoGP?
AF: Ho iniziato ad avere belle sensazioni, ora però dobbiamo confermarci prima di puntare più in alto. Il nostro risultato adesso è confermarci in Top10 andando sempre in Q2. Magari capiterà la pista in cui non mi trovo e farò meno bene o la pista che mi piace come Le Mans. L’importante è andare avanti, con costanza passo dopo passo.

FT: E cos’ha di così speciale Le Mans che tira fuori il meglio di te?
AF: Non saprei. Sin dal primo anno completo nel Mondiale Moto2, era il 2019, sono arrivato lì e ho fatto podio. Poi il layout si addice tanto alla mia guida, perché è una pista Stop & Go ma molto fluida. Ed è bellissima l’atmosfera, perché a Le Mans c’è sempre tantissima gente già dal giovedì. È bello per noi piloti vedere tanta gente nel paddock e a bordo pista.

© GASGAS Factory Racing Tech3

FT: Dell’esperienza in Moto2, cosa ti sei portato in MotoGP?
AF: A livello di guida, diciamo che a livello di percorrenza e pulizia di guida mi son ritrovato subito. Ci sono altri aspetti in cui ho dovuto reimparare. Ho cambiato il modo di frenare, iniziando a sfruttare anche il freno posteriore. Fuori dalla pista, ho mantenuto il mio metodo.

FT: Ecco, l’anno scorso ci hai raccontato di questo tuo approccio scientifico, guardando molto dati e numeri. Quanto ti ha aiutato questo approccio in MotoGP?
AF: Sto facendo in MotoGP quello che facevo in Moto2 fuori dalla pista, lavorando tanto coi tecnici anche cercando di capire il più presto possibile come funzionano moto e gomme. All’inizio stavo su tutta la notte, nel box, perché ora le cose da studiare sono tantissime: avoja studiare tutto tutto! Mi manca tanto per capire tutto, al 100%. Pensa che all’inizio i tecnici quasi mi cacciavano, per farmi andare a dormire. Però questo è il metodo che mi ha fatto vincere in Moto2 e far fare quarto l’altro giorno in Francia.

FT: Sei fortunato che da quest’anno c’è un’opzione posteriore in meno.
AF: Sì, almeno questo. Una variabile in meno da calcolare (ride ndr).

FT: Parlavi del tuo vedere Miller e Binder come riferimenti. In questa tua prima stagione sei anche l’unico rookie della MotoGP, com’è essere senza un vero rivale diretto?
AF: All’inizio è un po’ difficile, perché sei ultimo ma il penultimo ha un nome blasonato, che ha vinto mondali o comunque gare. E non capisci bene qual è la tua curva di apprendimento. Mi trovo a sfidare piloti con molta più esperienza di me, che magari torna utile per esempio nelle prime libere dove ci troviamo a sparare subito un time attack col format di gara attuale, quando in realtà ci mancano ancora i riferimenti corretti delle curve. Non è facile fare paragoni con chi ha tanta esperienza, però almeno me la vivo con più calma e pazienza guardando più il tempo della posizione.

© GASGAS Factory Racing Tech3

FT: Hai anche iniziato la stagione senza compagno, per l’infortunio del povero Pol.
AF: Anche questa è stata una difficoltà che ho dovuto affrontare. Menomale che abbiamo il team KTM Factory. Non è la stessa cosa, perché con Pol in pista posso fare delle comparazioni subito appena scendo dalla moto. Per esempio nei test scendevo dalla moto e tra un run e l’altro stavo già studiando i dati. Ora devo aspettare la sera o addirittura il giorno dopo. Con Pol in pista sarebbe stato meglio per il team e per me.

FT: E come moto, come ti trovi in sella alla RC16?
AF:
A me piace tanto, davvero bella da guidare. E i tecnici stanno lavorando tanto per continuare a migliorarla quindi sono davvero contento. Arriveremo lontano.

FT: Inoltre, KTM ti ha affidato diverse componenti da provare per fare sviluppo. Come vivi questo supporto?
AF:
È una cosa diversa per me, nuova. Chiaramente non ho fatto tante prove come gli altri nei test, ma fa molto piacere. Ora a stagione in corso le novità mi arrivano dopo, per esempio mi è arrivato adesso un telaio che loro (i piloti del team KTM Factory ndr) hanno avuto ad Austin. Ma trovo normale questo, io sono pur sempre un Rookie e il team non è Factory. Però stanno lavorando anche per me e sono contento di ricevere questa attenzione usando una moto molto vicina a quella ufficiale.

Augusto Fernandez in azione nei recenti test di Jerez (© GASGAS Factory Racing Tech3)




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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.