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Ad Austin si è interrotta la serie positiva di Marc Marquez, con la prima vittoria nella classe maggiore per Alex Rins. Valentino Rossi conferma l’ottimo stato di forma personale e della Yamaha, nel frattempo Maverick Vinales è perseguitato dagli incubi. La prima Ducati al traguardo è quella di Jack Miller, mentre Andrea Dovizioso si consola con la leadership nella classifica iridata.
Ecco le pagelle dei protagonisti.

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Alex Rins, voto: 9,5
Rins mi ha fregato. Dopo un finale di 2018 da protagonista ed ottimi test precampionato, avevo la netta sensazione che almeno una vittoria in questo 2019 se la sarebbe guadagnata. Una sensazione diventata conferma, dopo la brillante prestazione di Losail col podio, o forse qualcosa di molto più grosso, sfumato per la mancanza di cavalleria. Jerez sembrava la sua rampa di lancio, invece Alex ha sfruttato al massimo un errore da pollo di Marquez per centrare la prima vittoria in MotoGP. Lo ha fatto guidando meglio di chiunque altro, sempre al limite senza peccare di precisione. Rins ha saputo mantenere la calma, aspettando il momento giusto per infilare Rossi in un solo colpo. One-shot come direbbero i texani. Per alcuni la prima vittoria in MotoGP potrebbe ed essere un traguardo, non per Alex Rins. Per l’alfiere di Hamamatsu questa è solo una tappa di un percorso più lungo, è veloce e sa andare forte portando con sé una Suzuki capace di recuperare in piega tutto il tempo perso sul dritto. Ma se Marquez non si fosse steso, avrebbe avuto gli stimoli per dare il 100%?

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Valentino Rossi, voto: 8,5
Lui ormai è negli anta, la M1 è ormai un cancello al limite dello sviluppo e non ci sono più le mezze stagioni: visto che fulmini sabato?
Nelle libere non cerca l’esaltazione, lavora sodo e si fa trovare pronto per le qualifiche dov’è risultato il primo inseguitore di Marquez dall’inizio alla fine. In gara replica quanto fatto in Argentina, martellando senza troppi calcoli dal primo all’ultimo giro. Rossi quest’anno è visivamente più fluido nella guida, in piega si incunea meno sull’anteriore. La M1 sembra dargli nuovamente le giuste sensazioni.
Mezzo voto in meno per il lungo al tornantino, che mette tra lui e Rins il distacco decisivo per la sconfitta: ha peccato di impazienza, non ha saputo aspettare il momento giusto per portare l’attacco.

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Jack Miller, voto: 8
Tiene botta fino al nono giro, poi deve alzare il ritmo per poter arrivare a fine gara. Ha saputo sfruttare al massimo le gomme Soft nel primo terzo di gara, per colmare il gap sul passo con Rossi, Rins e Crutchlow, ed è stato altrettanto bravo nel capire quando regolare il ritmo per gestire il vantaggio sugli inseguitori: è riuscito a spendere il vantaggio alla perfezione. Jack sta facendo passi da gigante, e questa volta chiude meritatamente come migliore pilota Ducati.

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Andrea Dovizioso, voto: 7
Nelle seconde libere non trova il giro giusto per prendersi un posto nei primi dieci, risultando il più colpito dalla cancellazione delle FP3. Si trova invischiato nella Q1, dove sbaglia completamente strategia in collaborazione con la  squadra: volevano giocarsela one-shot per tenere due gomme nuove in Q2, ma nemmeno ci arriva. In gara ha mostrato il ritmo dei primi a sprazzi, cogliendo un positivo quarto posto grazie agli assist di Marquez e Crutchlow. Come in Argentina, ha pagato delle Michelin non più da mini-Endurance ma da GP: quando c’è da gestire per buona parte corsa per dare tutto nei due giri finali è il migliore, quando si può dare tutto per tutta la gara passa in secondo piano.

Franco Morbidelli, voto: 7,5
Da 21° e ultimo a quinto nel giro di dodici mesi. Un miglioramento notevole per Franco qui al CotA, frutto anche del notevole progresso tecnico passando dalla HRC clienti di VdS ad una M1 semi-ufficiale di Petronas. Franco ha tenuto testa a Dovizioso finché ne ha potuto, poi le gomme lo hanno mollato. Il suo ritmo è crollato esponenzialmente perdendo otto secondi negli ultimi sei giri, sia su Dovizioso che sulla coppia di testa.

Danilo Petrucci, voto: 5
Chiude ancora sesto, questa volta grazie agli errori di Marquez, Crutchlow e Viñales. Prestazione deludente al termine di un fine settimana senza acuti. Nel frattempo Miller balla.

Cal Crutchlow, voto: 5
Ne aveva per stare con Rossi e Rins fino alla fine, ma commette lo stesso identico errore di Marquez con due giri di anticipo. Cal ad inizio stagione si è ripromesso di vincere almeno tre gare in questo 2019, questa era una ghiotta occasione per provare il primo acuto ma è uscito dai giochi con netto anticipo.

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Maverick Viñales, voto: 4,5
Solitamente al via si addormenta, per ovviare a questo difetto si è scolato un litro di Monster dieci minuti prima del via. L’effetto desiderato c’è stato, ma per eccesso di attenzione ha mollato la frizione al primissimo e quasi impercettibile affievolirsi dei semafori. Jump start e gara da buttare per un sacrosanto ride through, ma commette il grave errore di fraintendere la penalità: ha evaso un long lap penalty che nessuno gli aveva commiato.
Eppure ne aveva per fare un buon risultato, lo ha dimostrato risalendo fino all’11ª posizione, addirittura avrebbe chiuso ottavo senza l’insensata long lap penalty al quinto giro. Maverick ha tenuto un passo pari a Rins e Rossi nei secondi dieci giri, a sprazzi anche migliore, nonostante il traffico.
Continua a soffrire nelle prime due tornate, quando è fisicamente impossibile mantenere la linea desiderata e, anzi, saper inventare le traiettorie in base a dove mettono le ruote i piloti davanti diventa fondamentale.

Marc Marquez, voto: 3
Tre come i tentativi di riaccendere la moto, prima di tuffarsi al suolo. Un errore da pollo, con Rossi staccato di quasi quattro secondi -3″8 per l’esattezza– guadagnati nei primi otto giri. Forse è stato proprio questo il motivo, quel vantaggio per Marc era poco, voleva di più. Perché non esiste nessun Anti-Marquez, oltre a Marc Marquez stesso.
Perde la vetta del Mondiale, anche se 9 punti di svantaggio dal primo con ancora 17 gare da disputare sono niente.

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Tags : americasgpcotamotogppagelle
Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.