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Motomondiale 2018 al via, tra conferme e novità





Ci siamo, venerdì inizia la settantesima edizione del Motomondiale, con una tappa in più rispetto allo scorso anno ed un ritorno alle origini per Barcellona.
Chi prenderà il posto di Mir e Morbidelli rispettivamente in Moto3 e Moto2? Marquez o Dovizioso, chi la spunterà in MotoGP?

Il calendario sarebbe immutato, se non ci fosse l’aggiunta di un 19° GP: è il Gran premio Motociclistico di Thailandia, che rimpolperà la già dura trasferta finale in oriente. Avrà luogo il 7 ottobre, tra il GP d’Aragona e quello del Giappone. I piloti hanno trovato il tracciato thailandese più complesso del previsto dal punto di vista tecnico, ma ad oggi solo la Top Class ci ha messo le ruote. Ormai classica la passerella finale nel catino di Valencia, il 18 novembre.
Per quanto riguarda il layout del circuito di Barcellona, ci sono delle novità: si torna alle origini. A seguito del tragico incidente di Salom alla curva 12, nel 2016 si era deciso di correre seguendo la configurazione finale della F1, mentre lo scorso anno venne utilizzata una nuova chicane finale, anche se per le sole libere: per qualifiche e gara si tornò al layout della Formula 1, con la chicane più vicina all’ultima curva. I piloti hanno però puntato i piedi, tutti in accordo: o risistemate il tracciato (pure riasfaltandolo essendo logoro) o non corriamo nel 2018. Di fronte al duro aut-aut dei piloti, nella stanza dei bottoni non hanno potuto far altro che dar loro retta. Le vie di fuga nel tratto finale sono state ampliate, andando anche a spostare le tribune della curva 12, e il tracciato è stato completamente riasfaltato, non senza le lamentele di Lewis Hamilton. Pure la Caixa torna alla configurazione pre-2016.

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In Moto3 dopo molti anni di presenza, ed un paio di vittorie, mancherà Mahindra. Il colosso indiano già dallo scorso anno aveva dismesso la struttura ufficiale, mentre per questa stagione non fornirà nemmeno le moto a team privati: l’obiettivo e concentrare i tecnici nel progetto Formula E. Di rimando mancherà anche Peugeot, le cui moto erano di fatto delle Mahindra con diversa carenatura. In griglia troveremo solo KTM e Honda.
Cinque i debuttanti nella entry list ufficiale, che si confronteranno per la conquista del riconoscimento di Moto3 Rookie of the Year 2018. Tra questi l’italiano Dennis Foggia: classe 2001, romano, Campione del Mondo Junior FIM in carica avendo conquistato il CEV Moto3. Correrà con la KTM #10 dello Sky Racing Team VR46, con cui già ha corso nel 2017 in occasione di tre wild card.

Attenzione a Jaume Masia, autore di un incontenibile esordio in Austria da wild card lo scorso anno: correrà sulla KTM #5 gestita dal team World Wide Race/Besta Capital Dubai. Da tenere d’occhio Kazuki Masaki, Campione Red Bull MotoGP Rookies Cup in carica e promosso alla serie iridata con la KTM #22 del team RBA BOÉ di Aleix Espargaro, in sostituzione di Juanfran Guevara. A completare il quadro ci sono il kazako Makar Yurchenko, per lui KTM #76 del team CIP, e Alonso Lopez, scommessa del team Estrella Galicia di Emilio Alzamora: Honda #72  per Lopez.
In tutto saranno 9 gli italiani in Moto3 stabili: Nicolò Bulega confermato nello Sky Racing Team VR46 assieme al deb Foggia.; Marco Bezzecchi sulla KTM di PruestlGP; Tony Arbolino con la Honda Marinelli Snipers, Andrea Migno su una delle due KTM dell’Angel Nieto Team/Aspar Racing Team; confermato nel team Gresini Fabio Di Giannantonio sulla Honda #21; Niccolò Antonelli con l’Honda #23 della SIC58 Squadra Corse; Enea Bastianini e Lorenzo Dalla Porta sulle ambite KTM del team Leopard.
I favoriti ad oggi sono Jorge Martin ed Enea Bastianini, con gli esperti Canet, Antonelli e Di Giannantonio outsiders. Non stupitevi di Bezzecchi e Masaki, possibili sorprese. Stagione impronosticabile per Bulega: la Moto3 gli sta fisicamente stretta, dal 2019 passerà in Moto2.

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In Moto2 le moto da battere saranno probabilmente le KTM, inoltre per il 2018 la casa austriaca rilancia, aprendo ai privati: due RC-M2 allo Swiss Innovative Investors Team ed una al Kiefer-Aegerter Racing. Il Team Forward non ha acquisito per il 2018 la dote di MV Agusta: la squadra di Cuzari ha comunque chiuso il rapporto con Kalex, passando a telai Suter. Tra le moto fanno il loro esordio le olandesi NTS, con Roberts e Odendaal, mentre tornano nella classe di mezzo Sam Lowes ed Hector Barbera.
In lizza per il Moto2 Rookie of the Year 2018 troviamo: Jules Danilo, Bo Bendsneyder, Romano Fenati e il Campione del Mondo Joan Mir provenienti dalla Moto3; Joe Roberts, Steve Odendaal e Federico Fuligni dal CEV Moto2. In griglia di partenza anche Eric Granado, vincitore del CEV Moto2 2017, che gareggerà Forward dopo aver già partecipato nel 2012.

Pure in Moto2 sono nove gli italiani in griglia. Andrea Locatelli e Mattia Pasini sono stati confermati nell’Italtrans Racing Team; Francesco Bagnaia affronterà il 2018 puntando al titolo ancora coi colori dello Sky Racing Team VR46, il suo nuovo compagno è Luca Marini, che lascia il team Forward. Percorso inverso per Stefano Manzi, che passa al team svizzero dopo una stagione nel team di tavullia. Pure Lorenzo Baldassarri lascia la struttura di Cuzari, passando al Team Pons in coppia con Barbera. La scuderia Tasca racing raddoppia, schierando due Kalex su cui siederanno Federico Fuligni e Simone Corsi. Infine il Rookie Fenati, che affronterà il salto di categoria assieme alla scuderia Marinelli Snipers.
Bagnaia, Marquez, Binder e Oliveira: questi sono i quattro che inizieranno la stagione col favore dei pronostici. Outsiders: Pasini punta a stupire più di quanto non abbia fatto lo scorso anno, Baldassarri e Marini sono rivitalizzati dal cambio di casacca e Barbera punta al posto di chioccia lasciato da Luthi. Occhio a Mir e Fenati: punteranno a replicare il 2017 di Bagnaia.

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Cinque i debuttanti in MotoGP, tutti provenienti dalla Moto2: il Campione del Mondo Franco Morbidelli e Thomas Luthi con Marc VDS-Honda, Takaaki Nakagami con LCR-Honda, Xavier Simeon con Reale Avintia-Ducati e Hafizh Syahrin, che preso all’ultimo minuto il posto di Folger sulla M1 2017 di Tech3. Chi sarà il MotoGP Rookie of the Year 2018? Complessivamente, ad aver brillato maggiormente nei test sono stati Nakagami e Morbidelli, col giapponese forse messo meglio per le prime gare. Ma occhio a Syahrin. Il malese ha una guida pulita, che in Moto2 non rendeva abbastanza ma che si incastra alla perfezione con la M1, seppure nella fumosa versione 2017. Lo chiamano pescao -pesce- perché vola sul bagnato: se dovesse andare come nel 2017…

Per quanto riguarda il resto dello schieramento, non ci sono stati movimenti nei team ufficiali, ad eccezione di Aprilia. A Noale hanno rescisso con S.Lowes in favore di Scott Redding. La RS-GP si è evoluta abbastanza in questo inverno, e continuerà a farlo: a Losail arriverà la versione definitiva del nuovo motore, mentre si continuano a sviluppare forcelle e forcellone in fibra di carbonio. L’obiettivo è centrare spesso la Top6 con A. Espargaro, più probabile una presenza costante in Top10 se si arriva alla bandiera a scacchi. In casa Ducati la GP18, assieme alle giorie dello scorso anno, ha portato ottimismo. Se Dovizioso ha lavorato più sotto traccia, dando il meglio solo nell’ultima ora dei test di Losail, Petrucci l’ha strizzata per bene sul passo. Disponibile con due varianti di telaio, proprio la seconda variante ha messo in crisi Jorge Lorenzo, ridimensionato a Buriram dopo i fuochi artificiali di Sepang. In casa Honda si è lavorato come non mai, la RC213-V è stata perfezionata a 360°. Telaio, motore, impianto di scarico, aerodinamica: tutto è stato rivisto per renderla tanto più veloce quanto più intuitiva anche per Crutchlow e Pedrosa. La Casa dell’ala ha dominato a Sepang ed a Buriram, mentre come suo solito ha perso qualche colpo a Losail.

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In casa Yamaha è dove si è lavorato in maniera più scientifica: poche novità e tutte provate sin da Sepang. Il progetto M1/2017 si è rivelato fallace in ogni sua versione: ottima solo con asfalto liscio, asciutto e freddo. Si è scelto saggiamente di prendere la M1/2016 come base di partenza per la M1/2018, per quanto riguarda telaio e bilanciamento. Rossi e Vinales si sono detti fiduciosi, almeno per Losail: il risultato degli ultimi test è una rondine che non fa primavera. Zarco potrà contare sulla stessa M1 dei due ufficiali, anche se difficilmente potrà godere degli sviluppi nel corso della stagione.
Bella sorpresa da Suzuki, che sembra essere tornata quella del 2016. La GSX-RR sembra essere la moto che più si è migliorata. Come fatto da Yamaha, pure la casa di Hamamatsu ha fatto dei passi indietro indirizzando lo sviluppo secondo altri punti di vista. Rins e Iannone in tutti i test hanno lavorato molto e bene, la moto paga ancora un certo gap con Ducati, Honda e Yamaha: spetta al loro manico ricucirlo.
KTM non ha forse manifestato quel miglioramento che ci si aspettava, ma lo scorso anno gli austriaci sono stati i migliori nello sviluppare la moto durante la stagione.

Il favorito n°1 per il campionato è senz’ombra di dubbio Marc Marquez, negli ultimi 18 mesi è migliorato tantissimo. Non dà più retta solo e soltanto al cronometro, ma si concentra maggiormente sulle sensazioni che la moto gli trasmette. Se non dovesse buttare via troppi punti ad inizio anno, potrebbe chiudere il 2018 con largo anticipo. Andrea Dovizioso sarà sicuramente della partita: se nel 2017 ha dato il 110%, quest’anno darà il 150%. La GP18 gli piace molto, si sente efficace con entrambi i telai e vuole il titolo, sognando magari un happy ending alla Rosberg.

Per il momento non sembrano della partita le Yamaha, con Zarco che punta a scalzare i due ufficiali. Ma ad Iwata le moto sanno ancora farle: nei test pre-2015 la M1 sembrava in crisi. Il campionato fu invece dominato proprio dalla M1.
Jorge Lorenzo non è nelle condizioni di poter lottare per il titolo, ma è determinato e punta a rinnovare fino al 2020: nella seconda metà di stagione potrebbe togliere punti pesanti. Capitolo Miller: l’australiano adora la GP17. La sa far rendere al meglio con gomme fresche, ma non sa ancora gestirla con gli pneumatici usurati: sarà un mastino nelle prime fasi di gara.
Occhio a Rins, possibile sorpresa.
Infine, le Michelin saranno praticamente le stesse del 2017 per quanto riguarda la carcassa: salvo set up miracolosi difficile vedere Pedrosa lottare per il titolo. Purtroppo.

 





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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.