E’ il day after il trionfo rosso di Sebastian Vettel in quel di Melbourne. Ed è dunque tempo di voti per tutti i protagonisti del GP: al tedesco, vista la sua gara, non si può che dare il massimo. E ai suoi colleghi invece?
SEBASTIAN VETTEL – 10. Perché fa tutto quello che deve fare, e lo fa per di più nel migliore dei modi possibili. FP senza sbavature, prima fila in qualifica dietro solamente ad un Hamilton in palla, partenza che pur non essendo eccezionale gli consente comunque di tenere la posizione e poi una gara esemplare, condotta con una costanza di rendimento che ha riportato alla mente il Vettel degli anni RB. Non gli riesce di mettere a segno il giro più veloce in gara, ma probabilmente non gli importa molto. Dopo un anno difficile che lo aveva visto anche finire al centro delle critiche, Sebastian con la vittoria in Australia manda un messaggio forte e chiaro: se la SF70-H continuerà ad essere competitiva, guai a non tenerlo in considerazione nella lotta per il Mondiale.
LEWIS HAMILTON – 7,5. La gara – pur dovendo valutare l’effettivo consumo delle gomme della W08 – probabilmente la perde sabato, quando nel Q2 decide, forse beo della supremazia Mercedes degli anni passati, di qualificarsi con gomme usate. Il risultato è che in gara non solo non riesce a scappare via, ma è costretto anche a fermarsi in anticipo rispetto a Vettel, finendo così nel traffico e vedendo svanire le possibilità di vittoria. Peccato per lui, perché fino al 24° giro aveva messo in mostra un gran stato di forma, mentale ancor prima che fisica, lasciando solamente le briciole ai suoi diretti avversari.
VALTTERI BOTTAS – 7,5. Stesso voto di Hamilton perché, in una fase di apprendistato come la sua, finire a poco meno di 2″ dal blasonatissimo compagno di squadra non è un risultato che deve far disperare, anzi. Certo è però che il suo weekend è privo di acuti, e che non dia mai l’impressione di poter seriamente mettere sotto pressione il #44. Cosa che invece dovrebbe riuscire a fare in fretta, altrimenti Hamilton potrebbe accumulare un vantaggio psicologico difficile da colmare.
KIMI RAIKKONEN – 5,5. Perché è vero, arriva 4°, ma la sua è una gara opaca se confrontata con quella di Vettel. Prende 6 decimi sul giro secco, e ascoltando qualche suo team radio sembra quasi che in gara rinunci ad inseguire le Mercedes prima del tempo. E così, mentre il compagno di squadra va a vincere, lui in alcune fasi è costretto a guardarsi le spalle da Verstappen. Kimi non è preoccupato per la sua stagione, e nemmeno noi lo siamo perché sappiamo che Iceman può regalare prestazioni migliori di questa. Semplicemente, però, in Australia sembrava atterrata la sua copia scialba.
MAX VERSTAPPEN – 6. Abituati a delle prestazioni maiuscole, la prova australiana del giovane olandese appare parecchio incolore. Termina 5°, ma complice anche una RedBull che finora sta tradendo le altissime aspettative che gli addetti ai lavori riponevano in essa, naviga nel limbo della metà della zona punti tenendo sempre a vista Raikkonen. Consegna – involontariamente – la vittoria a Vettel quando si tiene dietro Hamilton, ma la cosa non gli costa neppure troppa fatica dato che è il #44 a non riuscire ad avvicinarlo al punto da sferrargli un vero attacco. Avrà di certo altre occasioni per mettere ancora una volta in mostra il suo talento scintillante.
FELIPE MASSA – 7. Gara senza errori, questo è certo, ma chi l’ha visto? Parte, corre praticamente sempre da solo e arriva al traguardo 6°, raccogliendo comunque buoni punti per la Williams. La sensazione è che, soprattutto nella prima parte della stagione, la sua esperienza possa tornare parecchio utile al team di Groove: ogni punto raccolto è dunque oro, e Massa svolge il compito alla perfezione.
SERGIO PEREZ – 8,5. Perché non si tira mai indietro quando c’è da attaccare, e i suoi due sorpassi – su Kvyat e Sainz – ne sono la prova. Coriaceo, veloce, costante e capace di gestire le gomme anche quando sono usurate: il Perez del 2017 non ha perso le caratteristiche che lo hanno fatto apprezzare durante la scorsa stagione. Nonostante una Force India che, a suo stesso dire, non sia così “a posto” come le sue versioni precedenti…
CARLOS SAINZ – 7,5. Buona prestazione da parte del giovane spagnolo, che come unica macchia sulla sua gara ha quella di essersi fatto infilare all’esterno di Curva 3 da Perez, al quale non riesce a restituire il favore nella fase finale del GP, quando il messicano era alle prese con delle gomme poco performanti. Per il resto, anche lui corre bene, ma questa non è di certo una novità. Il suo risultato è ancora una volta vincolato al livello tecnico della sua STR12, che è sì veloce ma non al punto da permettergli un salto di qualità tale da trascinarlo almeno nella Top Five. E il tempo passa…
DANIIL KVYAT – 7. Mezzo voto in meno solamente perché finisce dietro al compagno di team. Anche lui comunque mette in mostra una prestazione solida e priva di errori, in una gara che lo vede chiudere a poca distanza da un compagno di squadra che nel 2016 lo aveva più volte annientato. Mostra segnali di ripresa, soprattutto a livello psicologico.
ESTEBAN OCON – 7,5. E’ buona anche la prestazione del giovane francese, al suo esordio sulla VJM10. Fa una buona qualifica e soprattutto una buona gara, impreziosita dalla manovra “three-wide” sul rettilineo di arrivo per superare Fernando Alonso. E’ vero, arriva dietro Perez. Ma spesso capitava anche a Nico Hulkenberg, che di esperienza in F1 ne ha giusto un pochino di più…
NICO HULKENBERG – 7. La sua è una buona gara, non premiata dai punti solamente a causa della – poca – velocità della sua R.S. 17, che lo costringe a rimanere alle spalle di quella che ormai è la sua ex scuderia. Tenta il colpaccio quando, per artigliare almeno un punto, prova ad infilarsi all’interno di Ocon in Curva 1 dopo averlo affiancato in rettilineo, ma il francese è bravo a chiudergli la porta e a non lasciargli spazio. Lui il suo ce lo mette, è la Renault che non sembra essere ancora pronta: la speranza di Nico, che ormai sta esaurendo le possibilità per rimettersi in gioco, è che essendo un team ufficiale gli sviluppi siano più celeri ad arrivare…
ANTONIO GIOVINAZZI – 9. Il 10 gliel’avrei dato se fosse riuscito nell’impresa di approdare in Q2 all’esordio, ma il suo weekend è comunque da incorniciare. Con una sola sessione di FP alle spalle, per poco in griglia non sopravanza Ericsson su una pista che aveva visto solamente al simulatore. Non contento, fa anche una buonissima gara, tenendosi fuori dal marasma di Curva 1, difendendosi alla grande dal più gettonato Lance Stroll, non causando alcun tipo di problema in occasione dei doppiaggi, chiudendo 12° al termine di una gara corsa con grande costanza e mettendosi alle spalle anche Stoffel Vandoorne. Il tutto con un’auto che monta una Power Unit vecchia di un anno, e dunque con molta meno potenza da esprimere. Ci piacerebbe tanto vederlo continuare nella sua avventura in F1. E soprattutto saremmo veramente curiosi di vederlo alla guida di una macchina veloce…
STOFFEL VANDOORNE – 6. Sulla fiducia, perché la colpa non è sua. In qualifica prende 1″ netto da Alonso, ma la sua MCL32 ha problemi di pescaggio della benzina e funziona ancora peggio di quanto normalmente già non faccia. La situazione si ripresenta poi in gara, quando è costretto a remare nelle retrovie addirittura alle spalle di una Sauber C36 sempre per noie tecniche che ne rallentano la corsa. Vede il traguardo – e dopo i test di Barcellona già questo potrebbe essere un risultato – ma diciamo che forse, ad ottobre 2016, il GP inaugurale del suo 2017 se lo immaginava leggermente diverso.
FERNANDO ALONSO – 8. Perché non molla mai, nemmeno di fronte ad un’auto che per il 3° anno consecutivo è l’antitesi di ciò che McLaren storicamente rappresenta per la F1. Entra in Q2 e si qualifica 13°, poi come al solito parte bene al via recuperando diverse posizioni, prima che le difficoltà della sua MCL32 non lo portino ad annaspare sempre più indietro nel gruppo. Chiude ritirato per un cedimento della sospensione posteriore destra dopo aver subito, quasi come un Ricardo Zonta qualsiasi, un doppio sorpasso sul rettilineo da Ocon ed Hulkenberg. Nel giorno in cui la Ferrari torna alla vittoria.
KEVIN MAGNUSSEN – 3. E’ un weekend incomprensibile quello del pilota danese. Non va malissimo nelle FP, poi non appena il cronometro inizia a contare davvero sembra quasi andare nel pallone. Si qualifica 17° mentre Grosjean si piazza addirittura 6°, e in gara con un errore grossolano colpisce Ericsson in Curva 3, rovinando la gara di entrambi. Finisce ritirato, ma il problema è che il suddetto crash è l’unico motivo per cui la sua gara venga ricordata. E non è certo una cosa di cui andare particolarmente fieri.
LANCE STROLL – 5. Un’insufficienza non troppo grave data sulla fiducia, che però non potrà essergli concessa per tutta la durata della stagione. Il paragone con il più esperto Massa, sia a livello di velocità pura che di rendimento – il crash nelle FP3 non è stato un bel biglietto da visita -, è piuttosto impietoso, ma quello che fa pensare è che anche dal confronto con Giovinazzi il giovane canadese ne venga fuori con le ossa piuttosto rotte: alla guida di una ben più performante FW38, infatti, Stroll non è riuscito a tentare neppure un attacco nei confronti del pilota di Martina Franca. Chiude ritirato, ma la sua non è una gara all’altezza delle aspettative create. Migliorerà? Con ogni probabilità sì. Ma, ad oggi, il suo livello è questo.
DANIEL RICCIARDO – 5. Avrei voluto dargli un 6 politico, ma l’errore nel Q3 della qualifica pesa. Per quanto riguarda la gara, invece, non ha alcuna colpa: la sua RB13 si ammutolisce ancor prima di schierarsi, costringendolo a partire dai box con due giri di ritardo. In più, come se non bastasse, la sua auto lo abbandona di nuovo a gara in corso, costringendolo ad un ritiro davanti al suo pubblico dal sapore molto amaro.
MARCUS ERICSSON – 7. Perché, tempi alla mano – anche se con un po’ di fortuna… – è davanti a Giovinazzi in qualifica, ed è lui a partire meglio nella coppia Sauber. Non ha colpe nell’incidente che lo vede coinvolto con Magnussen e che sostanzialmente mette fine a qualsiasi sua velleità, così come non ha alcuna responsabilità nel guasto che lo costringe a parcheggiare la sua C36 in una via di fuga dell’Albert Park.
JOLYON PALMER – 4. In squadra arriva un certo Nico Hulkenberg, ed il confronto alla prima uscita ufficiale è semplicemente impietoso per l’inglese. In qualifica prende quasi 3″3 di distacco dal crono del compagno, e non dà mai l’impressione di riuscire anche solo ad avvicinare il suo ritmo. In gara la musica non cambia, e navigava senza speranza nelle retrovie prima che un problema tecnico ne sancisse il ritiro anticipato. Urge svegliarsi.
ROMAIN GROSJEAN – 8. Un gran peccato, ecco come potrebbe essere riassunto il suo weekend. Chiude una qualifica monstre piazzandosi 6°, parte bene, si tiene lontano dai guai e rimane ampiamente entro la zona punti, almeno fino a quando la sua VF-17 non decide di tradirlo lasciandolo a piedi una volta rientrato ai box. Dispiace, perché c’erano tutti gli ingredienti per replicare il positivo debutto del 2016.