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F1, GP del Bahrain: ecco le Pagelle di tutti i protagonisti





E’ stato un Sebastian Vettel perfetto, quello che ha regalato a Maranello la seconda vittoria stagionale in questo 2017. Dietro al tedesco, al termine di una prova non perfetta, c’è stato il duo Mercedes, che ha preceduto un Raikkonen presente solamente a sprazzi. E i loro colleghi? Come se la saranno cavata sotto le luci artificiali di Sakhir? 

© Charles Coates
© Charles Coates

SEBASTIAN VETTEL – 10. Sul giro secco la Mercedes sembra avere ancora qualcosa in più rispetto alla Ferrari, quindi la sua terza posizione è il massimo che si potesse fare al sabato. Parte bene, si libera subito di Hamilton, coadiuvato dal muretto opta per un undercut che si rivelerà vincente, si difende benissimo da Bottas dopo la ripartenza dalla Safety Car e gestisce la pressione del ritorno di Hamilton senza particolari patemi d’animo. E’ tornato.

LEWIS HAMILTON – 7,5. Perché non fa la Pole, e in Curva 1 sembra quasi non aspettarsi l’attacco all’esterno di Vettel, che lo sopravanza quasi troppo facilmente. Ha bisogno di due ordini di scuderia per liberarsi di Bottas, e per di più è ingenuo quando rallenta talmente tanto in Pit Lane da beccarsi 5″ di penalità per aver ostacolato Ricciardo. La rincorsa finale, a suon di giri record che mandano il cuore in gola ai tifosi ferraristi, è però quasi da antologia. Recrimina forse per non aver copiato la strategia della Ferrari, rivelatasi vincente, ma oggi nella prima fase di gara non è sembrato impeccabile.

VALTTERI BOTTAS – 7,5. Perché fa la Pole – la prima della sua carriera – e nelle prime battute non soffre la pressione di Vettel. Poi però inizia ad andare in crisi con le gomme, ma soprattutto iniziano a tempestarlo di Team Radio in cui lo invitano a farsi da parte per far passare Hamilton. La sua faccia, sul podio, la dice lunga di come si senta il buon Valtteri, resosi improvvisamente conto che, per Mercedes, a dover lottare con Vettel per il mondiale non è di certo lui.

KIMI RAIKKONEN – 6. A intermittenza. Finisce 7° nell’arco di 4 curve, con Massa che gli fa da tappo per tanto, troppo tempo visto il potenziale della Ferrari quest’oggi. Poi stava recuperando bene, ma prima la SC che lo rimanda di nuovo dietro Massa e poi un altro problema alla sua SF70-H ne frenano le velleità, impedendogli di andare a riprendere Bottas. Ci sono però segnali di ripresa rispetto alla Cina: e il sorpasso su Ricciardo ne è una prova.

DANIEL RICCIARDO – 5,5. Se non fosse stato per quel problema ai freni, Verstappen con ogni probabilità gli sarebbe finito di nuovo davanti pur partendogli dietro. Stava correndo bene, a contatto con Ferrari e Mercedes, poi dopo la ripartenza dalla SC perde tantissime posizioni in pochissimo tempo e si ritrova lontano dal gruppo dei primi. Un rallentamento dovuto a motivi precauzionali per preservare i freni oppure un calo improvviso di competitività? Chissà. Ma forse potrebbe iniziare ad aver bisogno di nuovi stimoli.

FELIPE MASSA – 8. Rispetto alla Cina sembrava un altro pilota. Costante, solido, rapace nel cogliere qualsiasi occasione per inserirsi finché può nella lotta tra i big. Chiude 6° una grande gara: nonostante l’età, è lui che tiene a galla, da solo, la scuderia di Grove.

SERGIO PEREZ – 9. In difficoltà clamorosa al sabato, in grande spolvero – come spesso accade – alla domenica. Il messicano anche oggi si esibisce in una grande prestazione, risalendo la classifica dopo una qualifica deludente e mettendo ancora una volta in mostra la sua capacità di gestire benissimo il degrado delle gomme. E la Force India incamera ancora una volta punti importanti.

ROMAIN GROSJEAN – 8. Il francese è ormai una presenza costante della zona punti, che vede decisamente più spesso la sua Haas che non quella del compagno di team. Corre bene, non fa errori e ottiene il massimo che può da una macchina nata bene ma che non ha ancora il passo sufficiente per effettuare un salto di qualità. Ma è ormai chiaro che, quando ciò accadrà, lui risponderà presente.

NICO HULKENBERG – 7,5. In qualifica la sua Renault sembra volare, poi in gara perde invece un po’ di smalto e Nico si ritrova sempre a lottare ai margini della zona punti, pur portando la R.S. 17 in posti che Palmer può finora solo sognare. La scuderia francese è però quella che, a livello velocistico, più si è migliorata in Bahrain rispetto al 2016: segno questo che i soldi e le idee ci sono, e che effettivamente si sta lavorando nella direzione giusta. E’ solo questione di tempo. Anche se non si sa quanto.

ESTEBAN OCON – 6,5. Perché, per la terza volta consecutiva, finisce decimo. La sua gara è ancora una volta concreta, ma Perez gli partiva parecchio indietro e gli finisce davanti. Il ragazzo francese è veloce, ma sembra che in questa fase stia soffrendo la maggiore esperienza del messicano, che invece nel corso di questi ultimi anni sta forse vivendo il suo miglior periodo di forma. Ma le basi sono buone: migliorerà di sicuro.

PASCAL WEHRLEIN – 9. Sfiora l’impresa di entrare in zona punti, su una pista “di motore”, con una macchina che di motore ha quello Ferrari del 2016, nettamente meno potente rispetto alle PU in versione 2017. Entra in Q2 in qualifica, corre benissimo in gara e distrugge Ericsson nello scontro diretto. Decisamente non male per uno che era al suo esordio stagionale in gara.

DANIIL KVYAT – 5. Le prime fasi della gara sono concitatissime, e pur partendo parecchio davanti a Sainz si ritrova imbottigliato in una lotta fratricida che per poco non porta alla collisione tra le due Toro Rosso. Commette qualche errore di troppo nella prima fase della corsa, finisce nel gruppone e non riesce più a risalire la classifica, impegnato in una sterile – ma spettacolare – lotta con Palmer ed Alonso. Forse si poteva fare qualcosa di più.

JOLYON PALMER – 4,5. Il confronto con Hulkenberg stavolta è impietoso. Il distacco in qualifica è enorme, ma quello in gara è addirittura abissale se si pensa che con la stessa macchina il tedesco chiude staccato di 1’20” da Vettel e lui viene doppiato. Attualmente la Renault sta correndo con un solo pilota, nonostante sia un valido e corretto protagonista nella lotta a tre con Kvyat ed Alonso.

FERNANDO ALONSO – 9. Encomiabile. Ha una macchina lentissima sul dritto, costretta a fare fuel saving praticamente ovunque – emblematico il caso del rettilineo che da Curva 3 porta a Curva 4 – e che, per di più, lo lascia per due volte a piedi nell’arco di un solo weekend. Eppure Fernando ci prova sempre: stacca tardi, incrocia le traiettorie, si difende con le unghie e con i denti, guida sempre al limite. E gli giustifico anche quei team radio polemici lanciati alla squadra: un due volte campione del mondo, quasi all’unanimità considerato il miglior pilota in griglia, non merita di essere trattato così. E la fuga in Indy, unita alla grossa litigata che pare ci sia stata con Hasegawa, fa addensare fosche nubi sulla sua permanenza in F1.

MARCUS ERICSSON – 5. Si ritira per problemi al cambio, ma da Wehrlein, uno che di km alle spalle sulla C36 ne ha tanti in meno rispetto a lui, le prende durante tutto il weekend. E non è esattamente una bella cosa.

CARLOS SAINZ – 3. Stava raddrizzando un weekend nato stortissimo, con la PU Renault che ogni due per tre tradiva la sua Toro Rosso, e poi inspiegabilmente il patatrac. Forse un errore di misura, forse una frenata con gomme tropo fredde, fatto sta che lo spagnolo colpisce violentemente Stroll in Curva 1, mettendo fine alla gara di entrambi. Lui dice di essere stato colpito dal canadese, ma i commissari di gara – ed il sottoscritto – non sono d’accordo, quindi entrambi gli diamo 3. Io come voto, loro come posizioni di penalità in griglia in Russia.

LANCE STROLL – 6. Non stava strabiliando, ma stavolta il suo compitino stava cercando di farlo senza creare troppi marasmi. Era dietro Massa ancora una volta, ma dopo 3 GP – tra l’altro tutti finiti prematuramente – per me è ancora troppo presto per esprimere un giudizio definitivo. Anche perché gli ultimi due ritiri non sono così univocamente imputabili a lui.

MAX VERSTAPPEN – 8. Come al solito, in Curva 1 mette una pezza ad una qualifica non entusiasmante. Si mangia Ricciardo in pochissimi metri, e poi finché può segue bene la scia di Hamilton, provando anche a mettergli un po’ di pressione. Poi la sosta, l’uscita dai box ed il crash causato da un cedimento dei freni, surriscaldatisi troppo nel corso del pit. Il ragazzo però corre bene, non c’è proprio nulla da fare.

KEVIN MAGNUSSEN – 5. Non tanto per la gara, che lo vede presente per troppi pochi giri, quanto per la qualifica, dove ancora una volta viene annichilito da Grosjean. Avrebbe potuto risalire la china, è vero, ma il suo passo nelle FP non era sembrato al livello di quello del francese.

STOFFEL VANDOORNE – S.V. Un GP, una PU. Una media davvero poco invidiabile in un mondiale dove, prima di incappare in penalizzazioni, si possono utilizzare solamente quattro motori. La cosa tremenda, inoltre, è che cambiare non porta a nessun risultato, e lo stop forzato arrivato addirittura nel corso del giro di formazione è la prova.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow