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F1, GP di Singapore: ecco le pagelle di tutti i protagonisti (e qualche considerazione in libertà)





E’ andato tutto storto, per i tifosi Ferrari. A partire da Sebastian Vettel. Il tedesco, che dopo una qualifica stupenda era atteso nuovamente sul trono di Singapore, con quella sua diagonale verso sinistra si è invece ritrovato coinvolto in una carambola pazzesca che ha visto protagonisti anche Max Verstappen e Kimi Raikkonen, ritirati come il tedesco dopo pochissimi secondi di gara. A beneficiare di tutto ciò è stato Lewis Hamilton, che vola via da Marina Bay con ben 28 punti di vantaggio sul diretto rivale. Sarà quindi stato il #44 il migliore sull’asfalto di Singapore? Scopriamolo insieme. 

© Steven Tee/LAT Images
© Steven Tee/LAT Images

LEWIS HAMILTON – 9. Perché la sua gara è perfetta, ma il suo weekend non lo è. Complice una Mercedes che fino a quando le temperature non si abbassano fa non poca fatica sull’asfalto di Singapore, il #44 al sabato non va oltre una 5^ posizione che sembrerebbe potergli far sudare persino il podio, vista la velocità messa in mostra da chi lo precedeva. Invece un’ottima partenza prima ed un suicidio sportivo altrui poi gli consegnano una prima posizione che lui consolida con una gara magistrale, condotta senza la minima sbavatura e suggellata persino dal giro più veloce in gara. Allunga sensibilmente in ottica Mondiale, e lo fa sulla pista in cui forse meno se lo aspettava.

DANIEL RICCIARDO – 8. Chiude 2° una gara che dopo una qualifica in cui era finito alle spalle di Verstappen ed una partenza decisamente non eccezionale sembrava essere parecchio in salita. Ha il merito di riuscire a guidare – gestendo la pressione di Bottas – mentre è impegnato a tenere sotto controllo un’altra pressione, quella dell’olio del cambio che diventa critica sin dal 15° giro facendo addirittura temere un ritiro. Complessivamente però, visti i suoi proclami battaglieri del sabato, la sua prestazione è sembrata un po’ sottotono, complice anche un muretto RedBull che aspetta troppo per montare sulla RB13 le UltraSoft.

VALTTERI BOTTAS – 6. Non ha mai il ritmo di Hamilton, né sul giro secco né sul passo gara. La sua partenza è disastrosa, e neppure quando il #44 viene invitato a rallentare per dargli modo di chiudere il gap su Ricciardo riesce ad impensierire l’australiano. Il voto è politico perché comunque arriva a podio, ma visto che guidava una Mercedes e che di RedBull e Ferrari ne era rimasta solamente una – quella che, seppur danneggiata, gli finisce davanti – il 3° posto è davvero il minimo sindacale. Che il rinnovo del contratto gli abbia causato un calo in termini di motivazioni?

CARLOS SAINZ – 10. Una volta fatta chiarezza sul suo futuro, il giovane Sainz mette in mostra una prestazione magistrale. Costante nei tempi sul giro, pulito nella guida, non sbaglia nulla per tutta la gara ed artiglia un 4° posto che gli vale il miglior piazzamento in carriera e che consente alla Toro Rosso di fare un enorme salto in avanti in termini di punti nella Classifica Costruttori. Di certo in Renault, vedendo questa gara, non si saranno pentiti della scelta fatta in ottica 2018.

SERGIO PEREZ – 8,5. Superiore ad Ocon nel corso di tutto il weekend, porta a casa punti importantissimi per se stesso e per la squadra al termine di una gara solida, parzialmente rovinata a suo dire dalla seconda Safety Car. Caparbio nel cercare di mettere pressione su Sainz fino alla fine, festeggia il rinnovo contrattuale con la Force India con una grande prestazione.

JOLYON PALMER – 8,5. E’ vero, manda in scena quella che è forse la sua miglior prestazione di sempre, ma fino a quando Hulkenberg non è stato tradito dalla strategia prima e da una perdita d’olio poi aveva subito come sempre il confronto con il compagno di team. La sua però è comunque una grandissima gara, con una sesta posizione finale che gli permette di incamerare in un colpo solo 8 punti iridati e di scrollarsi di dosso quel pesantissimo “0” che si leggeva accanto al suo nome in Classifica Piloti. Peccato che riesca a fare tutto ciò quando ormai è troppo tardi per garantirsi la permanenza in Renault.

STOFFEL VANDOORNE – 8. Anche il belga riparte da Singapore con la consapevolezza di aver messo in mostra una buona prestazione – anche se Alonso gli è davanti in qualifica, lo sovrasta in partenza e chissà cosa avrebbe fatto in gara – e di aver portato a casa 6 punti importanti. Per sua stessa ammissione il 7° posto era il massimo a cui poter puntare, quindi a fine gara è giustamente soddisfatto. In attesa che questo 2017 finisca e che il 2018 porti una fresca ventata proveniente dalla Francia.

LANCE STROLL – 7,5. Graziato più volte – anche nel corso del GP – dai muretti di Marina Bay, con l’asfalto umido e pista “green” dimostra le sue doti di guida cavandosela benissimo tra le insidie del circuito ed il caos della prima curva. Chiude 8°, rammaricandosi per aver commesso un lungo in Curva 7 che ha spianato la strada a Vandoorne e tenendosi dietro nel finale piloti ben più esperti di lui senza sbagliare nulla, con una Williams che fino alla partenza era apparsa in difficoltà mostruosa. In più, taglia il traguardo ben davanti al più esperto Massa, confermando quanto di buono fatto vedere a Monza.

ROMAIN GROSJEAN – 7. Raddrizza un weekend che sembrava nato malissimo con una gara solida, condotta sfruttando le difficoltà altrui e non commettendo errori tra le mille insidie di Marina Bay. Il 10° posto gli consente di portarsi a casa solamente un punticino, ma visto come sembravano essersi messe le cose in qualifica è già un grande risultato.

ESTEBAN OCON – 5. Dopo la grande prestazione messa in mostra a Monza, il giovane francese fatica tantissimo tra le stradine di Singapore. Soffre il confronto con Perez per tutto il weekend partendogli dietro e arrivandogli ben lontano, e non dà mai l’impressione di trovarsi a proprio agio con la VJM10 tra le stradine di Marina Bay. Un passaggio a vuoto che non intacca però minimamente la buona impressione fatta fino a questo punto della stagione.

FELIPE MASSA – 5. La Williams a Singapore è in seria difficoltà, è vero, ma stavolta perde malamente il confronto diretto con Stroll anche in condizioni di asfalto ed aderenza che avrebbero dovuto esaltare un pilota con la sua esperienza. Dice di essere stato in difficoltà con le FullWet nelle fasi iniziali della corsa, ma ci sono altri che, equipaggiati con la sua stessa mescola, nelle prime fasi hanno saputo tenere un ritmo migliore.

PASCAL WEHRLEIN – 5,5. Termina con due giri di ritardo dal leader nonostante le Safety Car, e questo è un chiaro specchio delle prestazioni che la sua C36 può offrire. Tuttavia, ad inizio stagione appariva più dominante in squadra rispetto ad Ericsson, mentre ora le prestazioni dei due sono sempre più simili. Merito dello svedese o calo del tedesco?

KEVIN MAGNUSSEN – 7,5. Un voto di incoraggiamento, perché anche lui stava portando a casa un gran risultato alla luce di quanto fatto vedere dalla VF-17 sull’asfalto di Singapore. Corre bene, senza errori e davanti a Grosjean per praticamente tutto il GP, fin quando la sua Haas non decide di tradirlo a poche manciate di km dalla bandiera a scacchi. Un peccato, anche perché senza i suoi punti la Renault ha sopravanzato il team statunitense in Classifica Costruttori. E sono posizioni che valgono soldi, parecchi soldi.

NICO HULKENBERG – 8,5. In qualifica si esibisce in un mezzo capolavoro artigliando la 7^ piazza, la prima degli “altri”, in partenza si tiene fuori dai guai riuscendo a guadagnare anche qualche posizione ed in gara si ritrova invece in balia del suo team e della sua macchina. Lamenta un errore di strategia che lo costringe ad effettuare una sosta in più prima, e viene tradito da una perdita d’olio alla sua PU poi. Chiude con un ritiro una gara che avrebbe potuto regalargli ben altre soddisfazioni.

MARCUS ERICSSON – 4,5. Tra i tanti contatti ravvicinati con i muretti che costellano il weekend di Singapore, i suoi sono quelli che causano il maggior numero di danni alla vettura. Sarà un caso? Forse sì, ma il voto finale non può non risentirne.

DANIIL KVYAT – 4. Va a muro, completamente in autonomia, mentre il compagno di squadra – che gli era stato davanti anche in qualifica – sfiora il podio. E’ l’unico a sbagliare in maniera così evidente e grave in quella fase di gara, buttando alle ortiche un buon piazzamento e punti importanti. Una domenica che vorrà dimenticare in fretta.

FERNANDO ALONSO – 8,5. Una buona qualifica – e, per una volta, l’assenza di qualsiasi tipo di penalità – gli consentono di partire in una posizione più favorevole sullo schieramento, e Nando decide di non potersi far sfuggire questa occasione: come spesso gli accade parte benissimo, trova un ottimo corridoio esterno e staccando con due ruote sulla vernice (bagnata) esterna alla pista riesce a girare addirittura 3° in Curva 1. Poi si risveglia bruscamente dai suoi sogni di gloria quando viene centrato dalla RedBull di Verstappen, che lo catapulta in aria causandogli danni di entità tale da costringerlo, di lì a poco, al ritiro. Davvero un peccato.

SEBASTIAN VETTEL – 3. Non per la manovra in sé, che è decisa ma comunque corretta in termini regolamentari, ma per l’avventatezza con cui decide di indirizzare il muso della sua SF70-H verso sinistra non considerando minimamente che, in quel momento, potessero esserci altre variabili in movimento su quella pista oltre a lui e a Verstappen. La qualifica è un capolavoro, la partenza è migliorabile – nei primi metri il #33 ha uno spunto migliore, anche se c’è la scusante dello start dal lato gommato della griglia con pista bagnata -, ma poi si era ripreso bene, al punto da riuscire a stare davanti a Verstappen senza che l’olandese debba alzare il piede. Quasi inspiegabilmente però, non tenendo conto del fatto che alla staccata della prima curva mancassero ancora parecchi metri e che quindi si potesse chiudere la RB13 magari un po’ più in là, del fatto che ci fossero 61 giri da percorrere e non 3 curve e soprattutto del fatto che il suo diretto avversario nel Mondiale era 5° – e che con Raikkonen e Verstappen davanti, complici eventuali ordini di scuderia, ritrovandosi 3° in Curva 1 nella peggiore delle ipotesi sarebbe arrivato 2° al traguardo -, stringe in una morsa la RedBull dell’olandese non riuscendo a vedere che dall’altra parte era già comparso Kimi Raikkonen. E’ vero, Verstappen sarebbe stato un avversario ostico da superare su questa pista, ma 18 punti in ottica campionato sono decisamente meglio di uno 0 che arriva dopo aver peraltro spianato la strada all’avversario numero uno, su una pista dove in teoria si sarebbe potuto legittimamente pensare di riprendersi la cima della classifica. I punti di distacco dal #44 sono ora 28, quelli in palio da qui a fine stagione 150. Il Mondiale non è ancora finito, è verissimo, ma ora si è fatta decisamente più dura.

MAX VERSTAPPEN – 5. Un voto che è una media matematica tra il “7” guadagnato in pista – un’ottima qualifica unita ad una partenza non proprio da ricordare – ed il “3” preso nel box delle interviste. Sul nastro d’asfalto di Marina Bay viene messo alla gogna da praticamente chiunque, ma questo è forse uno degli incidenti di cui è stato protagonista negli ultimi anni in cui il giovane olandese ha meno responsabilità. Al via parte poco meglio di Vettel, ma è quel “poco meglio” che basta ad impensierire il tedesco al punto tale da farlo chiudere verso sinistra: a quel punto il #33 asseconda il movimento del #5 – mollare il gas in quel frangente è impensabile per un pilota di F1, e sfido chiunque sostenga il contrario a mostrarmi esempi di piloti che in partenza, in quelle situazioni, lo hanno fatto -, ma alla sua sinistra è già comparso Raikkonen. E lì il destino dei 3 è già scritto: l’anteriore sinistra di Verstappen quasi immediatamente si “incastra” virtualmente tra le due gomme di destra di Raikkonen, con l’olandese quindi che anche rallentando – cosa che dal primo onboard senza “telemetria” sembra aver peraltro fatto, visto che si sente un calo di giri del motore della sua RB13 quando è però ormai inevitabile l’impatto – non sarebbe riuscito a smaterializzarsi senza causare danni. Davanti ai microfoni, invece, perde una magnifica occasione per tacere non tanto quanto dice che il comportamento di Vettel sia inspiegabile vista la posizione in Classifica del tedesco – lì ha ragione -, quanto quando dice di essere contento che almeno entrambe le Ferrari si siano ritirate insieme a lui, in un mix perfetto di spocchia, antisportività e mancanza di rispetto. Tienile per te certe cose Max, che non c’è bisogno di dare al mondo altre motivazioni per darti dell’immaturo.

KIMI RAIKKONEN – 7,5. Poverino, la sua unica colpa è quella di aver azzeccato la partenza della stagione nel momento e nel luogo più sbagliati possibile. Si affianca a Verstappen alla velocità del fulmine, poi tenta in maniera quasi impercettibile di convergere verso il centro della pista per proteggersi in Curva 1 ed avere una migliore traiettoria quando la RB13 dell’olandese, impegnato anche nel cercare di capire se e come avrebbe potuto evitare Vettel, si incaglia nella sua posteriore destra. A quel punto Iceman è passeggero incolpevole di un’auto ingovernabile, che mette fuori gioco prima Vettel e poi lo stesso Verstappen e Fernando Alonso. Aumentando i rammarichi della squadra intera, che nei primi 15 metri del GP aveva già immaginato di poter festeggiare una doppietta.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow