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E’ il giorno dopo l’esaltante GP di Germania, quello che con ogni probabilità verrà ricordato per parecchio tempo come una delle gare più imprevedibili e divertenti che la recente storia della Formula 1 ricordi. Sotto gli scrosci d’acqua intermittenti che a più riprese hanno lambito il nastro d’asfalto di Hockenheim è stato Max Verstappen a trionfare, con Sebastian Vettel ad inseguire nonostante una partenza dall’ultima casella dello schieramento. Saranno dunque stati l’olandese ed il tedesco i migliori in pista? Oppure qualcuno dei loro colleghi avrà saputo fare meglio?

© Andy Hone / LAT Images / Pirelli F1 Press Area
© Andy Hone / LAT Images / Pirelli F1 Press Area

MAX VERSTAPPEN – 10. Più forte della pioggia, dell’asfalto viscido e persino dei suoi errori, il #33 è protagonista di un’altra prestazione da incorniciare. E’ vero, parte in maniera indegna e si esibisce in una piroetta, ma aveva ben salda tra le mani la prima posizione ben prima che le Mercedes affogassero tra i flutti. Quando macchina e strategia chiamano, lui ormai risponde sempre presente.

SEBASTIAN VETTEL – 8,5. Resto volutamente sordo di fronte a chi sminuisce la sua prestazione al suono di “se Leclerc fosse rimasto in gara”, “ma Bottas ha sbattuto”, “se Hamilton non avesse sbagliato” e via discorrendo: parte ultimo per colpe non sue e chiude 2° non sbagliando una virgola, quindi nella piovosa domenica tedesca ha ragione lui. Come dite? Perché allora “solo” 8,5? Semplice, perché effettivamente a livello di velocità pura ne aveva meno di Leclerc e perché perde troppo tempo tanto alle spalle di Raikkonen quanto nelle ripartenze dopo Safety Car. E lì non ci sono “se” o “ma” che tengano.

DANIIL KVYAT – 10. Monumentale. Con la testa che potrebbe lecitamente essere da tutt’altra parte, tira fuori dal cilindro una delle migliori prestazioni della sua carriera. Non sbaglia nulla, semina addirittura il panico con giri veloci in successione quando è tra i primi a montare le slick e chiude con un 3° posto strameritato. Bravissimo.

LANCE STROLL – 8,5. Nel giorno in cui il ben più esperto Perez crolla, il giovane e spesso bistrattato canadese sfiora il podio per un nonnulla. Sì, sbaglia anche lui, ma è molto abile nel gestire le scivolose slick nelle fasi finali della corsa, quando si tratta di concretizzare l’ottima strategia del team.

CARLOS SAINZ – 7,5. Per alcuni giri accarezza persino l’idea del podio, dopodiché però la pista si asciuga e il #55 sbatte contro una realtà che racconta del ritorno di Vettel e – stranamente – di una Racing Point e di una Toro Rosso più rapide della sua McLaren. Bravo comunque a rimettere in sesto un GP che sembrava ormai perso dopo quell’errore commesso nella famigerata ultima curva.

ALEXANDER ALBON – 8. Nel giorno di gloria di Kvyat il #23 comunque non demerita. Lotta con il coltello tra i denti contro chiunque gli si pari davanti – Hamilton compreso – e su un asfalto che miete vittime illustri tra piloti con più esperienza lui, un rookie, si rende protagonista solamente di innocui lunghi. Con i due “Torelli” in un simile spolvero io, fossi in Gasly, non dormirei sonni propriamente tranquilli.

ROMAIN GROSJEAN – 7. Dopo il disastro britannico il #8 si rende protagonista di una buona prestazione. Supportato nuovamente da una Haas che torna a funzionare non appena le vengono asportati tutti gli aggiornamenti – non un bel segnale – , chiude nei punti un weekend positivo. Deve però smetterla di prendersi a ruotate con Magnussen, perché la situazione sta ormai diventando grottesca.

KEVIN MAGNUSSEN – 7. Stesso voto del compagno di squadra perché, a differenza del francese, ha tra le mani una Haas che a livello di velocità pura non sembra rendere come la VF-19 “first edition”. Nonostante ciò corre bene anche lui, e approfittando del caos – e delle penalità altrui – marca punti che fanno morale. Sui duelli con Grosjean credo valga quanto detto poco più sopra: sembra lo facciano apposta.

LEWIS HAMILTON – 3,5. Febbricitante per tutto il weekend, crolla in maniera inaspettata sotto l’acqua che tante volte aveva permesso di esaltarne il talento. Sbatte, prende penalità, va in testacoda e vanifica una pole position che gli era finita tra le mani con imprevedibile facilità. Weekend disastroso? Sì, ma resta il fatto che persino stavolta sia riuscito a guadagnare due punti sul primo degli inseguitori in classifica piloti…

ROBERT KUBICA – 8. Sovrastato da Russell per 10 GP consecutivi, nel corso dell’11° si prende rivincita e punto iridato, mettendo a frutto l’esperienza e rivelandosi uno dei pochi piloti a non aver commesso neppure un errore. Il che, lo ricordo semmai servisse, nelle sue condizioni fisiche non è la cosa più ovvia e semplice di questo mondo.

GEORGE RUSSELL – 7. Anche lui, come Kubica, di errori particolari non ne compie. Tuttavia, la pioggia di Hockenheim lo manda forse un po’ più in difficoltà del previsto e, per la prima volta in questa stagione, non gli consente di mettere le proprie ruote davanti a quelle del compagno di team. Sfortuna – per lui – ha voluto che questa fosse probabilmente l’unica occasione per marcare punti iridati.

KIMI RAIKKONEN – 7,5. Le prende e le restituisce senza paura, chiudendo nei primi 10 una bella gara al termine della quale solamente una penalità – giusta – non lo priva dei punti che aveva dimostrato di meritare. E’ un peccato, ma resta il fatto che quello visto ad Hockenheim è un pilota ben lontano dal poter essere definito “da pensione”.

ANTONIO GIOVINAZZI – 7. Mezzo voto in meno rispetto a Raikkonen solamente perché gli termina alle spalle sia in qualifica che in gara. Per il resto anche Antonio è autore di un’ottima prestazione, essendo riuscito a destreggiarsi senza patemi sotto l’acqua piombata giù dal cielo tedesco. I 30″ di penalità sono una doccia gelata, ma sul fatto che il suo rendimento sia in miglioramento non ci piove, neppure in questa zuppa domenica.

PIERRE GASLY – 3,5. Indecifrabile. Copia sbiadita del pilota apprezzato nel 2018, il francese perde ancora una volta – e miseramente – il confronto diretto con Verstappen. Brutalizzato dalle Toro Rosso, chiude ritirato una gara che il compagno di team riesce a vincere. Il momento non è difficile, è difficilissimo.

VALTTERI BOTTAS – 3. Perché con il diretto rivale per il titolo fuori dai punti non si può, specie quando si guida una Mercedes, cincischiare per giri e giri alle spalle di una Toro Rosso (!) e di una Racing Point (!!!). L’errore marchiano è la ciliegina sulla torta farcita all’occasione persa, la gara nel suo complesso è forse la dimostrazione definitiva che il #77 non ne ha per impensierire Hamilton.

NICO HULKENBERG – 4,5. Ancora una volta nei dintorni del podio dopo una splendida prestazione, ancora una volta costretto al ritiro per via di un errore commesso in totale autonomia in una giornata in cui sarebbero potuti arrivare punti pesantissimi. Che quei tre gradini per il #27 stiano diventando un’ossessione tale da indurlo all’errore non appena gli si avvicini?

CHARLES LECLERC – 4,5. L’errore è piccolo, infinitesimale, visivamente anche meno evidente rispetto a quello da cui viene graziato Verstappen, ma c’è e – come nel caso di Vettel lo scorso anno – ha delle conseguenze titaniche. La gara lui avrebbe potuto vincerla, ma non bisogna crocifiggerlo: Verstappen, prima di arrivare a vantare la solidità attuale, di carene ne ha fatte rifare parecchie in quel di Milton Keynes. Piano piano il #16 arriverà, statene certi.

LANDO NORRIS – 6,5. Sovrastato in maniera quasi inspiegabile da Sainz in qualifica, stava gestendo bene i flutti teutonici in gara finché un problema tecnico non ammutolisce la sua MCL34 e lo costringe ad un ritiro anticipato. Peccato, ché sarei stato davvero curioso di vederlo all’opera nelle concitate e successive fasi del GP.

DANIEL RICCIARDO – 5. I discreti 13 giri percorsi sotto la pioggia domenicale non sono sufficienti per cancellare una qualifica a dir poco disastrosa, visto anche dov’è finito il compagno di team. Probabilmente in una simile gara avrebbe potuto dire la sua, ma il motore della R.S. 19 #3 è stato di opinione diversa ed ha deciso che il weekend dell’australiano dovesse finire nel più inglorioso dei modi.

SERGIO PEREZ – 2,5. E’ l’unico a sbagliare nelle fasi iniziali della corsa, quelle in cui l’asfalto era più infingardo. Un errore che non è lecito aspettarsi da un pilota della sua esperienza, ed un errore che impedisce a lui ed al team di lottare per portarsi a casa un bottino importante di punti.

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Tags : f1f1 2019formula 1GP Germaniahockenheimpagellepagelle piloti
Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow