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Lewis Hamilton è davvero la scelta giusta per la Scuderia Ferrari?





Questa mattina la suggestione di un approdo di Lewis Hamilton tra le fila della Scuderia Ferrari è tornata a bussare con insistenza alla porta di tutti gli appassionati di Formula 1. Per quale motivo potrebbe avere senso far vestire di rosso il sette volte Campione del Mondo? E perché invece potrebbe rivelarsi una scelta sbagliata?

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© Wolfgang Wilhelm

Lewis Hamilton e la Scuderia Ferrari si cercano da tempo. Con convinzione altalenante, per ragioni di volta in volta differenti, sull’onda di rumors alimentati da altri, quelli che sono due simboli nella storia della F1 si cercano da tempo. Ora, in modo quasi del tutto inaspettato, sembra che Lewis Hamilton e la Scuderia Ferrari siano effettivamente destinati a incontrarsi. L’appuntamento all’altare del matrimonio del decennio sarebbe fissato per l’alba della stagione 2025, l’ultima prima dell’ingresso del nuovo Regolamento Tecnico legato alle Power Unit nonché la prima che l’inglese disputerà oltre la soglia delle 40 primavere. Un’annata per tanti motivi spartiacque, dunque. 

L’operazione Lewis Hamilton, fortemente caldeggiata dal Presidente della Ferrari John Elkann non solo in tempi recenti, affascina non solo tifosi e addetti ai lavori. Il #44 nel corso della sua straordinaria carriera in Formula 1 è riuscito a ritagliare un ampio spazio al proprio personaggio, sregolato agli inizi ed eccentrico ora, che ha ulteriormente amplificato il suo valore commerciale. Mettere sotto contratto Lewis Hamilton – e dalle parti di Maranello questo lo sanno benissimo – vorrebbe dire porre le fondamenta per un’operazione economica dal potenziale pressoché smisurato. L’inglese è estimatore del brand Ferrari da parecchio, e per il Cavallino Rampante avere un testimonial dall’immagine dirompente come il #44 rappresenterebbe un indiscusso vantaggio sotto il profilo economico. Le visioni commerciali dei due, in questo senso, potrebbero assolutamente tendere verso un’unica direzione.

Anche perché, ed è quasi lapalissiano sottolinearlo, Lewis Hamilton può mettere sul piatto non soltanto il proprio ruolo da testimonial. La creazione di quest’ultimo è stata infatti possibile solamente perché l’inglese possiede uno smisurato talento al volante, che gli ha permesso di sbriciolare record – molti dei quali oltretutto a tinte rosse – che si credeva sarebbero rimasti eterni. Il #44, checché possano dirne gli odiatori seriali, è uno dei migliori piloti della nostra epoca: assicurarsene i servigi, oltre a indebolire un avversario, vorrebbe dire garantirsi le prestazioni di un vero e proprio fenomeno, che dal 2021 corre con un unico obiettivo in mente. Guarda caso, lo stesso a cui tende strenuamente da anni la Scuderia Ferrari. 

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© Sam Bloxham

Il dente di Hamilton, dopo l’arcinoto epilogo della stagione 2021, è ancora straordinariamente avvelenato. Nei confronti della FIA, della Red Bull, di Max Verstappen, di chiunque insomma lui percepisca come protagonista o co-protagonista dell’ultimo atto di quel Mondiale conclusosi in modo convulso e divisivo sotto le luci di Yas Marina. Il #44 brama follemente di potere avere tra le mani un mezzo meccanico che gli dia la possibilità di lottare nuovamente ad armi pari con l’olandese che gli ha clamorosamente scippato il più clamoroso dei record, e la sensazione è che persino lui, persino l’inglese, abbia intuito che Mercedes potrebbe non offrirgli più garanzie in questo senso. Le fallimentari W13 e W14 hanno insinuato dei dubbi nella granitica patina di fedeltà che ha legato nell’ultimo decennio Lewis Hamilton al team di Brackley, e gli spifferi entrati dalle crepe potrebbero avere effettivamente irretito il #44 al punto da spingerlo a guardarsi intorno con maggiore convinzione rispetto a quanto successo anche nel recente passato. Di fronte a un ulteriore anno infelice, si chiede forse l’inglese, quanto della Mercedes che ho conosciuto e che conosco potrebbe resistere a un’eventuale epurazione decisa dai piani altissimi? E di conseguenza, quanto tempo potrei dover essere costretto ad aspettare prima di riavere tra le mani una monoposto competitiva? Le rivoluzioni raramente conducono a dei risultati immediati, e l’attesa è un lusso che un pilota ormai 40enne non può più concedersi.

Da questo punto di vista, il progetto a lungo termine che – sembra – avere impostato la Scuderia Ferrari può affascinare non poco il fenomeno di Stevenage. I cambiamenti in sella al Cavallino Rampante sono in atto ormai da anni, e la sensazione è che ora si stia cercando in tutti i modi di porre fondamenta solide sulle quali poter realizzare una veduta di più ampio respiro. Per il team di Maranello il budget non rappresenta più un problema da ormai troppo tempo (persino i 40 milioni di € di stipendio che richiederebbe l’inglese non sono percepiti come un ostacolo), e Hamilton è troppo esperto e scaltro per non rendersi conto di una sostanziale diversità che in questo periodo storico c’è tra le due scuderia tra cui è conteso: in Ferrari si è all’inizio di un processo di ricostruzione, in Mercedes si è al termine di un periodo di dominio. E questo, dal punto di vista dei cicli sportivi, per uno come lui può fare tutta la differenza del mondo. In più, ed è questo un elemento tutt’altro che banale in questa complessa equazione a più variabili, l’approdo di Hamilton a Maranello potrebbe indurre al cambiamento alcuni di quegli ingegneri inglesi che con tanta fatica e con molte remore sono disposti ad allontanarsi dal proprio Paese. Il #44, accasatosi nella scuderia di F1 più famosa e iconica della storia, che cerca la storica rivincita sul rivale Max Verstappen mentre combatte per ottenere l’ottavo Mondiale di un’irripetibile carriera: sarebbe difficile per chiunque resistere all’opportunità di essere parte di una simile realtà.

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© Scuderia Ferrari Press Office

Come ogni medaglia, tuttavia, anche quella che su una faccia potrebbe avere l’effige dorata di Lewis Hamilton nasconderebbe un suo fatidico rovescio. Che, in questo caso specifico, avrebbe persino un nome e un cognome: Charles Leclerc, freschissimo di rinnovo pluriennale con il Cavallino Rampante che si ritroverebbe in casa un affamatissimo – e velocissimo – sette volte Campione del Mondo in cerca di rivalsa, riscossa, forse addirittura vendetta. Un qualcuno, insomma, che difficilmente si farebbe da parte qualora la Scuderia Ferrari riuscisse nella non banale e affatto scontata impresa di tirare fuori dal cilindro una monoposto in grado di competere con la Red Bull, da tutti percepita come unica vettura da battere almeno fino alla fine della stagione 2025. È inutile sostenere che Leclerc e Hamilton siano due personalità più affini di quanto si possa essere indotti a pensare e che quindi il rapporto tra di loro sarà buono: il #16 e il #44, per motivi diversi, puntano inevitabilmente allo stesso grande obiettivo. Entrambi vogliono vincere, entrambi hanno ragioni personalissime – e quindi impossibili da sradicare – per cui voler battere Verstappen, entrambi sono piloti disposti a fare tutto il necessario (e non solo) pur di conquistare un Mondiale. La convivenza tra i due rappresenterebbe inevitabilmente un rischio, e negarlo vorrebbe dire essere volutamente ciechi. È vero, entrambi potrebbero essere sospinti dall’altro a migliorarsi in continuazione, ma di rapporti tra fortissimi compagni di squadra deterioratisi irrimediabilmente nel tempo di un amen sono pieni i libri di storia del Motorsport.

C’è poi un aspetto puramente emotivo che riguarda Leclerc, il pilota da tempo identificato – soprattutto dalla narrazione malata che lo riguarda e lo avviluppa incolpevolmente – come l’uomo nel quale la Scuderia Ferrari sta riponendo tutte le speranze per una propria risurrezione. Chiedersi come il #16 vivrebbe nell’intimo l’affiancamento di un cannibale come Hamilton è cosa ovvia, rispondere a questa stessa domanda è affare invece ben diverso. Il monegasco, che pur avendo stretto ottimi legami con Vettel e Sainz ha avuto dei momenti di tensione con entrambi, avrebbe forse preferito sentirsi più protetto, più tutelato da una scuderia che continua a non volerne sapere di optare per un secondo pilota nel senso più pieno del termine. Leclerc, a differenza di Hamilton, rappresenta indubbiamente un investimento a lungo, lunghissimo termine: è giovane, è tremendamente veloce, ha enormi margini di miglioramento e ha una enorme fame di successo. È vero, il suo recente rinnovo lo ha legato alla Scuderia Ferrari per parecchi anni consecutivi, ma diverse clausole presenti nel suo contratto offrono al #16 la possibilità di svincolarsi in anticipo. Il suo rinnovo, che in moltissimi hanno ammantato di un velo persino stucchevole di romanticismo, è figlio anche di una sua valutazione – di natura stavolta prettamente pratica – che lo ha visto privo di valide alternative alla Scuderia Ferrari. Leclerc, pur volendo ammettere che dal punto di vista sentimentale non fosse in alcun modo spinto a guardarsi intorno, ha rapidamente capito che nessun altro team avrebbe potuto fornirgli le garanzie di Maranello e ha dunque firmato anche per mancanza di opzioni. Opzioni che però, una volta indispettitosi, il #16 potrebbe cercare decisamente con maggiore forza e convinzione, forte della consapevolezza di essere uno dei migliori prospetti della Formula 1 del futuro.

Quel futuro a cui Lewis Hamilton, per motivi puramente anagrafici, non potrà appartenere. La Scuderia Ferrari, apparentemente pronta a perdere il pur giovane Carlos Sainz e disposta a rischiare i malumori del suo pupillo Charles Leclerc, semmai dovesse sedersi al tavolo con il #44 farebbe bene a ricordarselo.





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow