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Sebastian Vettel: “La Formula 1 è pronta per un pilota gay”





Sebastian Vettel è stato recentemente intervistato dalla rivista Attitude, la più importante in materia di diritti omosessuali in Europa, finendo anche in copertina. La rivista nel corso degli anni ha avuto diversi “straight allies” (alleati etero) in copertina, ma il tedesco della Aston Martin è stato il primo pilota di Formula 1 a ricevere questo onore.

L’intervista di Sebastian Vettel è giunta poco dopo le dichiarazioni del presidente della FIA Mohammed Bin Sulayem, secondo cui i piloti come Vettel, Hamilton (per le sue posizioni contro il razzismo) e Norris (per la sua sensibilizzazione sul tema della salute mentale) dovrebbero “dedicarsi solo alle corse”. Vettel ha comunque voluto far sapere quanto secondo lui sia cambiato l’atteggiamento della F1 nei confronti delle persone LGBTQ dal 2007, quando ha esordito “Ci sono sempre state persone LGBTQ, ma certamente il fatto che il mondo sia diventato più saggio e più aperto da allora le ha aiutate ad uscire allo scoperto. Adesso possiamo vedere diversi piloti e ingegneri che possono essere più aperti. Ma c’è ancora molto da fare, non solo per gli omosessuali, anche per i diritti delle persone di colore, delle donne e delle persone affette da disabilità. La Formula 1 ha avviato il movimento ‘We Race As One’, che è una buona cosa, ma adesso dobbiamo fare qualcosa di concreto, se vogliamo avere dei cambiamenti positivi. (…) Nel corso della mia carriera mi è capitato di avere a che fare con persone che si esprimessero negativamente nei confronti della comunità o di singole persone LGBTQ. Questo mi ha sempre fatto sentire male, ma adesso mi sento più forte per poter dire loro di chiudere la bocca. L’omofobia è un pregiudizio, e i pregiudizi sono sbagliati“.

Il tedesco ha parlato anche dell’idea di avere un pilota omosessuale in griglia “Penso che adesso sarebbe ben accetto. Forse in passato no, ma adesso credo che un pilota gay velocizzerebbe il processo di abbattimento dei pregiudizi. (…) Per quanto riguarda il motivo per cui i piloti omosessuali potrebbero volersi nascondere, beh, spero che al momento non ce ne siano e che non sia così. Ma forse potrebbe essere perché, così come nel calcio, il pilota viene visto come una sorta di ‘eroe’. Ad esempio, il classico stereotipo secondo cui gli uomini non piangono. Ma come questo o mostrare le nostre debolezze potrebbe influire sulle nostre prestazioni? Ci vuole molto più coraggio per mostrare il vero sé stesso dietro la maschera che le persone si aspettano“.

Vettel si è poi espresso sulla questione forse più spinosa, quella dei Paesi che non rispettano i diritti umani in cui corre la F1 “La F1 quest’anno corre 22 gare in 20 (21 ndr) Paesi diversi, e nessuno di questi perfetto, neanche la mia Germania. In alcuni di questi i diritti degli omosessuali sono spesso negati. Potremmo smettere di correre lì, ma poi? Anzi, credo che correndo in questi posti e sostenendo fermamente i nostri valori e ideali possiamo avere un impatto positivo. Altrimenti saremmo senza potere”.

“Quando ho messo quella maglietta in Ungheria, lo scorso anno (quella color arcobaleno con la scritta “Same Love” ndr) l’ho fatto per far sapere a tutti che non approvo quella legge (quella secondo cui non si può fare riferimento all’omosessualità con persone minorenni ndr). Non l’ho fatto per diventare popolare. Io non ho i social, ma ho visto che ha avuto molte condivisioni. Non so perché, forse perché le persone LGBTQ si sono sentite incoraggiate dal sapere che mi ero opposto a quella legge. Ho ricevuto tanto affetto per quel gesto, e vi ringrazio tutti”. E, in merito alla reprimenda ricevuta nel post gara, ha aggiunto “Quella non l’ho ricevuta per motivi legati all’omosessualità, ma perché non c’è permesso indossare magliette sopra le tute durante l’inno. Solo che quel giorno pioveva e stavo reggendo l’ombrello, e quindi non me la sono tolta. Infatti non sono stato il solo a ricevere una reprimenda. (…) Non ho mai avuto dubbi sul farlo” (…) “Quando corro sono ancora estremamente concentrato su quello. Ma quando ho esordito in F1 avevo 19 anni, ora ne ho 34. Adesso sono sposato, ho tre figli. Sono la stessa persona, ma le mie priorità sono cambiate

Vettel ha infine concluso facendo una frecciatina proprio a Bin Sulaymen “Alcune persone in F1 sono un po’ conservatrici, ma è il caso di esserlo in un così grande businnes come la F1? Quando ho iniziato a parlare di inclusività e di uguaglianza LGBTQ credo di aver fatto sollevare qualche sopracciglio, ma non hanno provato a farmi fare marcia indietro. Forse alle mie spalle, ma, onestamente, non mi interessa.

Attitude Magazine




Tags : aston martin f1f1formula 1sebastian vettel
Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.