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F1, GP di Abu Dhabi: ecco le pagelle di tutti i protagonisti





E così siamo giunti alla fine. Anche il Mondiale 2016 di F1 è andato in archivio, incoronando dopo una lotta durata un’intera stagione Nico Rosberg come nuovo Campione del Mondo. Una consacrazione arrivata al termine di una gara corsa con qualche patema d’animo di troppo, per gran parte generato dalla condotta spietata tenuta da Lewis Hamilton, che fino all’ultimo ha tentato l’impresa. Ai due alfieri Mercedes, chi per un motivo e chi per un altro, va dato il massimo dei voti. E gli altri?

LEWIS HAMILTON – 10. Eticamente la sua condotta di Gara potrà non piacere a qualcuno, ma lui corre il proprio GP per cercare di trarre il massimo risultato possibile. Sa che la vittoria non servirà a nulla con Rosberg 2°, e quindi gira su ritmi pateticamente lenti per cercare di tenere il più possibile Nico a portata di Ferrari e RedBull. La strategia non va in porto per una manciata di secondi, ma a livello di guida pura il weekend è da dominatore incontrastato, con una Pole conquistata di forza ed una vittoria mai messa in discussione. Perde lo scettro iridato dopo due anni, in un modo che peraltro non gli piace affatto: giusto quello che ci voleva per consegnarci, nel 2017, l’Hamilton più cattivo, veloce e determinato che la F1 abbia mai visto.

NICO ROSBERG – 10. Perché il GP più difficile è il suo. Alle prese con una pressione mostruosa, non sbaglia nulla: né la partenza, né quando si trova braccato da Raikkonen nella prima fase, né quando deve affrontare un osso duro come Verstappen – superato anche con una manovra di un certo spessore che mette in mostra come il tedesco sia migliorato anche sotto il profilo del corpo a corpo – né quando nelle ultime fasi di gara vede farsi sempre più grandi negli specchietti le sagome della RB di Max prima e della Ferrari di Sebastian poi. Vince il Mondiale, e la notte di Abu Dhabi, più per la prestazione messa in mostra in pista che per l’iride conquistato, lo incorona definitivamente come uno dei grandi di questo sport.

SEBASTIAN VETTEL – 9. Forse il miglior modo possibile per concludere un Mondiale, allo stato attuale delle monoposto in F1. Da 6° finisce sul podio, con una strategia finalmente efficace che può rendere al massimo grazie alla sua gestione delle Soft nella parte centrale della Gara, quando riesce ad andare “lungo” senza perdere troppo ritmo. Nella fase finale, poi, è un piacere per gli occhi vederlo correre: divora il distacco che lo separa dalle sue nemesi RB, fa un sol boccone – complice anche la differenza di mescola tra i contendenti – di due ossi duri come Ricciardo e Verstappen e forse solo un rispetto che deriva dall’esperienza gli impedisce di attaccare con convinzione anche Nico Rosberg. Chiude con un podio, ma il volto nelle interviste tradisce il fatto che si aspetti molto di più dalla Ferrari nel 2017. Come un po’ tutti, del resto.

MAX VERSTAPPEN – 7. Che è la media matematica tra il 9 che va dato alla sua strepitosa rimonta che lo porta fino ai piedi dal podio dall’ultima piazza ed il 5 che gli andrebbe appioppato per come sbagli la partenza e soprattutto per come rischi ancora una volta di essere protagonista di un patatrac alla prima curva. Sulle SuperSoft fa qualcosa di eccezionale, ed è correttissimo nell’opporre una grande resistenza a Rosberg senza però esibirsi in manovre sopra le righe. Finisce dietro a Ricciardo in Classifica Piloti, ma i punti che mancano sono tutti imputabili al suo inizio di Stagione in Toro Rosso. L’anno prossimo, Max sarà una spina nel fianco per tutti. Ancor di più di quanto non lo sia stato in questo 2016.

DANIEL RICCIARDO – 7. Stesso voto del compagno di squadra perché la sua Gara un po’ anonima è parzialmente scusata dalla una strategia inspiegabile del Box RedBull, che decide di farlo rientrare per il Pit nel corso del 9° giro, come Perez – che però monta le UltraSoft – e ben 12 giri prima di Verstappen, che ha la sua stessa mescola. Una volta rientrato in Gara si ritrova con la stessa strategia di chi gli sta intorno, e ad Abu Dhabi l’australiano non ha il solito mordente, complice una RB che stavolta non è così superiore alla Ferrari. Va detto però che, visto come Verstappen sia riuscito a risalire con una strategia appropriata e visto anche il ritmo “imposto” alla gara da Hamilton, forse oggi era possibile addirittura aspirare a qualcosa di più di un podio, visto che si trovava molto più vicino al duo Mercedes di quanto non lo fosse Verstappen.

KIMI RAIKKONEN – 7. Come per Ricciardo, anche per Iceman la gara si rivela condizionata dalle scelte strategiche del muretto. Pur avendo provato i long run sulle SuperSoft, infatti, gli uomini in rosso richiamano Kimi ai Box al 25° passaggio per montare nuovamente le Soft, cercando un improbabile undercut sugli unici due piloti che fino a quel momento erano davanti a lui non avendo pittato, ovvero Rosberg ed Hamilton. Il risultato è che Iceman da 3° si ritrova 5°, dietro un Ricciardo che non riesce a prendere anche per motivi di traffico. Anche per lui, come per l’australiano, vista la migliore posizione rispetto al compagno di Team, rimane il rammarico di non averlo visto all’opera supportato dalla strategia giusta.

NICO HULKENBERG – 8. Finisce davanti al compagno di squadra nell’ultima gara da pilota Force India, portando ancora una volta punti importantissimi ad una Scuderia che celebra oggi il miglior risultato della propria storia. La lotta con Perez è di quelle corrette tra due piloti che si sono sempre rispettati, con Hulk che ci teneva a finire avanti a Checo nell’ultimo GP da suo compagno di squadra. Ora comincia la sua avventura in Renault: e, se la macchina sarà all’altezza delle aspettative, il #27 potrebbe essere uno di quei piloti da dover tenere d’occhio durante la prossima stagione.

SERGIO PEREZ – 7,5. Mezzo voto in meno solamente perché finisce dietro ad Hulkenberg, uscendo sconfitto dal duello d’onore per il miglior piazzamento nell’ultimo GP corso assieme. Da un certo punto di vista, è un peccato che la coppia si divida: raramente una Scuderia nata per essere di metà classifica ha potuto contare su un paio di piloti così veloci, costanti e poco inclini a creare dissidi l’uno con l’altro.

FELIPE MASSA – 7. La FW38 era una monoposto arrivata alla fine del proprio ciclo di sviluppo già parecchie gare fa, ed è per questo che Felipe non può nulla per arginare le due Force India. Trascorre la sua Gara a duellare prima con Bottas – al quale rende la vita particolarmente difficile per una questione, come Hulk e Checo, prettamente d’onore – e poi con Alonso, al quale soffia il nono posto restituendo all’asturiano il favore delle Qualifiche. Chiude nono la propria Carriera in F1 e, anche se prestazionalmente era ben lontano dai suoi anni d’oro, non vederlo in griglia il prossimo anno farà un certo effetto. Obrigado, Felipe.

FERNANDO ALONSO – 6,5. Chiude nella Top Ten l’ultima gara del suo secondo anno in McLaren, ma è davvero un contentino il miglioramento avuto dalla monoposto di Woking rispetto alla passata stagione. Battaglia con le Haas, lotta con Massa, si rivede nella zona punti, ma è davvero poca cosa, soprattutto perché si rende conto che in giornate come quella di ieri nemmeno il suo immenso talento può porre argini alla mediocrità McLaren. Ora si affida a Prodromou ed alla Honda per il 2017, quello che potrebbe essere il suo ultimo anno in F1.

ROMAIN GROSJEAN – 6. Chiude 11°, al termine di una gara il cui unico acuto è la resistenza in rettilineo su Verstappen, merito più della PU Ferrari che non della sua guida. Ma la Haas non è la Mercedes, e in un GP lineare come quello di Abu Dhabi fare miracoli è davvero impossibile.

ESTEBAN GUTIERREZ – 5,5. Anche stavolta dietro al compagno di Team, anche stavolta fuori dai punti. Corre per tutto il tempo negli scarichi di Grosjean, ma non lo impensierisce mai sul serio, forse anche a causa del fatto che l’anno prossimo, con ogni probabilità, verrà appiedato.

ESTEBAN OCON – 7,5. La sua lotta con Wehrlein speriamo sia solo un assaggio di quello che questi due giovani talenti potranno farci vedere negli anni a seguire. Le prende pesantemente in Qualifica dal compagno di Team, ma poi in gara il suo muretto azzecca la strategia facendogli fare due soste e montandogli le SuperSoft nella fase finale della gara, quella dove recupera e supera Wehrlein. Vista comunque la minore esperienza rispetto al resto del Circus su una monoposto di F1, la sua metà di stagione è davvero positiva. C’è davvero da pensare che Perez non troverà neppure in lui un compagno di squadra “facile”.

PASCAL WEHRLEIN – 7. La Q2 sabato la conquista tutta di rabbia, cercando di dimostrare a Mercedes che forse anche lui meritava una chance in Force India piuttosto che rimanere appeso con le unghie e con i denti al sedile della Manor, in un mondo che ha dimostrato di sapersi ampiamente meritare. In gara poi paga l’essersi fermato con grande anticipo rispetto agli altri sia in occasione del primo che del secondo Pit, cosa che lo lascia tra le grinfie di Ocon quando ormai le sue Soft hanno perso il mordente necessario per permettergli di difendersi come si deve. Ma la buona prestazione rimane, ed è inutile dire che credo sinceramente che il non vederlo in pista nel 2017 possa essere considerata una grande ingiustizia.

MARCUS ERICSSON – 6. Uno dei pochi piloti a riuscire a portare a termine il GP con un’unica sosta, che nel suo caso è fondamentale per finire davanti al compagno di squadra, ancora non confermato per il prossimo anno a differenza sua. Ed è inutile dire che non sia stato questo risultato, seppur arrivato al termine di una gara costante e senza errori. a giustificare la scelta del Team,

FELIPE NASR – 5. Con la testa completamente immersa tra le nuvole che offuscano il suo prossimo futuro non riesce neppure a finire la gara davanti al suo compagno di squadra. Dispiace però vedere che sia il pilota che è riuscito a portare dei punti in casa di una Scuderia in difficoltà tanto tecnica quanto economica a dover correre con l’ansia di non aver più un sedile per l’anno prossimo.

JOLYON PALMER – 4. Lotta per parecchi giri con Sainz ed Ericsson, poi dopo aver permesso il doppiaggio di Rosberg centra in maniera maldestra la Toro Rosso dello spagnolo, costringendolo al ritiro e rovinando anche la propria gara, costretto com’è ad un Pit aggiuntivo. Al fianco di Hulk, nel 2017, dovrà far vedere tutto un altro tipo di cose. Perché il #27 non è Magnussen, ed il confronto in Casa Renault potrebbe essere impietoso.

CARLOS SAINZ – 5. Non tanto per il risultato in sé, visto che il suo ritiro è causato dai problemi al cambio conseguenti alla tamponata ricevuta da Palmer, ma perché, forse per la prima volta da quando è approdato in F1, appare davvero nervoso, e lo si vede anche nell’aggressività – a volte smodata – che mette quando è in pista ad Abu Dhabi. Vedremo se il 2017 ed i ritrovati motori Renault sapranno ridargli quella tranquillità tanto apprezzata che in questa fase finale della stagione sembra essere venuta meno.

DANIIL KVYAT – 6. La sua era una gara senza infamia e senza lode, anche lui vincolato ai limiti tecnici di una Toro Rosso che sembrano essersi tutti improvvisamente palesati ad Abu Dhabi, quando la sua monoposto decide di abbandonarlo, costringendolo ad un ritiro anticipato nel corso dell’ultima gara di una stagione che definire “da dimenticare” è un eufemismo.

JENSON BUTTON – 6,5. Stesso voto di Alonso perché non era così distante dal compagno di Team a livello di prestazioni, fino a quando un “panettone” interno ad un cordolo non ha la meglio sulla sua sospensione anteriore sinistra, che gli impone di fermare la sua McLaren ai Box in quella che, con ogni probabilità, è stata la sua ultima gara in F1. Conclusa sì con un ritiro, ma senza polemiche, con tanti sorrisi e tanti saluti. Da gentleman driver quale Jenson è sempre stato.

VALTTERI BOTTAS – 6,5. La sua lotta con Massa nelle prime fasi è entusiasmante, perché corretta ma “senza quartiere”. Poi un ritiro mette fine alla sua stagione. Che forse, visto come si era concluso il 2015 per la Williams, immaginava leggermente diversa.

KEVIN MAGNUSSEN – S.V. Pronti, partenza, ritiro per un guasto la cui causa non è stata probabilmente ancora individuata. Non poteva certo aspirare a fare chissà cosa in questa gara con la Renault, ma di certo chiudere con un ritiro dopo pochissimi giri non è un bel modo per salutare la propria Scuderia.

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow