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È colpa di Marc Marquez se non riusciamo ad apprezzare Pecco Bagnaia





L’errore è stato mio. Sapevo che non mi sarei dovuto avventurare tra i commenti di quei post pubblicati da quelle pagine. Mi ero illuso che la vittoria del Gran Premio d’Austria fosse riuscita a placare i bollori che si agitano da mesi attorno alla figura di Francesco Bagnaia. Evidentemente, come ho scoperto di lì a poco a mie spese, mi sbagliavo.

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© Gold & Goose

Pecco per sua stessa ammissione ha scelto delle gomme che non sarebbero durate 30 giri, è vero. Quartararo stava effettivamente recuperando per via di un ritmo migliore avuto per tutta la seconda parte della corsa, è altrettanto vero. Ma la gara di giri ne è durata 28, non uno di più e non uno di meno, e il passo avuto da Fabio da metà GP in avanti non è riuscito a pareggiare il conto con il ritmo più blando avuto dallo stesso francese nei primi passaggi. Bagnaia ha vinto, Quartararo ha chiuso 2°: il resto è fuffa da bar. 

Non sono ancora riuscito a capire quale sia quindi l’atavica colpa che, persino dopo una gara vinta partendo dalla prima fila, sta pagando Pecco. Il perché ogni suo gesto, seppure non accompagnato da proclami particolari, da smargiassate o atteggiamenti fastidiosi, venga giudicato con una simile rabbia. Però, man mano che il Mondiale 2022 si sospinge in avanti, un’idea del perché non si riesca ad apprezzare quello che il torinese sta costruendo in sella alla Ducati me la sono fatta. 

La colpa è di Marc Marquez. Reo, suo malgrado, di non essere in pista, qui e ora, a dare misura del livello raggiunto da Fabio Quartararo e dalla sua Yamaha. È un domino di responsabilità, che nasce dal fenomeno di Cervera e ricade interamente sulle spalle di Pecco. Marquez non c’è, non può settare un’asticella che aveva continuato ad alzare di stagione in stagione, e nessuno comprende ciò che il binomio Diablo – M1 sia diventato. Chiudere 2° al Red Bull Ring, avendo ragione di svariate Ducati e rifilando oltre 29” di distacco alla seconda delle Yamaha, non è sufficiente per far capire quanto sia fenomenale ed efficace la guida di Quartararo: lui è lì, si pensa spesso anche se non si dice mai, a colmare un vuoto di potere. Quello che Marc Marquez non può ora rivendicare. 

Il #93 ha commesso un regicidio, deponendo Valentino Rossi da un trono che per anni era parso inattaccabile. Poi, spinto verso un estremo per motivi e ragioni oscure che si nascondono sempre in chi fa di una passione una ossessione, ha abdicato a nessuno che non fosse se stesso. Marquez, nell’immaginario collettivo che non riesce a dimenticare quella mostruosa dimostrazione di superiorità andata in scena in quei giri di Jerez, è stato sconfitto solo e soltanto da Marquez: Quartararo, alla caduta del nuovo re, non ha preso parte. Poco importa quindi se la sua guida abbia raggiunto livelli incredibili, poco importa se lotti da solo contro tutti: il regno di Fabio, per chi osserva le gare senza guardarle, è illegittimo. Parrebbe, secondo molti, che non si possa essere fenomeni se non dopo averne sconfitto uno. 

Da questa valutazione ne discende un’altra. In possesso della moto migliore del lotto per distacco, a Bagnaia non è concessa la sconfitta, neppure se onorevole. Pecco è in sella alla GP22, una creazione d’ingegneria sublime, e nelle menti di molti ha davanti a sé un buon pilota – ma non un fenomeno – alla guida di una moto che arranca, annaspa e affoga se a guidarla non c’è proprio quel buon pilota (che però non è un fenomeno, eh!). Per il popolo la lotta dovrebbe essere impari, lo scontro esageratamente a favore di Pecco, nato per sbaglio nella patria di navigatori, poeti, artisti ma anche di allenatori, team principal e piloti.

A trascinare Bagnaia alla gogna è il rango ingiustamente non riconosciuto a Quartararo. Se non sei in grado di battere un buon pilota su una moto inferiore alla tua, sei sopravvalutato. Un raccomandato, che sconta incolpevolmente l’odio covato per anni da una parte di pubblico incapace di andare oltre l’accanimento mediatico nei confronti di Valentino Rossi e dell’universo che ruota attorno a lui. E quindi, automaticamente, non puoi essere apprezzato o celebrato, neanche se vinci. Avresti dovuto vincere con più margine. Avresti dovuto vincere altre gare. Avresti dovuto vincere sempre. Perché davanti a te si pensa che non ci sia un fenomeno, ma solamente un buon pilota che guida una moto inferiore alla tua. 

E allora che torni Marc Marquez. Che si ripresenti, con la necessaria calma e la dovuta prudenza, al via di un Mondiale nel miglior stato di forma che il suo corpo martoriato possa permettergli di avere. Che gareggi, e che dimostri così al mondo il fenomenale livello raggiunto da Fabio Quartararo. Per il bene anche di Pecco Bagnaia. 





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow