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Le Ultraviolette F77 e F99 Factory sono dei caccia supersonici fatti moto EV





Aerodinamica attiva e prestazioni da Supersport 600 per la prima sportiva elettrica indiana, la F99 Factory di Ultraviolette che debutta in Europa. Presentata anche la variante internazionale della F77, con cui puntano a far concorrenza alle endotermiche nel segmento A2.

Ultraviolette F77

Era il 2016 quando due amici fondarono in India una start up, puntando alle stelle per provare a rivoluzionare il mondo delle moto EV. Ora quell’impresa emergente è un’azienda motociclistica vera e propria che si ispira anche agli aerei da caccia supersonici per la realizzazione delle proprie motociclette EV. I due amici sono Niraj Rajmohan e Narayan Subramaniam, rispettivamente CTO e CEO di Ultraviolette, che a EICMA hanno presentato la versione internazionale della elettrica F77, con cui debuttano in Europa, e svelato l’innovativa elettrica F99 Factory Racing Platform. Quest’ultima, vera novità che ha trovato in EICMA il palcoscenico per il proprio debutto mondiale, è una moto da pista che riassume il Know How e gli obiettivi dell’azienda indiana, maturato in 7 anni di ricerca e sviluppo con prestazioni da Supersport 600 e soluzioni aerodinamiche derivate dal comparto aerospaziale. Durante i quali hanno registrato 20 brevetti internazionali. Perché un altro punto a favore di Ultraviolette è che si sono progettati e costruiti tutto in casa, dal motore alle batterie passando per telaio/forcellone e carenature. Solo per sospensioni e freni si sono affidati ad aziende specializzate europee.

Design e progettazione di queste moto sono ispirati al mondo dell’aviazione e ai suoi principi, tra questi quello secondo cui nulla deve essere lasciato al caso. “La funzionalità deve avere la precedenza su tutto, di conseguenza sulle nostre moto non c’è componente che non sia realmente utile” dice con orgoglio Subramaniam. Il risultato, partendo in primis dalla stradale F77, è quello di moto dall’estetica curata e molto ricercata. A vederla è una moto Premium.

Pur trattandosi di moto roadster, la Ultraviolette F77 è contenuta in ampie superfici lisce alla ricerca della minima resistenza all’avanzamento, per massimizzare le prestazioni, pur ricercando stabilità con l’ausilio di queste line tese che modellano la carenatura puntano dritte verso la ruota anteriore. Questa ricercatezza si nota anche dalle forcelle, delle comuni telescopiche rovesciate da 41 mm, però carenate dando quasi l’idea di star guardando delle forcelle a parallelogramma. Un’altra caratteristica che ho potuto notare è la cura con cui hanno modellato la carenatura laterale per il pilota, per accogliere nel modo migliore possibile le gambe del pilota limitandone l’esposizione all’aria. Nel complesso la moto si presenta snella e compatta alla vista e questa sensazione viene confermata dai dati. L’interasse è di 1340 mm e la sella a 800 mm dal suolo. Di Bybre, divisione indiana di Brembo, l’impianto frenante.

La F77, ordinabile da oggi 15 novembre a circa € 10.000, punta al mercato delle patenti A2 coi suoi 40 cv accompagnati da 100 Nm per 207 kg. A permettere la trazione è una batteria da 10,3 kWh racchiusa in un involucro di alluminio che funge parzialmente da telaio. Il telaio infatti è di base un traliccio in acciaio che però ingloba il pacco batterie, sfruttandone l’involucro. L’autonomia dicchiarata è compresa tra i 171 e i 307 km.

Ultraviolette ha attinto molto dall’aviazione non solo per l’efficienza aerodinamica, ma anche per per la sicurezza. Per esempio protocolli e sistemi di sicurezza della batteria derivano da quelli degli aerei, dove le avarie ed i malfunzionamenti non sono permessi. Ne deriva un elevato livello di affidabilità, caratteristica chiave per poter affrontare qualunque strada in qualunque parte del mondo. Questo li ha portati a un sistema di ricarica che promette oltre 70 km di autonomia con un’ora di spina, ma pure a 8 anni o 100.000 km di garanzia su motore elettrico e batteria.

Il CTO Niraj Rajmohan e il CEO Narayan Subramaniam dopo aver svelato a EICMA 2023 la F99 Factory Racing Platform (© Ultraviolette)

Il fiore all’occhiello di Ultraviolette a Eicma è stata senza dubbio la nuovissima F99 Factory Racing Platform, frutto di 6 anni di ricerca e sviluppo che rappresenta il vero e proprio biglietto da visita della Casa Indiana. In questa moto elettrica da pista Ultraviolette ha voluto condensare tutto il proprio Know How, rendendola una vera e propria ammiraglia con cui provare a far breccia nel mercato europeo. “La F99 Factory Racing Platform è un esempio della nostra visione di essere leader nell’innovazione globale nel settore EV” dice Rajmohan.

I cavalli della F99 sono 120 per un peso di soli 178 kg, ne risultano prestazioni che complessivamente sono degne di una Supersport 600 con lo 0-100 km/h coperto in meno di 3 secondi e una velocità massima di addirittura 265 km/h. Per raggiungere una Top Speed così elevata, in Ultraviolette hanno attinto a piene mani dall’industria aerospaziale per modellare le superfici, tutte in fibra di carbonio e caratterizzate da numerosi winglet sia sul frontale che sul codino come le moderne MotoGP, ottenendo un CX finale di 0,45.

In particolare, le soluzioni all’avanguardia provenienti dall’aerospaziale sono due. Per ridurre l’attrito aerodinamico e andare più veloci sul dritto, quelli di Ultraviolette hanno progettato la F99 integrando una soluzione particolare che sfrutta il motore elettrico come pompa compressore per schermare il pilota. Questo meccanismo forma una “barriera di molecole d’aria” ad alta velocità, ottimizzando il flusso d’aria sopra il casco del pilota, per ridurre la resistenza aerodinamica. Ma sono andati anche oltre, per essere più veloci pure in piega: il team capitanato da Rajmohan ha sfruttato l’aerodinamica attiva. Sulla F99 una sezione delle carene laterali si muove a seconda dell’inclinazione della moto, migliorando il carico aerodinamico in percorrenza di curva. Soluzione che si basa sullo stesso principio da cui è partita Aprilia per le pance larghe della RS-GP. A questo sistema elettronico real-time, quasi innovativo, è stato dato il nome di Air-Blade.

Tutte queste soluzioni vanno quindi a combinarsi con una ciclistica tradizionale ma di alto livello. Il forcellone bibraccio in alluminio è rovesciato come sulle moto da gara, con la capriata di rinforzo inferiore per abbassare il baricentro, ed è collegato al mono posteriore, Ohlins, tramite un leveraggio progressivo. Anche la forcella, telescopia UPS, è del marchio svedese mentre l’impianto frenante, carenato, è della Brembo con pinze M50. Carenato anche tutto il cerchio posteriore, come sulle KTM RC 250 GP ufficiali che competono in Moto3, prima che venisse vietato. Anche per la F99 il telaio è un ibrido come sulla F77, un traliccio in acciaio che ingloba e sfrutta l’involucro in alluminio della batteria.





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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.