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Va in archivio la decima gara del 2017, tra conferme, sorprese e delusioni. Vediamo di assegnare a ciascuno meriti e demeriti.

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MARC MARQUEZ, voto: 10. Per sua stessa ammissione, aveva messo in preventivo di perdere qualche punto qui a Brno. Invece i recenti test privati svolti da HRC hanno dato una grossa mano al Cabroncito, si è rivelato velocissimo sin dal venerdì indipendentemente dalle condizioni dell’asfalto, mostrandosi veloce nei Time Attack e consistente nel passo. In qualifica se l’è giocata sul filo dei millesimi col compagno Pedrosa e con Rossi, rinvigorito dal nuovo telaio che la Yamaha ha perfezionato durante la sosta: i tre sono sembrati di un’altra categoria rispetto a tutti gli altri. Per la gara fa una scelta controcorrente, optando per una Soft al posteriore convinto che in brevissimo tempo la pista si sarebbe asciugata. Purtroppo la posteriore si rivela fin troppo instabile e con grande malizia strategica decide di farsi sfilare dal gruppone di testa, per ridurre al minimo i rischi e non far vedere ai diretti interessati la propria scelta di rientrare subito al termine del secondo giro. Alcuni hanno ipotizzato fosse stata una scelta decisa a tavolino ancor prima di partire, ma mi pare più un rigurgito di complottismo. A quel punto allora tanto valeva rientrare già al termine del giro di allineamento, quando già si vedeva una decisa traiettoria quasi asciutta, partendo così dai Box come fecero molti al GP del Sachsenring del 2015. Marc ha saputo leggere alla perfezione la situazione, lasciandosi guidare dell’istinto e dalla fiducia nel proprio Team, conscio di trovare la moto già pronta secondo le proprie esigenze. Al termine del primo settore del terzo giro pagava 27 secondi a Rossi, all’inizio del quarto giro erano già diventati 22”. Il quarto giro lo inizia a 11” dal #46 che comandava la corsa, mentre lo conclude sfilando Rossi, mentre quest’ultimo rientra ai Box. Il resto della gara (18 giri!) lo trascorre amministrando uno sterminato vantaggio, concedendosi un ultimo giro da turista, donando come mancia 5 secondi di abbuono a tutti. Genietto.

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DANI PEDROSA,voto: 8,5. Brno è una delle sue piste preferite, a questo unite la voglia di fare fare bene per tributare il compianto Angel Nieto. Per tutto il week end è al livello di Marc, braccandolo da molto vicino. In gara però parte male e non riesce a risalire, forse intimorito dalle gomme Rain. In 4 giri accumula quasi 8 secondi dalla testa della corsa, decide così di cambiare moto. Riprendendo la corsa si trova nel gruppone con Vinales, Petrucci e Crutchlow, ritrovarsi impantanato alle spalle di Abraham, Redding ed A.Espargaro che avevano cambiato un giro prima di lui.  In 5 giri riesce a farla da padrone, andando in fuga solitaria in seconda posizione. Ormai Marc è però lontanissimo ad oltre 20”. Festeggia il 150° podio, terzo assoluto alle spalle di Rossi ed Agostini, con dedica a Nieto. “Pedrosa monta en moto como los ángeles”

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MAVERICK VINALES, voto: 7,5. Week end in ascesa per il Top Gun. Fatica molto sia venerdì che sabato, costretto a guidare molto più al limite rispetto a al compagno di team per raggiungere gli stessi tempi. Decide ciononostante di continuare con il nuovo telaio, conscio di poter trarne solamente benefici una volta trovato il giusto set up. In qualifica sprofonda, ritrovandosi in terza fila, decide allora di “copiare” il set-up della M1 #46, con il benestare del Dottore. Funziona e riesce a ritrovare feeling e velocità, così in gara riesce subito a mettersi in scia a Dovizioso e Rossi. Rientra anche lui al quarto giro, recuperando così 7 secondi a Rossi, e con una buona progressione riesce a saltare prima Crutchlow e poi Petrucci, senza però avere alcuna chance con Pedrosa. Learning chassis. 

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VALENTINO ROSSI, voto: 2. La prestazione di per sé, considerando sia il buonissimo risultato conseguito in qualifica al netto della mancanza di test privati, sia il formidabile passo gara nonostante i numerosi sorpassi compiuti, sarebbe da 9, che diventerebbe un 5 considerando l’errore di valutazione compiuto a Brno, attendendo di concludere il quinto giro per passare alle Slick. Ma ci sono errori ed errori: all’Università spesso ci si imbatte in esami dove è presente il così detto “errore grave”. Non puoi passare Analisi 1 ad Ingegneria se all’esame scrivi che il seno di 0 è 1. Lo sbaglio di Valentino è gravissimo perché reiterato. Dopo Misano 2015 e Sachsenring 2016 il Dottore commette nuovamente lo stesso errore, insistere su gomme Rain, nonostante le condizioni richiedessero oramai le Slick. Gran parte della colpa è di Valentino, è pur sempre il pilota che vede la pista in prima persona, sentendo la presenza o meno del vento e vedendo quanto velocemente il sole asciughi il tracciato, ma pure il Team non è esente da colpe. Terzo giro,  Marc rientra in pista dopo il cambio moto, alla fine del primo intertempo dista 27” da Valentino, alla fine del secondo 25”. Già dal secondo settore in poi il #93 guadagna due secondi ad ogni check point. Sarebbe bastato questo per spingere gli uomini Yamaha a mostrare al #46 la scritta “BOX SLICK FASTER” al termine del giro, così Rossi sarebbe, forse, rientrato con una tornata d’anticipo, perdendo rispetto a Marc solamente 10 secondi anziché 21. La questione della moto non pronta non può reggere: Vinales si è fermato un giro prima rispetto al 46 e la sua moto era già pronta. Oltretutto, nel Flag-to-Flag è vietato cambiare moto mantenendo la stessa tipologia di pneumatici, ergo una volta spenti i semafori per il giro di schieramento, e partiti i piloti, i tecnici avrebbero dovuto già mettersi all’opera per preparare la moto, come fatto dal Team Repsol. Resta un grande rammarico: la prestazione compiuta da Valentino Rossi questa volta, ancor più che a Le Mans dov’era una faccenda tra sole Yamaha, meritava il massimo risultato. E fa strano vedere come nei due GP in cui era maggiormente in forma, Rossi abbia portato a casa 13 punti complessivi, lasciandone lungo la strada almeno 23. Ma queste sono le corse, ed ora la vetta dista 22 punti. Ritorni al prossimo appello.

ANDREA DOVIZIOSO, voto: 5. Durante le libere sembra in difficoltà, sta sì nelle prime posizioni ma con molto distacco dai primi. Questa condizione viene a replicarsi in qualifica, dove trova il quarto posto senza però riuscire ad impensierire i primi tre. In gara parte bene e si accoda subito a Rossi. Ma proprio Rossi lo trae in inganno, e resta fuori un giro di troppo. Compie una buona progressione, ma va a perdere lucidità nel finale complici le gomme, entrambe Soft. A differenza di Valentino, non è recidivo.

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ALEX RINS, voto 7,5. Ancora una volta per Alex prova di gran cuore. Nelle libere soffre cercando il giro secco, rivelandosi però decisamente a posto sul passo. In qualifica trova il giusto traino ma Petrucci è troppo indemoniato e lo spinge fuori dai due posti VIP. Quando i semafori si spengono parte malissimo ma recupera subito le posizioni perse. Rientra un giro dopo Iannone e si ritrova il semimanubrio destro storto, non trovando il perfetto feeling sulla sua pista preferita. Chiude con Folger in volata, perdendo la Top10 per meno di un decimo. Senza la sfortuna canaglia avrebbe almeno raggiunto meritatissimo 8° posto. Road to Lourdes.

ALEIX ESPARGARO, voto 6-. Azzecca il momento in cui rientrare, ma il team lo fa uscire con una Soft al posteriore che non gli consente di capitalizzare al massimo la situazione. E proprio uno dei tecnici che lo hanno assistito nel flag-to-flag lo rilascia incautamente, rovinando così la propria gara (dovrà cedere 3 posizioni quando era già in crisi di gomme) e involontariamente quella dell’intero Team Suzuki. La vendetta dell’Ex.

POL ESPARGARO, voto 7. Bellissimo risultato per Pol e KTM. Sceglie il momento giusto per la sosta, al termine del secondo giro, ma sfortunatamente trova la moto spenta perdendo poco meno di 15” come Lorenzo. Si difende coi denti sull’ancora acerba KTM, senza però intralciare velleitariamente gli altri piloti. Chiude lottando col fratello in crisi di gomme.

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JORGE LORENZO, voto: 8 (per non essersi lasciato demoralizzare). Era da tre anni che non si vedeva un Lorenzo così in forma sul bagnato. Passa le prime libere tra i primissimi ed in qualifica chiude la seconda fila. Parte a razzo, unico Ducatista con la nuova veste deportante, portandosi in testa e rischiando la fuga. Cala vistosamente al terzo giro decidendo di rientrare, ma trova la moto ancora spenta e sui cavalletti. Rientrato in pista non demorde e spinge con costanza nonostante. Senza i 14 secondi persi nel cambio moto sarebbe potuto arrivare davanti a Petrucci, in scia a Dovizioso.

ANDREA IANNONE, voto: non giudicabile. Un guasto tecnico lo blocca in qualifica, una mancata precedenza gli distrugge la gara. Urge un esorcista.

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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.