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Da Fogarty a Razgatlıoğlu: a Donington la benzina non basta mai





Razgatlıoğlu ha dominato Gara-1 a Donington pur arrivando sul traguardo per inerzia, avendo finito la benzina all’ultima curva. Carl Fogarty si trovò in una situazione simile nel ’93, sempre a Donington, e in questa maniera perse un meritato podio da wild card in sella alla Cagiva C593 ufficiale.

Fine settimana strepitoso per Toprak Razgatlıoğlu, che festeggia il rinnovo con Yamaha SBK fino al 2023 con due vittorie e la vetta solitaria della classifica iridata. Due i punti di vantaggio del turco sul fenomeno Rea, incappato in una caduta durante Gara-2 mentre era al comando e che si può consolare con la vittoria nella Superpole Race. Non è mancato un colpo di scena in Gara-1 quando Razgatlıoğlu, percorrendo il tornantino finale per l’ultima volta, è rimasto senza benzina ritrovandosi a tagliare il traguardo per primo ma a motore spento. Fortunatamente il #54 aveva un ampio margine sul secondo, proprio Rea, e quei tre secondi persi nei metri finali non gli sono costati la vittoria. Un fatto simile avvenne 28 anni fa, in 500, e coinvolse il non-ancora-King Carl Fogarty, impegnato in una Wild Card su Cagiva.

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Siamo nel 1993Carl Fogarty, da poco pilota ufficiale Ducati, usciva da un periodo davvero difficile. La Formula TT, dove si laureò per tre volte Campione del Mondo, era stata soppressa alla fine del 1990 e Honda preferì puntare sul rampante Doohan in 500 lasciando volare Carl verso altri lidi. Così l’inglese si adattò, accettò tutte le offerte che gli capitavano preferendo correre gratis piuttosto che star fermo e venir dimenticato.

Nel 1992 venne avvicinato da Kawasaki per il Mondiale Endurance, che vinse in coppia con Terry Ryemer, ma si impegnò pure nel Mondiale Superbike, dove corse con un team tutto suo, erano sostanzialmente lui ed il padre George, in sella ad una Ducati obsoleta comprata dall’importatore Cinelli. Inoltre con lo stesso self made team sfiorò la vittoria al TT in sella ad una Yamaha OW01, raccattata da un concessionario locale e sistemata artigianalmente ma che puntualmente si ruppe nei chilometri finali. Foggy nel 1992 gareggiò anche con una Harris-Yamaha 500, con cui andò a punti in tre appuntamenti del Motomondiale e vinse il GP di Macao.

Le buona prestazioni lo misero in buona luce agli occhi dei fratelli Castiglioni, proprietari della Cagiva da cui dipendeva all’epoca la Casa di Borgo Panigale, che lo promossero nel team ufficiale. Visti buoni risultati in quel primo anno da ufficiale Ducati in SBK, alla fine sarà secondo con 29 punti di ritardo dal campione Scott Russel, il gruppo Cagiva decise di iscrivere Carl Fogarty al GP di Gran Bretagna del 1993 a Doninigton. Fogarty si trovò subito a proprio agio in sella alla C593, tanto da classificarsi quinto al termine delle qualifiche. Passato indenne l’incidente che coinvolse Doohan, Schwantz e Barros nelle prime fasi di gara, Fogarty si appropriò stabilmente della terza posizione, dietro alle Yamaha ufficiali di Cadalora e Rainey.

Al termine dell’ultimo giro, uscendo dall’ultima curva, Fogarty riprende in mano il gas pregustando già le bollicine dello champagne sul palato ma la moto si spegne: era finita la benzina. L’inglese si dovette accontentare del quarto posto, tagliando il traguardo per inerzia venendo sverniciato dal connazionale Niall Mackenzie. Dopo attente verifiche, in Cagiva capirono che la benzina non finì troppo presto per un problema meccanico o di calcolo, ma per l’attitudine del pilota. Cresciuto col 4 tempi, Fogarty era abituato a fare la doppietta in scalata per limitare il freno motore, tecnica che non serve col 2 tempi, e questo gli fece mancare quei due decimi di litro buoni per non finire la gara a spinta.

L’anno seguente Fogarty vinse il Mondiale in sella alla nuovissima 916, quinto titolo iridato in carriera e primo di quattro nel World Superbike.





Tags : 500carl fogartydoningtonSBKToprak Razgatlioglu
Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.