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Dakar 2022, fallimento Audi? Macché, ha messo paura a tutti!





9^, 12^ e addirittura 59^. Sul traguardo di Jeddah, dopo 12 Stage e un breve Prologo, le tre Audi RS Q e-tron iscritte all’edizione 2022 della Dakar sono transitate così in classifica generale. Nella top ten è riuscito a entrare il solo Matthias Ekström. Carlos Sainz e Stephane Peterhansel, vittime di più noie tecniche di quelle capitate allo svedese, nel Rally Raid d’esordio per la Casa dei Quattro Anelli non ce l’hanno fatta.

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© Marcelo Maragni

A uno sguardo poco attento l’avventura di Audi in questa edizione della Dakar potrebbe sembrare una sorta di fallimento. Risulta infatti sempre molto difficile pensare che il colosso di Ingolstadt decida di prendere parte a una competizione con il solo intento di partecipare, e il vedere i tre innovativi prototipi così lontani dalle posizioni che contano può effettivamente indurre a credere che no, il progetto RS Q e-tron non sia nato affatto bene. La realtà è però leggermente diversa, e dalle parti della Dakar sembra l’abbiano capito tutti. Perché nessuno – nessuno – ha potuto fare a meno di notare quanto i prototipi di Audi fossero più veloci della diretta concorrenza.

Guarda gli highlights della Stage 12 della Dakar

Partiamo da un dato prettamente numerico. Le tre RS Q e-tron, delle 12 Stage disputate in questa edizione 2022 della corsa, ne hanno vinte 4. Due successi – tra cui figura l’unico ottenuto durante la prima settimana – portano la firma di Carlos Sainz, gli altri due sono stati invece equamente spartiti tra Mattias Ekström e Stephane Peterhansel. Trionfare in un terzo delle Prove Speciali in programma, per un’auto così innovativa (e per di più all’esordio), non era affatto impresa semplice o scontata. Lasciamo da parte i proclami bellicosi – e utopistici – fatti da Audi e stampa asservita al via della Dakar: pensare che le RS Q e-tron potessero davvero vincere al debutto in una gara complessa come questa era oltremodo ottimistico, e solamente chi aveva un interesse a sponsorizzare il mezzo poteva credere a ciò che stava affermando. Il fuoristrada dei Quattro Anelli è stato definito come l’auto da corsa più complessa mai uscita dai cancelli di Ingolstadt, ed era dunque improbabile che un simile concentrato di tecnologia potesse uscire indenne dalle durissime prove a cui la Dakar sottopone la meccanica. Mezzi ben più tradizionali hanno impiegato diversi anni per rendere al meglio e, pur tenendo sempre ben presente lo spiegamento di forze immane di cui Audi è capace, la RS Q e-tron non è riuscita a essere l’eccezione che conferma la regola.

Tenuto dunque presente che il marchio tedesco si è schierato al via di Jeddah con l’obiettivo (ben più realistico e fattibile) di tagliare il traguardo con tutte e tre le proprie vetture, non si può negare che la velocità delle vetture dei Quattro Anelli abbia lasciato sbigottito ben più di un addetto ai lavori. Al punto da far temere loro che, in assenza di una precisa regolamentazione da parte della FIA, l’evoluzione della già rapidissima RS Q e-tron possa uccidere la competizione nella Dakar 2023.

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“Penso che si debba trovare in fretta il giusto equilibrio. Quest’anno è stata una lotta tra noi e le Toyota, ma sappiamo tutti che l’Audi è già molto più veloce delle nostre auto – dice David Richards, presidente di quella Prodrive il cui buggy Hunter ha conquistato il 2° posto assoluto con Sebastien Loeb e Fabian Lurquin – “Si dovrà fare in modo che in futuro ci sia una competizione equa: dovrà essere questo il compito della FIA. Altrimenti? Altrimenti Audi potrebbe arrivare qui e uccidere la competizione. Dobbiamo evitare questo rischio, risolvere questo problema”. “È molto difficile per la Federazione avere il pieno controllo quando si è alle prese con le nuove tecnologie – ha proseguito Richards parlando con Motorsport.com – “Dovremo concedere loro del tempo per analizzare i dati e far sì che si ritorni in parità. Tra noi e Toyota non credo ci sia da rivedere nulla: sembra tutto sotto controllo, ho parlato sia con Sebastien che con Nasser e tutti hanno l’impressione che si sia lottato ad armi pari. Le prestazioni di Audi invece sono chiaramente su un altro livello. Hanno un peso extra di 200 kg, ma nonostante ciò riescono a essere molto più veloci della nostra auto. Se fossero stati affidabili avrebbero vinto facilmente con almeno un’ora di margine, quindi dovremo affidarci alla FIA per far sì che le prestazioni vengano livellate”.

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© Flavien Duhamel

Dello stesso avviso di David Richards è anche Glyn Hall, team manager di una Toyota che con la vittoria di Nasser Al-Attiyah ha centrato il primo sigillo da quando la Dakar è approdata sulle sponde dell’Arabia Saudita. Il nostro problema sono le Audi: hanno fatto un lavoro fantastico, e hanno dimostrato al mondo quanto fossero veloci” – ha dichiarato Hall a Motorsport.com – “Dobbiamo valutare bene quali siano le differenze prestazionali, perché sappiamo che pesano 200 kg più delle nostre auto ma sono riusciti a vincere ugualmente un sacco di Stage. Ci sarà un grande lavoro da fare, anche se quest’anno la Dakar ha funzionato”. La palla – e la responsabilità – passa ora alla Federazione. Che, in vista del 2023, avrà il non semplice compito di far sì che anche la prossima Dakar possa funzionare allo stesso modo.





Tags : audiaudi rs q e-tronDakardakar 2022rally raid
Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow