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Indycar: Newgarden fa il bis alla Indy 500 in una gara posticipata per il maltempo!





Josef Newgarden vince la Indy 500 2024 della Indycar per il secondo anno di seguito. Il pilota statunitense di Penske ha avuto la meglio sulla McLaren di Pato O’Ward nel corso dell’ultimo giro.

Josef Newgarden Indy 500
(Photo by Joe Skibinski | IMS Photo)

È stata una Indy 500 infinita, soprattutto per noi europei. La gara, che sarebbe dovuta scattare alle 18.45 italiane, è stata rimandata a causa di quattro ore a causa del maltempo che ha colpito l’Indiana, concludendosi quasi alle 2 di notte. E nonostante ciò, per chi ha deciso comunque di guardarla tutta, ne è valsa decisamente la pena: Josef Newgarden ha ripetuto l’impresa del 2023, conquistando per la seconda volta consecutiva, e in carriera, la 500 Miglia di Indianapolis, la corsa più importante degli Stati Uniti. È la prima volta che un pilota vince due volte di seguito la Indy 500 da più di vent’anni: l’ultimo fu Helio Castroneves, che si impose nel 2001 e nel 2002.

Nonostante non abbia piovuto, la pioggia ha comunque condizionato la gara: con l’asfalto non più gommato, e con i piloti aggressivi fin da subito per il rischio che la gara venisse accorciata nel caso riprendesse a piovere, ci sono state ben otto Caution, e solo 21 piloti su 33 sono arrivati a vedere il traguardo. Tra questi ritirati d’eccezione, come il vincitore del 2022 e secondo lo scorso anno Marcus Ericsson, Colton Herta, che dopo una buona rimonta era risalito fino al secondo posto, e Will Power. Newgarden nel finale ha dovuto vedersela con le due McLaren di Pato O’Ward e Alexander Rossi, superando il messicano nella penultima curva come fece un anno fa con Ericsson. Una vittoria bellissima, festeggiata scavalcando le recinzioni e andando in mezzo al pubblico, in pieno stile americano.

Terzo ha chiuso Scott Dixon, davanti a Rossi, mentre buona la gara di Palou, che partito quattordicesimo risale fino al quinto posto e consolida il vantaggio in classifica visti i ritiri di Herta e Power, e vista la scialba prestazione di McLaughlin, sesto dopo aver dominato i primi tre quarti di gara.

Cronaca della gara

La griglia di partenza è stata stabilita dalle qualifiche disputatesi lo scorso weekend: Scott McLaughlin, Will Power e Josef Newgarden completano una prima fila da sogno per quanto riguarda il team Penske, mentre da segnalare la presenza in gara di Kyle Larson: il pilota statunitense, a causa del ritardo dovuto alle avverse condizioni metereologiche, ha dovuto rinunciare al Double Duty, ossia al correre sia alla Indy 500 che alla Coca Cola 600 a Charlotte della Nascar Cup Series. Il primo colpo di scena avviene già durante i giri di formazione, con Callum Ilott (15° in griglia) che rientra in corsia box per un guasto.

La bandiera verde dura appena due curve: in fondo al gruppo c’è un brutto incidente (senza conseguenze per i piloti) causato da Blomqvist, che va in testacoda e colpisce Ericsson; Fittipaldi prova ad evitare il botto andando tutto all’interno, ma il brasiliano si tocca con Ilott, che stava uscendo dai box. I primi tre si ritirano, mentre incredibilmente l’inglese resta ancora in gara. Entra subito la Pace Car, e diversi piloti decidono di rientrare ai box a rifornire per cambiare strategia: sono Lundqvist, Lundgaard, Daly, Rahal, Legge e Ilott. Nel corso della bandiera gialla è costretto al ritiro anche Marcus Armstrong per un problema di natura tecnica.

Gran partenza intanto di Scott Dixon, che partito 21esimo ha un grande spunto e sale fino alla 15esima piazza. Si riparte al giro 10/200, e tutti sono estremamente aggressivi, perché il rischio di sospensione della corsa a causa della pioggia rende importantissima la track position. Davanti le posizioni restano congelate, mentre al restart Larson, che era sesto, sprofonda di diverse posizioni. Si distinguono invece Herta e Palou, che iniziano a risalire la china dopo essere partiti a centro gruppo.

Al giro 22/200 il motore Honda di Katherine Legge cede, e ciò provoca una seconda Caution a causa dell’abbondante fumata d’olio sparsa sul circuito. Durante la bandiera gialla rientrano quasi tutti ai box, eccetto Ray-Robb, Daly, Lundgaard e Rahal, che occupano quindi le prime quattro posizioni. Alla ripartenza Daly beffa Robb e sale al comando, provando a scappare, mentre Ferrucci si sbarazza di Power e Newgarden, attaccandosi subito alla coda di McLaughlin. Ma dopo solo un giro anche Lundqvist va contro le barriere, causando per la terza volta l’ingresso della Pace Car.

Alla ripartenza McLaughlin risale al comando, mettendo Daly in mezzo a sé e Ferrucci. Newgarden e Power sembrano essere in crisi, e arretrano, mentre Daly davanti, con macchina più leggera, ripassa McLaughlin dandogli fastidio. Herta e Palou nel frattempo continuano a risalire la china, e al giro 40/200 soro rispettivamente settimo e nono, mentre tre giri dopo sono quinto e settimo.

Giro 43/200, e Daly rientra ai box per il secondo pit stop, lasciando campo libero a McLaughlin, Ferrucci, Rossi, Herta, Newgarden e Palou. La fase di stallo dura fino al giro 56, quando anche il motore Honda di Rosenqvist, il terzo finora, cede, causando una quarta Caution. Ancora una volta rientrano tutti quanti ai box, e incredibilmente Rossi balza dalla settima alla prima posizione virtuale, davanti a McLaughlin, Herta, Newgarden e Palou, e dietro Daly e Robb.

Alla ripartenza al giro 65/200 McLaughlin è cattivissimo, supera tre piloti e ritorna subito al comando. Robb infastidisce McLaughlin e risale in testa, e i primi due cercano una mini fuga, aprendo un leggero gap su Herta, risalito terzo ma in battaglia con Daly. Robb e Daly si tolgono di mezzo poche tornate dopo per andare ai box, lasciando via libera a McLaughlin, Herta, Newgarden, Ferrucci e Palou.

Al giro 86 ennesimo colpo di scena: Herta va in testacoda in curva 1, dovendosi ritirare e richiamando in causa la Pace Car. Qualche giro dopo Herta rientrerà in pista con diverse tornate di ritardo. Per la terza volta tutti i piloti, eccetto VeeKay, Lundgaard, Robb e Daly, rientrano ai box per il pit stop sotto Caution, e Newgarden supera McLaughlin per la testa virtuale della corsa.

Al restart Lundgaard supera VeeKay per la prima posizione, Ferrucci passa McLaughlin. A metà gara VeeKay e Lundgaard rientrano per la terza sosta, e Newgarden si trova al comando davanti a Ferrucci, McLaughlin, Daly, Robb e Palou.

Giro 107/200, e un contatto tra Dixon e Hunter Reay provoca il quinto ingresso della Pace Car. Daly, Robb, O’Ward, Sato, Andretti, Dixon, Carpenter, Grosjean, Kirkwood e Lundgaard ne approfittano per rientrare ai box durante la neutralizzazione, mentre i primi restano fuori. Si riparte al giro 113, ma c’è il tempo di fare una sola curva, prima che Marco Andretti finisca contro le barriere, facendo rientrare la Pace Car.

Ennesima ripartenza, e McLaughlin prova a prendere il largo, mentre Rossi passa Newgarden e sale in seconda posizione. I primi tre iniziano a scambiarsi posizioni, anche per andare in gestione. Alla fine del giro 130 Newgarden è il primo del gruppo di testa a rifornire, seguito il giro dopo da McLaughlin e Larson e da quello seguente da Rossi e Palou e da quello dopo ancora da Ferrucci e Power. Larson però sbaglia l’ingresso in pitlane, e viene penalizzato per aver ecceduto il limite di velocità in pitlane. Va quindi al comando Dixon, seguito da O’Ward e Vekay. Nel gruppo di testa virtuale della corsa si accende la battaglia tra Rossi, Palou e McLaughlin, che si scambiano sorpassi e controsorpassi.

Al giro 138 rientra O’Ward, che nonostante la sosta rientra davanti a Rossi, Palou e McLaughlin, e quindi si prende virtualmente la testa della corsa. Lo stesso vale per VeeKay, che rientra dietro il messicano. Rossi è però scatenato, e riprende O’Ward e VeeKay per riportarsi al comando virtuale. Dixon rientra, e anche lui torna nel gruppetto di testa, così come Daly e VeeKay, e ci sono quindi otto piloti che lottano per la vittoria: Rossi, O’Ward, Dixon, VeeKay, McLaughlin e Palou, Daly e VeeKay. Tutto viene comunque cancellato al giro 147, con Power che colpisce il muro causando l’ennesima Caution.

Si riparte per l’ultimo quarto di gara, e le due McLaren di Rossi e O’Ward salgono al comando, iniziando a scambiarsi posizioni per risparmiare carburante fino al giro 169, quando Rossi è il primo a rientrare per la seconda sosta. Rimasto senza scia, O’Ward diventa preda facile di Dixon, che salta in testa e prova la fuga. Al giro 171 rientrano ai box anche Newgarden, McLaughlin e Daly, seguiti alla tornata seguente da Dixon e O’Ward. L’ultimo a rientrare è Palou, che si accoda alle McLaren. A 25 giri dalla fine Dixon e Newgarden si trovano in testa virtuale della corsa, davanti a Rossi, O’Ward e Palou, in attesa che tutti rientrino ai box, mentre McLaughlin perde contatto con la vetta della gara.

Negli ultimi giri si accende la volata a tre tra Newgarden, Rossi e O’Ward, con questi tre piloti che si sorpassano a ripetizione per la vittoria. Tutto si decide nel corso dell’ultimo passaggio, con Newgarden che passa O’Ward in curva 3, e vince la seconda Indy 500 di fila. Terzo è O’Ward, che nel finale scavalca Rossi, mentre Palou chiude quinto davanti a McLaughlin, Kirkwood, Ferrucci, VeeKay e Daly.

In campionato Palou resta davanti a tutti con 183 punti, seguito da Dixon a 163, da Power a 157 e da O’Ward e Herta affiancati a 134. Dopo la Indy 500, la Indycar tornerà in pista già questo weekend a Detroit.

Indy 500 risultati
© Indycar




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Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.