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Marcus Ericsson vince la 106esima Indy 500 grazie a un’incredibile difesa su O’Ward nel finale!





Marcus Ericsson è un vincitore della 500 Miglia di Indianapolis. Il pilota svedese ha vinto una grandissima gara, prima facendo la parte del leone nell’ultimo stint, quando ha passato di gran carriera Rosenqvist e O’Ward, e poi difendendosi nel finale, quando, dopo una bandiera rossa per l’incidente di Johnson, ha visto il suo vantaggio di tre secondi annullarsi, per una mini gara di due giri (che potremmo definire la 5 Miglia di Indianapolis) che fa il paio con quella del 2014, quando anche allora la gara fu sospesa negli ultimi giri.

© James Black

Secondo è O’Ward, che nel finale non è riuscito a bucare lo svedese, mentre terzo è un grandissimo Tony Kanaan, che di esperienza si è portato ad un soffio dalla vittoria. Chi possono recriminare sono Palou (nono) e Dixon (21esimo), entrambi in testa nelle primi fasi di gara, ma entrambi penalizzati, il primo per essere entrato ai box con il semaforo rosso, e il secondo per aver superato il limite di velocità. Ritirato invece Romain Grosjean, vittima di un incidente al 105esimo giro mentre era a centro gruppo, così come Veekay, uno dei favoriti alla vigilia, fuori gara già al 38esimo giro

Cronaca della gara

Alla partenza Palou supera subito Dixon e prende il comando della gara, restandovi fino al settimo giro, quando il neozelandese si rimette davanti. I due comunque iniziano una bella lotta scambiandosi diverse volte le posizione e rimanendo molto attaccati, con dietro Veekay che resta in coda ai primi due in attesa. Nel primo decimo di gara si delinea subito una spaccatura tra i primi otto e gli altri, con Dixon, Palou, Veekay, Ericsson, Carpenter, Kanaan, O’Ward e Rosenqvist che scavano un solco su Ferrucci, nono, il primo degli inseguitori, anche se solo Palou e Dixon si danno il cambio in testa alla corsa in stile “ciclistico”. Al trentesimo giro Dixon rompe gli schemi, rientrando ai box per primo tra i leader, seguito al giro dopo da Palou; l’undercut funziona, con il neozelandese che passa lo spagnolo. Al 33esimo giro è il turno di Veekay, Ericsson, Carpener e Kanaan e Grosjean, che rientrano sempre nell’ordine. Gli ultimi dei big sono le due Mclaren di O’Ward e Rosenqvist al 35esimo giro.

Al 35esimo giro rientrano anche Castroneves e Montoya, ultimi ai box, e Palou riprende la testa davanti a Veekay e a Dixon. Al trentanovesimo giro avviene però il primo colpo di scena, con Veekay, terzo, che va a muro con un violento impatto: l’olandese rimbalza in pista con anche un principio di incendio, ma fortunatamente viene evitato da tutti. Entra quindi in pista la Pace Car, che permette ai piloti di allungare lo stint risparmiando carburante. Alcuni piloti di bassa classifica, come Power (sprofondato nei primi giri), Lundgaard e Kirkwood ne approfittano per rientrare per la seconda sosta, sperando di allungare il più possibile lo stint e cambiando la strategia.

La vettura di sicurezza rientra ai box nel corso del 47esimo giro, e subito sale in cattedra Sato, che passa tre vetture e si porta al settimo posto, mentre davanti Dixon ripassa Palou per la leadership, davanti ad O’Ward e Ericsson. Palou e Dixon continuano a scambiarsi la posizione, ma sembra più una tattica tra compagni di team per darsi la scia a vicenda che una vera battaglia.

Al sessantottesimo giro Dixon apre il secondo valzer dei pit stop tra i big, seguito un giro dopo da Palou. Nello stesso momento in cui lo spagnolo entra però in corsia box, nelle retrovie Ilott va a muro: tuttavia, il pilota di Ganassi entra proprio mentre si accende il semaforo rosso di chiusura della pitlane per via dell’ingresso della Pace Car. Questo colpo di sfortuna gli causa una penalità. Intanto, al 72esimo giro si apre la pitlane, e rientrano ai box quasi tutti. La nuova classifica segna quindi Dixon davanti, poiché aveva già pittato, con Daly secondo, O’Ward terzo, Ericsson quarto, Kanaan quinto, Ferrucci, salito sesto, Carpenter, Rosenqvist, Newgarden (che aveva già pittato) e Sato. Palou, purtroppo, scende in 29esima posizione, uscendo apparentemente fuori dai giochi per la vittoria.

La Indy 500 2022 riparte al 78esimo giro, e subito O’Ward e Ericsson entrano in battaglia per la terza posizione, favorendo la leggera fuga di Dixon e Daly. All’ottantesimo passaggio Conor Daly passa Dixon e va al comando per la prima volta, dopo essere partito diciottesimo. Dixon non ci sta, e due giri dopo lo ripassa. I due ingaggiano quindi un bel duello, scambiandosi le posizioni diverse volte. Da segnalare intanto l’ottima rimonta di Castroneves, che nel frattempo si è portato dalla ventisettesima alla quattordicesima posizione.

Al giro di boa della Indy 500 la classifica segna Dixon, Daly, O’Ward, Ericsson, Kanaan, Ferrucci, Carpenter, Newgarden, Rosenqvist e Sato. Davanti i piloti si son calmati, evidentemente per gestire il carburante e le gomme in attesa degli ultimi tre stint. Al 105esimo giro O’Ward, sfruttando un’indecisione di Daly nel doppiaggio di Herta, passa l’americano e si porta in seconda posizione. Un giro dopo proprio Daly entra ai box, ma contemporaneamente Grosjean, diciottesimo, prende il muro, chiudendo così la sua prima Indy 500. Viene chiamata in pista la Pace Car per la terza volta nella gara, con Daly che scende in ventisettesima posizione. Quando però si riapre la pitlane due giri dopo, tutti entrano ai box, con Daly che può quindi salire al comando, davanti a Dixon, Ferrucci, Rosenqvist, Carpenter, Kanaan, Ericsson (penalizzato dal traffico in pitlane), Sato e Pagenaud, risalito in decima posizione dopo essere partito sedicesimo.

Al giro 113 la Indy 500 riparte, e O’Ward e Dixon passano subito Daly, con il neozelandese che al giro seguente passa il messicano e ritorna al comando. Sato, intanto, zitto zitto, passa Carpenter, portandosi ottavo e sempre più vicino alla testa della corsa. Anche Castroneves risale, portandosi incredibilmente all’undicesimo posto.

Dopo la ripartenza la gara entra in una fase di stallo per una ventina di giri, con i piloti che iniziano a prepararsi per gli ultimi stint di gara, senza prendersi rischi eccessivi. Unico sussulto è il ritiro di Herta per noie meccaniche al giro 137, anche se il pilota di Andretti, vincitore del GP di Indy di due settimane fa, era nelle retrovie e di fatto non cambia niente. Al giro 140 Carpenter è il primo dei piloti di testa ad effettuare il pit stop, scivolando 27esimo. Un giro dopo lo segue Dixon, alla terza sosta, mentre al giro 142 tocca a Daly. Quindi entra Rosenqvist al giro 143, seguito dal compagno di team O’Ward e da Ferrucci al giro 144. La strategia di Rosenqvist è perfetta, con lo svedese che balza davanti a Dixon e Daly, anche se il neozelandese lo ripassa subito. La lotta avvantaggia però O’Ward, che passa davanti a Dixon e Rosenqvist. Al giro 146 Ericsson, Castroneves, Rossi e Johnson entrano ai box, e il giro dopo chiude il valzer Palou, con O’Ward che sale per la prima volta al comando al giro numero 148. Il messicano è bravo a sfruttare i doppiaggi per guadagnare un secondo di vantaggio sul neozelandese.

Al giro numero 150, all’inizio dell’ultimo quarto di questa Indy 500, McLaughlin va a sbattere all’interno di curva 3, causando la quarta neutralizzazione della corsa. Il neozelandese nell’impatto rientra in pista, quasi prendendo Ed Carpenter in pieno, arrestando poi la sua corsa all’esterno di curva 4, fortunatamente senza conseguenze. Al 154esimo giro Newgarden, Johnson, e Andretti entrano ai box. Al giro 159 riapre la pitlane, e Sato ne approfitta per fare uno splash and go. Si riparte al giro 159, e Dixon passa subito O’Ward e si riprende la testa, ma due giri dopo il messicano si riporta davanti. Palou, intanto, con grande rabbia è risalito fino al dodicesimo posto dopo lo sfortunato pit stop, e può sperare nel miracolo. Ancora Dixon si riporta davanti al giro 165, con i due che danno un bellissimo spettacolo.

Intanto, Rossi, partito ventesimo, si è riportato fino al sesto posto, rimettendosi in gioco per la vittoria. Al giro 169 Carpenter, dodicesimo, è il primo ad effettuare l’ultima sosta, a trentadue giri dalla fine. Si entra quindi nell’ultimo stint. Al 172esimo è il turno di Rosenqvist, terzo, seguito due giri dopo da Rossi. A ventisei giri dalla fine è il turno di Dixon, che però si fa sopravanzare dallo svedese. Incredibilmente, però, il poleman della corsa è entrato troppo forte in pitlane, e viene quindi penalizzato con un Drive Through, perdendo così la possibilità di vincere la gara. Al giro 178 è il turno della sosta di O’Ward, che esce dietro al compagno di team. Dietro di loro si fa però minaccioso Ericsson, che in tre giri si sbarazza delle due Mclaren. Davanti entrano ai box quelli che restano, Kanan, Pagenaud, Palou, Castroneves, Andretti e Johnson. Al giro 190, quando ne mancano undici, hanno tutti effettuato il pit stop, e Ericsson sale quindi al comando con tre secondi di vantaggio su O’Ward e Rosenqvist.

Sembra incredibilmente fatta per il pilota svedese, ma a sei giri dalla fine Johnson va a sbattere, provocando prima una Caution, e poi una bandiera rossa, che infrangono i sogni di Ericsson, che già pregustava la vittoria. Si riparte quindi a quattro giri dalla fine, e dopo due dietro la Pace Car al giro 199 la Indy 500 riprende di nuovo nella sua valenza agonistica. O’Ward prova a farsi sotto, e alla prima curva dell’ultimo giro si butta all’esterno, ma con una difesa magistrale all’interno Ericsson chiude la porta. A due curve dalla fine ha un vantaggio rassicurante, ma la Dea Bendata decide di non farlo penare oltre, e Karam va a muro, chiudendo con mezzo giro d’anticipo la 106esima Indy 500.

In classifica adesso Ericsson comanda con 226 punti, davanti ad O’Ward con 213, Palou con 212 e Power con 202. Più staccati Newgarden a 174, McLaughlin a 162, Dixon a 166, Rosenqvist a 154, Pagenaud a 157 e Rossi a 141.





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Alfredo Cirelli

The author Alfredo Cirelli

Classe 1999, sono cresciuto con la F1 commentata da Mazzoni, da cui ho assorbito un'enorme mole di statistiche non propriamente utili, che prima che Fuori Traiettoria mi desse la possibilità di tramutarle in articoli servivano soltanto per infastidire i miei amici non propriamente interessati. Per FT mi occupo di fornirvi aneddoti curiosi e dati statistici sul mondo della F1, ma copro anche la Formula E (categoria per cui sono accreditato FIA), la Formula 2, la Formula 3, talvolta anche la Indycar e, se ho tempo, anche tutte le varie formule minori in giro per il mondo.