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12 Gran Premi andati in archivio, ancora 10 da disputare. La Formula 1 è piombata nel bel mezzo della pausa estiva subito dopo avere superato il fatidico giro di boa, lasciandoci dunque il tempo di tirare le somme su questa prima parte di stagione assolutamente dominata dalla Red Bull e da Max Verstappen. Chi sarà stato il migliore tra i protagonisti della F1? E chi invece il peggiore? Proviamo a dare qualche numero insieme, e non temete se non saremo d’accordo: male che vada potranno tornare utili per l’Enalotto.

pagelle f1 piloti
© Francois Nel / Getty Images

MAX VERSTAPPEN – 10 E LODE. Noiosamente perfetto. In simbiosi totale con una delle monoposto più impressionanti della storia della F1, in versione 2023 farebbe paura anche a Goldrake. Velocissimo, costante e, ora che sembra avere placato gli ardori della gioventù, anche freddo calcolatore. Punti deboli? Forse nessuno. La lode la cucca perché, molto spesso e molto volentieri, blasta la stampa che parla di fuffa.

SERGIO PEREZ – 5. Reo di avermi fatto perdere un boero grazie a prestazioni a dir poco rivedibili, continua a fare – con alterne fortune – ciò per cui è stato preso: il secondo e poco ingombrante pilota nella scuderia che punta tutte le fiches sul numero dell’altro, con buona pace delle ambizioni iridate a cui a inizio anno credono solamente lui e suo padre. Svolge il compitino, ma la sufficienza non la becca comunque perché troppo spesso la distanza da Verstappen è siderale. 

FERNANDO ALONSO – 8. L’Unico Anello, in realtà, non è stato distrutto: l’ha trovato, pare, un pilota asturiano che nonostante i 42 anni proprio non vuole saperne di invecchiare. Uno dei pochissimi (se non l’unico) a regalare del brio a inizio stagione, fino alla Sprint Race del GP del Belgio non aveva commesso neppure un errore. Il suo rendimento è stato finora altissimo: resta da capire come gestirà la seconda parte di stagione con una Aston Martin che pare non avere più la birra di inizio campionato.

LEWIS HAMILTON – 8,5. Mezzo voto in più di Fernando perché, sprovvisto di quella Aston Martin che ha stupito tutti, insegue il rivale di sempre staccato solamente di un punto. Molto costante nei risultati, veloce al punto da strappare una pole al missile RB19 e costantemente davanti a Russell, ha sbagliato solamente alla vigilia del GP d’Ungheria. Quando? Quando ha promesso battaglia con una sostanziale sboronata smentita in metri 250. 

CHARLES LECLERC – 7. Di incoraggiamento e perché, finora, pole e podi Ferrari nel 2023 portano il suo nome. Sgomita nella top ten e si dà da fare in attesa di tempi migliori che, vista la sua apparente volontà di legarsi alla Rossa fino al 2029, spera possano arrivare in fretta per poi rimanere a lungo. Apparso pericolosamente deluso e demotivato in più di un’occasione quest’anno, sembra avere ritrovato la trebisonda. Cosa non scontata in stagioni confuse come questa. 

GEORGE RUSSELL – 5. Trattasi di provocazione: lo attendevo lì, in baruffa costante con Hamilton dopo una stagione in cui aveva dimostrato di potergli stare davanti, e invece il #63 mi si è troppo spesso sperduto a centro gruppo. Ad alcune rimonte di livello ha alternato minchiate monumentali – non ultimo l’impeding nei confronti di Hamilton in Belgio -, mostrando un andamento lievemente troppo altalenante. Pregasi ridurre le oscillazioni nella seconda parte dell’anno. 

CARLOS SAINZ – 6. Di incoraggiamento, ma dato che lui di pole e podi all’attivo non ne ha cucca un voto in meno del #16. Comunque, è stato davanti a Leclerc fino al GP del Belgio – dove qualche responsabilità per l’accaduto ce l’ha – e dunque la sua prima metà di stagione è tutt’altro che da buttare. Considerato un compagno di squadra problematico da gente che ha probabilmente iniziato a seguire la F1 il mese scorso, sta contribuendo a tenere questa Ferrari ad appena 5 punti di ritardo da questa Aston Martin. Così, per dire.

LANDO NORRIS – 8. Una media matematica tra la sufficienza larga meritata nella prima metà di stagione – in cui ha chiuso 3 volte nei punti con quel paracarro della McLaren “A” – e gli ottimi voti presi dall’Austria in poi, quando la MCL60 si è ricordata di non essere una F3. Lecito pensare che nella seconda metà del campionato ci possa fare divertire non poco, trattandosi di peperino con discreta voglia di vincere.

LANCE STROLL – 5. Meglio da infortunato a inizio campionato che non nel prosieguo della stagione, dove la attesa differenza rispetto ad Alonso è diventata evidente e priva di scusanti. 102 punti di ritardo rispetto al compagno di squadra sono davvero un’enormità, e non è proibito chiedersi quale sarebbe il suo futuro se non fosse il figlio del proprietario del team. 

ESTEBAN OCON – 7. Inevitabilmente, sul suo giudizio pesa in positivo il podio di Montecarlo. Per il resto, al volante di una Alpine che continua a promettere tanto e a mantenere poco, si barcamena ai margini della zona punti e si toglie la soddisfazione di stare davanti a Gasly in classifica. Più di questo, per ora, non può fare. 

OSCAR PIASTRI – 8-. Sì, seppure con meno punti in cascina sono fermamente convinto del fatto che meriterebbe lo stesso voto di Norris: trattasi – lo ricordo – di debuttante, sia mai che qualcuno lo dimentichi causa maturità dell’australiano. Il meno è chiaramente per l’inguacchio de La Source, ma un incidente di gara – conseguente peraltro a “ingolosimento” causato dall’ottima Sprint Race – è poca cosa.

PIERRE GASLY – 5,5. Una 7ª posizione come miglior prestazione nella prima metà dell’anno non è un qualcosa per cui valga la pena stappare dello champagne, e il deragliamento di Melbourne grida ancora vendetta. Sembra dovere ancora trovare un equilibrio dopo essersi allontanato dalla galassia Red Bull, e le traballanti prestazioni della Alpine di certo non aiutano in questo senso. Alla fine, contando che lui a podio non c’è andato, i 13 punti di distanza da Ocon sembrano sin pochi.

ALEXANDER ALBON – 8. 11 punti con una Williams. No, dico: 11 punti con una Williams. Che per carità, non sarà più il chiodo delle passate stagioni ma resta comunque una monoposto che rende quantomeno complessa la vita di chi la guida. A suon di buonissime prestazioni è tornato a far parlare di sé, e c’è chi giura che l’anno prossimo sarà tra le fila di un team più blasonato. 

NICO HULKENBERG – 6,5. Non era scontato che il suo ritorno in F1 fosse felice, e invece il #27 ha dimostrato di meritare ancora un posticino tra i 20 piloti più veloci del mondo. A delle buone qualifiche non sempre fanno seguito delle gare all’altezza, ma viene da chiedersi quanto di ciò sia responsabile lui e quanto, invece, ne sia responsabile la sua macchina. 

VALTTERI BOTTAS – 4,5. È vero, l’Alfa Romeo è tutto fuorché un fulmine di guerra, ma il ritrovarsi a metà stagione con un solo punto di margine sul decisamente meno esperto Guanyu Zhou dovrebbe far suonare ben più di un campanello d’allarme nella sua testa. Mezzo voto in più per essere riuscito a non farsi ancora bannare l’account Instagram nonostante diverse foto con le chiappe al vento.

GUANYU ZHOU – 5. Meriterebbe forse anche qualcosina di più, ma i primi disastrosi 300 metri del GP d’Ungheria gli costano almeno mezzo voto. Dalla sua ha il fatto di non sfigurare di fronte a un più volte vice campione del mondo come Bottas, ma viene da chiedersi se sia più un suo merito o più un demerito del finlandese. 

YUKI TSUNODA – 6,5. Cuccare tre punti con questa AlphaTauri è impresa che fa impallidire tutte le 12 fatiche di Ercole messe insieme, ma lo attendiamo tutti al varco in attesa di capire come se la caverà nel confronto con Ricciardo, sin da subito parso più in palla di De Vries. Finora è stato capace di reggere l’urto: vedremo nel lungo termine cosa sarà in grado di fare. 

KEVIN MAGNUSSEN – 4,5. Pronti, partenza e zac, senza neanche avere avuto il tempo di scrollarsi di dosso tutta la naftalina accumulata in mesi di inattività Hulkenberg gli è davanti spesso e volentieri. La sua è una stagione al di sotto delle aspettative, che oltretutto getta qualche ombra retroattiva anche sul 2022 di Mick Schumacher. Urge inversione di tendenza. 

LOGAN SARGEANT – 5,5. Una stagione d’esordio resa difficile da monoposto – mediocre – e rendimento – ottimo – del compagno di squadra. Fa quello che può senza combinare particolari disastri e, prima di Ungheria e Belgio, aveva anche avvicinato con merito la zona punti. Non è il peggior pilota che sia comparso sulla griglia in tempi recenti, ma non è detto che questa considerazioni basti a farlo restare a lungo in F1. 

NYCK DE VRIES – 4. È lui la grande delusione dell’anno. Dispiace soprattutto per il poco tempo concessogli, ma il rendimento non è stato indubbiamente all’altezza delle aspettative create. La sensatezza della scelta operata da Marko & Co. la scopriremo solo vedendo i risultati di Ricciardo, ma questo provvisorio beneficio del dubbio non toglie che tutti si aspettavano fosse costantemente davanti a Tsunoda. Peccato. 

DANIEL RICCIARDO – 6. Sulla fiducia, anche perché con soli due GP disputati non c’è molto altro su cui potersi basare. Finora ha mostrato una buona capacità di adattamento all’AlphaTauri, arrivando subito in “zona Tsunoda” nonostante i pochissimi km percorsi, ma come accennato nel voto dato a De Vries probabilmente dovrà fare qualcosa di più per giustificare il trattamento brusco riservato dall’universo Red Bull al suo secondo olandese.





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow